42-

6.5K 190 196
                                    

Quando apro gli occhi mi sento come se mi fossi appena svegliata da un breve pisolino dopo una giornata intera senza dormire affatto, cosa che direi non è successa visto che questa mattina -o dovrei dire ieri mattina visto che fra un ora sorgerà l'alba- ho dormito per ben undici ore, escludendo anche le tre del pomeriggio.

Sbadiglio stropicciandomi gli occhi e mi metto seduta per guardarmi confusamente intorno. Ci sono vestiti in giro che non sono ovviamente miei e i boxer piegati sulla sedia lo confermano.

Ci impiego qualche secondo a ricordare tutto; dove mi trovo, cos'ho fatto ieri, cosa devo fare oggi e infine chi dovrebbe essere qui con me, la risposta è abbastanza ovvia in realtà. Le camere da letto erano solo tre quindi io e Charles avevamo deciso di condividerne una mentre gli altri si sono divisi al meglio le altre due. Quindi questo mi faceva chiedere...

Perché diavolo non era qui a dormire alle 5 del mattino?!

Sbuffando mi stendo di nuovo sul letto e mi copro cercando di riprendere sonno, la mia intenzione era quella di rimanerci per le prossime ore. Però per qualcun altro mi sembra ovvio di no. Dopo qualche minuto cambio lato ma invano perché più tengo gli occhi chiusi più il sonno sembra andare via, tanto che dopo un po' ci rinuncio e mi alzo. Cerco i miei calzini prima di scendere dal letto e rabbrividire per il freddo non appena lo faccio, cos'avevo per la testa quando ho deciso di andare a dormire con una maglietta a mezza manica e pantaloncini corti?
Poi mi rendo conto... non indosso più i miei pantaloncini e-... e beh mi sono appena svegliata in un letto quindi questo vuol dire che qualcuno mi ha portato qui perché l'ultima cosa che mi ricordo sono io che mi addormento su un divano.

Ancora una volta non ho dubbi su chi sia stato.

Prima di andare in ipotermia vado verso l'armadio della stanza e lo apro in cerca di qualcosa di più caldo. Non c'è tanta scelta perché i vestiti non sono molti, probabilmente perché non veniva qui da tanto dopo tutto questo inverno, quindi prendo una felpa nera con il cappuccio e con una scritta "Summer Land", poi rimango ferma lì dove sono. Si, ferma.

Quali erano le mie intenzioni quando mi sono alzata dal letto? Andare a cercare Charles solo perché non è qui? Beh che idea stupida. E se volesse stare da solo? Chi ero io per andare da lui e comportarmi come una fidanzatina insicura.

Ma nessuno mi impedisce di andare a prendere un po' d'aria... come se tutta quella presa prima non mi fosse bastata.

Mi stringo nella felpa prima di aprire la porta il più silenziosamente possibile per non svegliare nessuno e quello che mi accoglie è nient'altro che buio pesto. Qui sotto non arriva neanche uno spiraglio di luce e come se non bastasse il silenzio è assordante, così tanto che mi viene voglia di urlare.

Non ho paura del buio, o meglio, non più. Fino a qualche anno fa ero sicura che fosse così ma in realtà non è l'oscurità in se a farmi paura, bensì l'ignoto che essa si porta dietro. A volte mi ritrovo ad apprezzare il buio perché nasconde tutto agli occhi degli altri e anche ai miei, ma in situazioni come questa mi sento una bambina che ha paura del lupo. Per esempio, qui ci potrebbe essere anche un insetto vicino a me e potrei esserne completamente ignara e questo mi terrorizza, o anche una persona che si è intrufolata per dio solo sa cosa e il buio è un suo degno alleato, perché anche in questo caso io non ne avrei idea e continuerei a camminare indisturbata. Odio questi pensieri intrusivi.

Con questo silenzio sento il suono del mio stesso battito cardiaco accelerare e con un po' di coraggio inizio a correre fuori dalla stanza. I pochi secondi che impiego per arrivare alle scale rischio un infarto e maledico la mia mente per gli infiniti scenari che crea e che so essere pura immaginazione, ma che non cambiano comunque la mia reazione.

Appena arrivo sopra rilascio un gran respiro e mi lancio un occhiata alle spalle per assicurarmi che non ci sia effettivamente nessuno, e quando vedo che è così mi consento di rilassarmi un pochino. Qui fuori non cambia molto in realtà perché continuo a non vedere niente e l'unica fonte di luce è il piccolo puntino del faro in lontananza e la luce della luna, ma qui a differenza di sotto i miei occhi possono abituarsi al buio. Stando attenta a non inciampare mi avvicino al bordo dello yacht e mi sporgo di qualche centimetro per guadare il mare sotto di noi, completamente nero ai miei occhi e in qualche modo trovo conforto nell'alterazione del mio respiro a nient'altro che ignoto e ancora ignoto. So che ad alcuni il mare di notte fa paura e a volte anche per me è così ma preferisco questo timore a quello provato prima, ma realisticamente parlando non ci immergerei neanche un dito ora come ora.

𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙛𝙞𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤 // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora