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Oggi è domenica 27 febbraio e mentre mi scattano foto da tutti gli angoli -o forse dovrei dire ci scattano- penso che nonostante tutto sono grata di far parte di questo mondo.

<<Evelyn guarda qui!>> mi urla un altro fotografo, e io cerco di accontentare tutti cambiando posizione ogni volta che posso.

<<Puoi allungare la gamba in avanti?!>> mi dice un altro. Lo faccio, mentre continuo a variare le mie espressioni. Indosso un vestito attillato nero e rosso fino alle ginocchia, con degli stivaletti bianchi e una piccola borsa anch'essa rossa, di pelle -tutto da parte di Ferrari logicamente.

Questa è la terza volta che mi fermo per fare le foto davanti ad uno sfondo, questa volta nero. E mezzogiorno e mezzo e la sfilata è finita quindici minuti fa. Dopo aver ringraziato ed essere stata ringraziata dai fotografi mi dirigo verso l'uscita, dove mio padre, mio zio e Charles mi aspettano per andare via.

I due uomini si saranno fatti fare solo una foto probabilmente, mentre Charles lo visto sgattaiolare via dalla lunga fila di fotografi solo qualche minuto prima.

<<Grazie al cielo!>> esclama subito mio zio quando mi vede <<Pensavo che non arrivassi più.>>

<<Sai la mia vita è più o meno ogni giorno così.>> rispondo dandogli una pacca amichevole sulle spalla.

<<La nostra.>> aggiunge Charles. Beh ha ragione, anche lui viene fotografato ogni due secondi.

<<La nostra.>> confermo.

Charles invece indossa un completato Ferrari totalmente in pelle grigia, e porta anche una cintura rossa abbinata al colletto superiore della maglia.

<<Ci sono fotografi anche fuori.>> esordisce quest'ultimo verso mio zio <<Prepariamoci.>>

Salutiamo quindi le persone che conosciamo o che abbiamo conosciuto durante questo evento e poi con lo stomaco che brontola iniziamo ad uscire fuori. Appena varchiamo l'uscita un boato di voci si fa strada nelle nostre orecchie. Si beh... è più o meno questa la reazione di vedere insieme tre personaggi pubblici (mio padre non lo conterei esattamente come personaggio pubblico, lui rimane dietro la scrivania di Maranello). Due bodyguard seguono me e Charles mentre ci avviciniamo alla lunga fila di persone che chiedono autografi e foto, mentre quei due rimangono in disparte. Mio zio fa queste cose solamente durante il suo lavoro, cioè fuori dai paddock.

<<Cerca di firmare velocemente.>> borbotta Charles vicino al mio orecchio, facendo scatenare altre urla per un piccolo gesto <<Ho fame.>>

<<Si beh, non sei l'unico.>> sorrido in modo sarcastico mentre arriviamo davanti al gruppo di persone. Iniziamo allora a firmare qualsiasi cosa ci troviamo davanti, magliette, cover dei telefoni, fogli, poster e Charles anche tanti cappelli Ferrai con il numero 16.

<<Sei venuta molto bene in questa foto.>> sento mormorarmi nello orecchio dal ragazzo in questione, indicando una foto in intimo per Vogue, mentre mi passa da dietro per continuare i suoi autografi dall'altra parte. Scuoto la testa e penso che se domani ci ritroviamo sui giornali sarà tutta per colpa sua. Continuiamo il giro mentre i bodyguard ci rimangono incollati fino a quando non è arrivato il momento di andare via.

Ma ci allontaniamo di lì solo per ritrovarci in un altra fila, questa volta di nuovo di fotografi e paparazzi -a cui Giacomo e Mattia non posso scappare.

Mentre camminano verso le macchine ci chiedo di fermarci a fare scatti per loro, e prima che uno di noi possa allontanarsi ci chiedono di farne una noi quattro insieme. Io mi posiziono in mezzo ai due uomini mentre Charles accanto a mio zio che gli poggia una mano sulla spalla.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora