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8 maggio 2022

Essere in aereo fra le braccia di Charles aveva qualcosa di talmente calmante che a questo prezzo avrei accettato una vita intera in viaggio. Non che la nostra non fosse già così.

Il volo per tutti sarebbe durato un paio di ore in più del previsto perché l'aereo avrebbe fatto una deviazione per farmi atterrare a New York, ma avendo fatto i salti mortali per essere a questo gran premio avevo un programma fittissimo nelle prossime settimane e volare direttamente con la squadra mi avrebbe fatto risparmiare un pò di tempo.

Era già passata poco più di un'ora e il nostro schermo diceva che sarei arrivata fra un'ora e quindici minuti, giusto il tempo per parlare con Charles. In quest'ora avevamo giocato a scacchi con Joris e Andrea e anche se Charles aveva provato ad insegnarmi qualcosa questo gioco non mi entrava proprio in testa. Questo non vuol dire che non ci abbia provato... infatti abbiamo perso la prima partita, la seconda invece mi ero fatta da parte e avevo guardato Charles giocare facendogli il tifo e avevamo vinto. Poi Andrea si era addormentato e Joris era entrato nel suo mondo indossando le cuffie e aprendo il computer per modificare tutte le foto del weekend di Charles. Aveva detto che ne aveva scattate alcune anche a noi due, come praticamente ogni gran premio a cui partecipavo, solo che nessuno dei due ne aveva una vista che se le teneva per sé.

<<Pensi che Ginny fosse ossessionata da Harry?>> mi chiede ad un certo punto guardando lo schermo davanti a noi dove stavamo finendo di vedere Harry Potter e la camera dei segreti. Questa volta aveva insistito per guardarlo in francese perché era fermamente convinto che avrei dovuto impararlo prima che ci spossassimo. Io ero arrossita e gli avevo dato uno schiaffo sulla spalla, mentre lui aveva riso e poi mi aveva baciato sulla fronte.

<<No, penso semplicemente che sia stata svalutata rispetto ai libri.>> gli risponde cercando di seguire quello che stavano dicendo. Era la scena in cui Harry salvava Ginny da Tom Riddle e se non sapessi già ogni battuta a memoria non ci avrei capito un cavolo di niente.

<<Giusto, tu sei un topo da biblioteca.>> borbotta prendendomi in giro.

<<Non lo sono. Semplicemente sono più intelligente di te.>> dico sorridendo di nascosto da sopra la sua spalla alla quale ora sono appoggiata.

Lui schernisce le mie parole <<Questo non è assolutamente vero.>>

<<Ah no?>>

<<No!>> esclama <<Sono io.>>

<<Questo su quale base?>>

<<Innanzitutto so parlare francese.>>

Alzo gli occhi su di lui e lo trovo che mi sta già guardando <<Solo perché è la tua lingua nativa.>>

<<Bene...>> annuisce chiudendo per un attimo gli occhi pensando <<Allora l'italiano e inglese.>>

<<Li so parlare anch'io.>> dico con tono ovvio.

<<Ma sono entrambe le tue lingue native.>> usa le mie stesse parole contro di me e ho un improvvisa voglia di strozzarlo perché ha ragione e onestamente so già che lui è il più intelligente dei due. Io non potrei fare metà delle cose che fa lui nel suo lavoro. E non parlo solo di guidare a più di 300 kilometri orari, ma a tutto quello che c'è dietro... le mille analisi matematiche e chimiche, l'ingegneria, i calcoli di precisione che devono imparare a memoria ogni giorno così come le tante strategie di ogni sessione. Purtroppo però non tutti sanno di quest'altro aspetto della formula uno, per questo spesso si ritiene che sia uno degli sport più semplici e la maggior parte delle persone crede che siano atleti senza cervello.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora