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Mi ero messa velocemente un pantalone di tuta e una felpa oversize, mi ero fatta portare una spremuta di arance, avevo legato i capelli in una coda e poi mi ero seduta comoda sul letto con il mio computer sulle gambe. La gara stava iniziando e a detta di Joris, Charles si guardava sempre intorno sperando che apparissi da qualche parte. Il mio cuore si è sciolto leggendo quel messaggio e poi mi è uscito dal petto quando lo hanno inquadrato mentre indossava il suo casco. Non credo mi abituerò mai alla sua bellezza, come si può?

Avevo scritto un messaggio di buona fortuna anche a Carlos, al cui aveva risposto molto velocemente con "Grazie Evelyn". Non mi era nuovo il fatto che non gli piacesse molto scrivere messaggi, per questo non ci ho fatto molto caso. Poi onestamente avevo altro a cui pensare.

Dopo pochi minuti la gara inizia, con una partenza abbastanza pulita, anche se il primo posto di Sergio Perez con la Redbull non è uno dei migliori scenari. Per tutto il tempo i miei occhi sono puntanti su una sola macchina rossa, che cercava di accorciare le distanze con quella davanti. Il primo urlo di frustrazione -attutito- arriva già al sesto giro, quando Charles riesce ad arrivare a soli due secondi e mezzo da Checo. In questa pista sembra sempre che da un momento all'altro stessero per schiantarti contro il muro, per quanto ci si avvicinavano. Solo un minuto dopo sento la radio di Max attivarsi per avvisare il suo box che le luci posteriori di Charles non funzionano, cosa di cui non mi ero minimamente accorta anche tenendo gli occhi fissi su di lui.

Questo non è un grandissimo problema non essendoci poggia o nebbia, ma sicuramente quelle dannate luci lo aiutano a vedere meglio la posizione di Max dietro di lui. Quindi si sbrigassero ad aggiustargliele.

A parte questo piccolo problema la gara va avanti "tranquillamente" per quanto possa esserlo in formula uno. Dopo il pit stop di Checo, Charles passa in prima posizione, anche se poco dopo si trova dietro la safety car, niente di grave fortunatamente. Sapevo però che con Max dietro di lui questa apparente calma sarebbe durante poco.

Parecchi minuti dopo e parecchie parolacce dopo dovute al primo posto di Charles e al secondo di Max -che cercava di avvicinarsi- viene annunciata la seconda safety car. Non ci posso credere, al trentottesimo giro, proprio quando Charles aveva allungato la distanza fra loro due, le macchine di Daniel e Fernando hanno deciso di fermarsi, almeno parlando di quella dell'australiano. Non so con precisione quanti giri dura la safety car, ma abbastanza per avvicinarsi sempre di più alla fine della gara.

A dodici giri dalla fine infatti, inizia definitivamente la lotta per il primo posto fra il numero 1 e il numero 16, sembrava quasi un deja-vu del Bahrain. Giri su giri, rumore di motori assordanti, gomme che stridono sull'asfalto e adrenalina, quella che so con certezza sta provando Charles in questo momento. Lo so perché lo sento, perché un minimo nelle tante settimane che abbiamo passato assieme ho imparato a conoscerlo. Sento il suo respiro attraverso la radio quando risponde a Xavier e so che sta fremendo per la vittoria come un tossicodipendente in astinenza, vittoria che gli viene sottratte dal palmo della dita a soli tre giri dalla conclusione di questa estenuante gran premio. Sento il mio cuore spezzarsi per lui. Non posso, o meglio, non voglio, immaginare come si senta in questo momento avendo assaggiato la vittoria per gran parte di questa gara e poi vedere qualcun altro che non è te stesso arrivare al traguardo in prima posizione. Esattamente quello che è appena successo.

<<Ma che palle, dai!>> mi accorgo che la mia voce è troppo alta quando vedo mia madre sull'uscio della porta, confusa. Non mi importa di averla svegliata, in realtà adesso mi importa solo della scuderia.

<<Evelyn la smetti di urlare?>> mi rimprovera battendo le nocche sulla porta.

<<No. Chiudi la porta.>> prendo in mano il telefono non staccando neanche un attimo gli occhi dallo schermo, mentre guardo Charles scendere dalla macchina e mettere al suo posto lo sterzo. Il casco gli copre il viso, ma il modo in cui tiene la testa china basta per farmi capire tutto quello che c'è da capire.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora