XI.

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La sera stessa Jungkook aspettava il fratello di ritorno dalla battuta di caccia sul divano del loro salotto privato.

Si sentiva stanco per la lunga passeggiata della mattina, pertanto si era disteso a cercare un po' di riposo prima dell'arrivo di Taehyung.

Lo avrebbe sentito giungere dagli schiamazzi dei suoi compagni, della servitù, ma, soprattutto, dei cani da caccia, spesso rumorosi.

Jungkook stava seduto di fronte al focolaio domestico in vestaglia da notte, senza nemmeno aver cenato.

La sera faceva spesso freddo ad Hampton, perciò aveva fatto accendere il fuoco dalle domestiche per scaldarsi.

Attendere Taehyung lo teneva sveglio, un certo formicolio all'altezza del suo stomaco - come al solito - si faceva percepire ogni volta che il tempo dell'attesa finiva, ed a Jungkook piaceva.

Pensava che il vero piacere non consistesse in esso stesso, ma nella semplice aspettativa.

Tutto ciò gli provocava una certa eccitazione, una sensazione che lui apprezzava.

Strinse per bene la cinta della sua vestaglia rosso rubino e si sdraiò più comodo sul divano.

Prese il libro che si trovava sul piccolo treppiede vicino al divano ed iniziò a sfogliarlo.

Da esso cadde una piccola miniatura di James e Taehyung che si erano fatti ritrarre assieme su quel piccolo pezzo di carta. Sul retro si leggeva:

Al mio piccolo James, il mio mondo.
Tuo padre, Taehyung.

Il cuore di Jungkook riceve' una scossa di emozioni. Era da quelle piccole cose che poteva capire quanto suo fratello amasse il figlio.

Mentre si perdeva ad osservare la bellezza di Taehyung in quell'immagine, venne attratto dal rumore emesso dai segugi che stavano tornando al trianon, insieme al principe ed a tutto lo stuolo di persone che questo si era portato dietro.

Poggiò il libro sul treppiede e si alzò dal divanetto per dirigersi alla finestra.

Vide il fratello che stava congedando le persone che lo avevano accompagnato a quella battuta, durata quasi una giornata intera, ed aspettò finché questi non venne lasciato solo e rientrasse nell'edificio.

Poco dopo, come immaginava, sentì un lento avvicinarsi di passi.

"È permesso?" Taehyung si fece avanti.

Jungkook si voltò.

"Com'è andata?"

"Molto bene, grazie." Taehyung si avvicinò a lui per baciarlo.

Poggiò le sue labbra disidratate per la fatica di tutta la giornata su quelle del fratello, morbide e delicate.

Jungkook lo cinse per i fianchi e Taehyung prese il volto dell'altro fra le sue mani, mentre intrecciavano le loro lingue, quasi a volersi mangiare l'uno con l'altro.

Jungkook aveva ragione, evidentemente la distanza faceva loro bene, perché Taehyung aveva ancora più voglia di lui.

Durante quel bacio, però, una nota di tristezza scurì il volto di Taehyung.

Appena si staccarono Jungkook la lesse nei suoi occhi.

Non importava che l'altro gli comunicasse i suoi pensieri e sentimenti, perché il minore già sapeva cosa ronzava per la testa a Taehyung, ma, quella volta, invece di leggere dentro la sua anima, semplicemente si perse nei suoi occhi azzurri, senza riuscire a districare quel groviglio intenso di emozioni.

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