XVI.

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Amore mio,

è passato un solo giorno da quando mi sono allontanato da Hampton, e già sento la tua mancanza.

Ho capito che non posso separarmi da te per troppo tempo.

Desidero sapere come state tu e mio nipote, anche se sono partito questa mattina.

Non posso scriverti quanto ti ami in questa breve missiva, volta solamente a darti poche informazioni.

Per quello avrei bisogno di un trattato intero, ma credo che tu sappia già quello che provo per te.

Quest'oggi Charlie Dashwood è venuto a farmi visita dopo molto tempo ed ha invitato noi, Liz e Maman al ballo che ha organizzato per la settimana ventura.

Ho necessariamente bisogno della tua presenza per quel giorno, Taehyung. Sai che non riesco a sopportare Londra senza di te.

Attendo risposta, amore mio.

Ti amo, tuo Jungkook.

.·:*¨༺ ༻¨*:·.

Jungkook scrisse quella lettera al fratello in fretta e furia.

Voleva assicurarsi di non rimanere solo al ballo di casa Dashwood.

Il duca era già nel più totale panico, una sensazione di ansia cronica che si sarebbe protratta fino a quando Taehyung non avrebbe risposto affermativamente alla lettera.

Aveva bisogno del fratello, perché quella era la prima volta che, dopo tanto, tornava in società a Londra, e da solo, era sicuro, non ce l'avrebbe fatta.

Quella sera, dopo la passeggiata nel giardino di casa con Charlie e la cena con la madre, si era disteso sul letto, coperto solamente dalla sua vestaglia in lino verde smeraldo che lo copriva fin sopra alle ginocchia.

Pregava che Taehyung rispondesse celere alla sua lettera e che si precipitasse il prima possibile a Kensington per stare con lui.

Sperava che portasse anche suo figlio e che lo avrebbe affidato alla cara Dorothy, la quale si era trasformata in balia tutto fare dalla nascita di James.

Jungkook sorrise mentre osservava il soffitto pensando a quanto fosse adorabile il broncio di James, indossato da questo ogni volta che il padre lo lasciava alle balie.

Pensava soprattutto al suo amante, a quanto desiderasse il suo corpo, malgrado fossero passate solo poche ore dalla sua partita.

Quel corpo che aveva toccato, baciato e lambito con la lingua nei giorni precedenti era una immagine tanto vivida nella mente di Jungkook, che tassello per tassello cercava di ricostruire il volto divino di Taehyung.

La sua pelle candida, le guance piene, i suoi occhi blu e le labbra carnose e morbide. Amava l'espressione di profondo piacere che il fratello assumeva nel momento in cui era dentro di lui.

Spesso Jungkook, nel momento in cui facevano l'amore, da sotto, apriva gli occhi e si perdeva a contemplare quanto bello e seducente fosse Taehyung mentre gemeva dal piacere.

Era inevitabile che in quel momento iniziasse a toccarsi.

Chiuse gli occhi rivolti al soffitto e si slacciò la cinta della vestaglia, tirandola via da un solo lato.

Si trovò nudo sul letto della camera di Kensington, ed iniziò a massaggiarsi la sua erezione, che divenne gradualmente rossa e pulsante, tanto alta da toccare l'addome.

L'avvolse con la sua mano destra ed iniziò a pompare lentamente.

C'era un pensiero che Jungkook volontariamente evitava. Ma in quelle circostanze non poté fare a meno di ignorarlo.

Fantasticava su di lui e Taehyung. Immaginava di non star fottendo la sua stessa mano, ma la calda e stretta entrata del fratello.

Si peritava a porgli una richiesta del genere. Per non cadere in fallo, si mostrava remissivo e non confessava mai i suoi reali desideri.

Non sapeva se, di fatto, Taehyung avrebbe mai accettato. Il suo bisogno di controllo imperava ogni volta sul corpo di Jungkook.

Ma quest'ultimo non s'immaginava che presto le cose si sarebbero evolute in una direzione completamente diversa.

"Ah... ahh... Taehyungie... ah..." gridava il suo nome con gemiti potenti, talvolta strozzati per la foga dell'imminente orgasmo.

Gli bastava pensare il volto del maggiore o chiamarlo forte per venire in pochi istanti.

Jungkook desiderava avere quel ruolo che per molto tempo aveva avuto il fratello, ma avrebbe fatto di tutto per compiacerlo, e, se il piacere del Taehyung dipendeva dal bisogno di controllo, egli lo avrebbe accontentato; d'altronde non era per lui un gran sacrificio.

Traeva immenso piacere ad essere preso dal fratello. Ritrovava quel senso di pienezza che per molto, a causa della lontananza gli era mancato - una lontananza che temeva tornasse.

Continuava a gemere. Sempre più forte e veloce. E venne, venne imbrattando il suo addome e sporcando la vestaglia linda che poco prima era stata messa dalla servitù nel suo armadio.

A Jungkook non interessava, voleva solo addormentarsi nell'attesa di una risposta.

ʕ•ᴥ•ʔ

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