Quella strana sensazione distruggeva l'animo di Taehyung. Cercava di ignorarla, ma qualcosa ribolliva dentro di sé, qualcosa che sfuggiva completamente al suo controllo.Lo tormentava, lo rendeva nervoso, un'angoscia latente che cercava di tenere nascosta a Jungkook, felice per il suo ritorno. Non voleva caricarlo di inutili tensioni.
Lo osservava con attenzione. Cercava di capire se la causa di tutto ciò fosse proprio lui. E la sua voce interiore, che risuonava spesso nella sua testa, non faceva altro che confermarglielo.
Taehyung era geloso del rapporto che suo fratello aveva con Charlie.
Dal momento in cui aveva ricevuto la lettera di Jungkook, aveva iniziato a ricordare uno ad uno i momenti trascorsi con il fratello e con l'amico.
Ogni volta che giocavano o passavano del tempo tutti e tre insieme, il piccolo Taehyung si sentiva messo da parte.
Il forte carattere di Charlie - per il principe fin troppo estroverso - oscurava la personalità di Taehyung, che stava in disparte ad osservare lui e Jungkook divertirsi.
Ogni volta che il rampollo dei Dashwood giungeva a Kensington coi genitori per una visita, nel cuore del principe si generava tensione, che, portata agli estremi, diventava rabbia nei confronti di Charlie.
Non poteva stare con Jungkook. Non poteva giocare e divertirsi con lui. Detestava Charlie, e non vedeva l'ora che si togliesse di mezzo il prima possibile.
Non appena perse i rapporti con il fratello, Taehyung gioì. Senza nemmeno sentirsi in colpa, visto tutte le angosce che quel Charlie gli aveva fatto passare.
Lo aveva escluso, detestava la sua meschinità nascosta sotto quello sguardo da pargolo indifeso.
Taehyung odiava l'ipocrisia, ma ancora di più i doppiogiochisti e Charlie era uno di questi.
L'ombra dei Dashwood, però, era comparsa nuovamente con il ritorno di Jungkook da Hampton Palace.
Taehyung sperava che quell'incubo fosse ormai finito, sepolto nel passato da dove nessuno si sarebbe sognato di ripescarlo.
Jungkook non era al corrente di ciò che Taehyung sentiva.
Ma presto glielo avrebbe rivelato, poiché, come il minore gli aveva ripetuto quella sera a Bushy Park, fra di loro non ci sarebbero dovuti essere segreti - questa volta.
Non sapeva come avrebbe affrontato Charlie, ma, grazie a Dio, adesso era un uomo maturo, sicuro di sé, un principe, e certo non si sarebbe fatto surclassare da qualcuno che per lui non valeva niente.
Avrebbe difeso Jungkook a costo di qualsiasi cosa. Gli avrebbe fatto capire che il principe Jeon non poteva essere messo da parte, e che il cuore di suo fratello apparteneva ad una sola persona.
I pensieri possessivi ed ossessivi di Taehyung erano propri di un animo volto al controllo, alla necessità di sapere, capire, dominare qualsiasi cosa fosse stato in suo possesso.
Ma il principe si era stancato di avere quel carattere. L'ossessione gli stava consumando l'anima. Voleva distaccarsene, ma non ci riusciva.
Preferiva perdere il controllo a volte, ma se questo comportava, in quel frangente, perdere anche Jungkook, avrebbe sopportato la sua indole.
Avrebbe sopportato la dannazione all'inferno con lui per l'eternità, piuttosto che un solo giorno sulla terra senza Jungkook.
La carrozza giunse alla dimora dei Dashwood e fece scendere i Jeon, che vennero immediatamente accolti dalla servitù, insieme a Rosalind, Liz e Namjoon che, per l'occasione, avevano fatto il viaggio separati dai due fratelli.
Una volta nell'atrio principe della villa, i loro occhi si illuminarono per come Charlie Dashwood lo aveva allestito.
