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*leggete spazio autore

Il momento della qualifica era arrivato molto in fretta dopo ieri sera e adesso mentre continuavo a muovermi sulla sedia girevole davanti ad uno degli schermi del box, di Charles come sempre, la solita agitazione iniziava a farsi spazio. Maude era al mio fianco, ma stava cercando di farsi spiegare da uno dei meccanici liberi come funzionavano le Q1 e le Q2, non capendone il senso.

Continuando a girare i miei occhi ne catturano altri azzurri e verdi che mi fissano, da una distanza di pochi metri. Charles era già qui dopo aver finito il suo breve allenamento con Andrea ed era seduto infondo al suo box con la sua solita borraccia in mano. Non distolgo lo sguardo, ma invece decido di fargli un piccolo sorriso che lui ricambia con un occhiolino.

In queste ore ci siamo solo salutati e sorrisi ogni qualvolta che le nostre strade si incrociavano, e siamo stati qualche minuto insieme nel momento in cui ha raggiunto me e mio zio per parlare con quest'ultimo, ma niente di più. Ho provato a parlargli mezz'ora fa per augurargli buona fortuna, ma siamo stati subito interrotti dai suoi ingeneri e poi ancora da persone che erano lì per assistere a questo weekend, quindi un sorriso è il minimo che posso fargli.

Inaspettatamente mi fa segno con una mano di andare da lui e dopo essermi guardata un attimo attorno mi alzo. Mio zio è nel box di Carlos a parlare con il suo ingenere di pista, mio padre non è qui e le telecamere non sono dirette verso di noi, almeno quelle di Sky, poi ci sono i fotografi della scuderia che hanno sempre l'obiettivo puntato contro i due.

Cammino in mezzo ai suoi meccanici per raggiungerlo e quando finalmente lo faccio lui mi sorride come se gli costasse non farlo.

<<Dimmi.>> gli dico rimanendo in piedi davanti a lui. In risposta con la mano libera prende la mia che poco prima si trovava lungo il fianco e se la porta davanti alla bocca per lasciarci sopra un bacio leggero. Dopo una giornata intera senza nessun contatto con lui questo qui così piccolo fa girare il mio stomaco.

<<Non ci riesco>> mi dice <<dobbiamo parlare il prima possibile, non posso aspettare fino a dopo la gara.>>

<<Perché?>>

<<Perché non ci riesco.>> ripete frustrato <<Se c'è un problema lo risolviamo il prima possibile, non voglio impostare una data.>>

<<Non ho impostato una data, preferivo solo parlarne dopo.>> gli rispondo, ma lui mi ripete le stesse cose, che non ha senso aspettare e preferisce parlarne il prima possibile <<Va bene ho capito, ma sicuramente non adesso.>>

<<No, ovviamente. Magari questa sera.>> adesso come glie lo dico che devo uscire con Mick?

No, non glie lo dirò, infondo le cose sono sempre le stesse e come lui ha nascosto le cose a me io le nascondo a lui <<In realtà stasera sono occupata.>>

<<Oh...>> vedo il modo in cui si trattiene dal chiedimi spiegazioni, ma alla fine lascia solo andare la mia mano dopo averla accarezzata per un ultima volta <<ok, allora domani mattina?>>

<<Ok.>> rispondo <<Facciamo colazione insieme? Però in camera mia, non al bar.>>

<<Addirittura è così grave da non poterne parlare in pubblico?>> dice questa frase con un sorriso divertito sulle labbra, che però cade dopo aver visto il mio di viso. Non sono mai stata più seria di così.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora