XLII.

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"Che cosa significa questa lettera di Jungkook? Spiegamelo!" le parole di Liz risuonavano fra le pareti di Camden House.

La missiva che Jungkook le aveva scritto impiegò un paio di giorni per arrivare fino al centro di Londra alla destinataria.

"Liz, ascoltami. Devi calmarti, non posso spiegarti se non la smetti di correre per tutto il corridoio."

Namjoon cercò di calmarla invano, ma Liz era su tutte le furie.

"Per quanto avevi intenzione di tenermelo nascosto? È successo qualcosa di grave ai miei fratelli e tu non mi dici niente?!"

"E tu quando pensavi di dirmi che sei stata a letto con quel prete?"

Liz rimase scioccata.

Non si aspettava che il marito le rinfacciasse quel segreto - che credeva aver custodito nel migliore di modi - in un momento di tale debolezza.

Liz si pietrificò per la sorpresa, senza proferire nemmeno una parola in risposta.

"Ora, per cortesia, siediti e ne parliamo." Namjoon non era adirato per ciò che sua moglie aveva fatto, sapeva che quelle erano le condizioni del loro matrimonio.

Voleva da parte di Liz almeno la sua sincerità, non chiedeva niente di più; perciò, Liz, dopo la sua sfuriata, si mise comoda.

"Dimmi cos'è successo." questa volta la ragazza aveva un tono calmo e stabile.

"Taehyung ha sfidato Charlie Dashwood a duello-"

"Oh mio dio. Non è possibile." Liz piegò la testa ponendola fra i suoi palmi in segno di disperazione.

"Stai tranquillo. Tuo fratello è vivo e vegeto. Onestamente non so il perché di questa sua mossa, ma credo che abbia recato offesa a Jungkook in qualche modo."

Liz si alzò di scatto lasciando suo marito con la bocca spalancata. La sua calma era tutta apparenza.

"Vado a farmi preparare il primo cavallo disponibile. Dove sono adesso? A Kensington? Ad Hatfield?"

"Sono entrambi ad Hampton House."

Namjoon si sollevò dalla sua seduta per andare da Liz che era tornata ad essere ansiosa. "Sii prudente, mi raccomando. Non voglio che fra di noi ci siano incomprensioni."

Baciò sua moglie sulla fronte, tenendo il suo volto piccolo fra le braccia. "Starò attenta, puoi fidarti."

Namjoon lasciò che partisse da Camden.

Non era del tutto tranquillo a saperla così in ansia per i suoi fratelli, ma non poteva nemmeno fermarla dal vederli - non poteva impedirglielo.

La forza d'animo della ragazza assomigliava ad un uragano impetuoso del tutto incontrollabile.

Liz salì in groppa al primo cavallo pulito e ferrato che richiese nelle scuderie, e partì.

Il vento di quella mattina scorreva fra i suoi capelli, ribelli tanto quanto il suo carattere.

Era impossibile riuscire a mantenere il copricapo del mantello su di sé; l'impatto dell'aria fredda era così forte che la chioma di Liz venne scompigliata in men che non si dica, sciupando l'acconciatura che le due domestiche le avevano fatto poco prima.

La sua mente era un accavallarsi di pensieri. Nessuno fra questi era positivo, anzi la prospettiva di Liz era alquanto bigia e poco ottimista riguardo ai fratelli.

Cosa avevano combinato quella volta, tanto da chiamarla urgentemente ad Hampton? Non riusciva ad attendere per avere risposta, ma al contempo saperla la spaventava il doppio.

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