Il colore dominante era il marrone, che dava un tocco così tetro a quella sala - proprio in linea con la personalità del padrone di casa, pensò Taehyung.
L'atrio era spoglio, ma le pareti rivestite con delle carte da parati marroni, abbinate alle panche in legno che ospitavano i debuttanti al ballo di quella sera.
La stagione degli amori non si era ancora conclusa per quell'anno e il ballo a casa dei Dashwood sarebbe stato un buon momento per mettersi in mostra.
Quella sera la regina Carlotta aveva deciso di presenziare.
Taehyung pensò che con molta probabilità fosse stata convinta dopo ore ed ore dalla petulanza continua ed estenuante di Charlie, perché ella, solo di rado, si presentava al ballo di un marchese.
Certo, se la festa fosse stata indetta da Taehyung - ormai un principe - la regina Carlotta non avrebbe esitato.
Aveva in gran simpatia il più grande dei Jeon, così come tutto il resto della famiglia. Nutriva un particolare interesse per Liz, specie dopo il matrimonio.
La riteneva una donna responsabile, consapevole e determinata, con delle idee atipiche, ma seducenti.
Appena Liz, infatti, le si presentò con grazia, una volta in sala, inchinandosi, la regina ricambiò con un sorriso.
Non fecero in tempo a concludere i saluti, che Charlie si fece avanti per accogliere i Jeon.
"My lord, my lady, benvenuti nella mia umile dimora." Taehyung già lo detestava.
Aveva rimarcato l'ironia della parola umile in modo così fastidioso, quasi fosse l'unico ad avere una villa bella ed ospitale per i balli di debutto.
"Charlie caro, che piacere vederti!" forse Rosalind era quella più a suo agio quella sera, a giudicare dalle espressioni stanche e svogliate sui volti dei Kim.
"Rosalind... siete incantevole stasera." ella emise un silente ridacchio al baciamano di Charlie.
Ancora una mossa veramente pessima - pensò Taehyung, quasi ridicola per giunta.
Le danze cessarono improvvisamente, per lasciare spazio al prossimo ballo che sarebbe iniziato a breve, a cui Liz e Namjoon si accingevano partecipare.
"Rosalind." Charlie interruppe lo sguardo della donna che era intenta ad osservare la figlia ed il marito allontanarsi. "Posso portarvi via vostro figlio per un attimo?" la donna annuì, per poi prendere parte ai gruppi di conversazione in sala.
Jungkook sorrise a Charlie. Era troppo buono, fin troppo ingenuo. Se solo gli avesse torto un capello, Taehyung avrebbe perso la ragione.
Già dentro di sé percepiva l'ira della folle gelosia d'amore. Non aveva motivo di temere che Charlie glielo portasse via, anzi - in realtà - non sapeva proprio quali fossero i gusti del giovane Dashwood.
Ma qualcosa dentro di sé, quel suo flusso interiore di coscienza, gli suggeriva di stare attento e di non fidarsi, e soprattutto di proteggere suo fratello da ciò che poteva essere un pericolo.
Taehyung era logorato dai mille pensieri che gli ronzavano in testa e che turbavano il suo cuore. Jungkook se ne accorse.
Charlie aveva rivolto quella domanda a Rosalind, ignorando completamente la presenza del fratello maggiore, adesso a disagio.
Jungkook pose una mano sul suo braccio, sperando che quel contatto caldo lo destasse dai suoi pensieri.
"Torno subito, Tae." il suo tono era rassicurante, ma Taehyung annuì solamente, rimanendo solo in quell'atrio immenso.
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the Amorist | VK {sequel}
Fanfiction👑 Londra, 1809. Un racconto ambientato nei primi dell'800 durante gli anni della reggenza della regina Carlotta, dove Taehyung e Jungkook sono fratelli, ma quest'ultimo inizia a nutrire un sentimento d'attrazione nei confronti dell'altro, nel momen...