XXXII.

156 35 17
                                    




Passarono i giorni. Taehyung continuava ad attendere il fratello ad Hampton.

Quel sabato mattina la foschia inglese invadeva cielo e terra.

L'umidità soffocava il respiro di coloro che si concedevano una spensierata camminata all'aperto.

Taehyung procedeva sovrappensiero. Andava lentamente, passo dopo passo.

Dentro di sé, l'angoscia lo assaliva. Erano ormai passati due giorni e Jungkook non si era ancora fatto vivo a casa loro.

Il principe si preoccupava sempre di più ogni minuto che passava.

Non poteva vivere con l'angoscia del dubbio. Doveva saperlo stare bene, illeso, che fosse rimasto ad Hampton solamente per imprevisti burocratici, i quali lo avevano accidentalmente trattenuto.

Il principe non riusciva a fidarsi di quella vocina nella la sua testa che gli assicurava la salute di Jungkook.

Non si fidava affatto. Aveva un brutto presentimento, un sesto senso persistente, un allarme interiore che gli martellava nella testa e che non gli garantiva niente di certo - forse Jungkook era incappato in qualche pericolo.

Si arrestò di scatto e per tornare veloce alla villa.

Entrò in casa con la fronte imperlata di sudore, ancora col fiatone, ed ordinò alla domestica, che si stava occupando della pulizia delle cucine, di chiamare lo stalliere e di fargli sellare il primo cavallo disponibile.

"Eloise!" la chiamò "Corri dallo stalliere. Digli che ho bisogno di un cavallo. Subito."

Con fare imperativo Taehyung ordinò il da farsi alla domestica che corse immediatamente verso le stalle per eseguire il suo comando.

Corse in camera a prepararsi per la cavalcata che lo avrebbe scortato fino ad Hatfield, dove sperava di trovare Jungkook illeso.

Quella mattina non scelse con cura i suoi abiti. Sebbene adorasse presentarsi preparato di tutto punto al fratello, in tal circostanza chiuse un occhio e indossò i primi indumenti disponibili nel guardaroba, qualcosa con cui riuscire a sopportare una traversata di trotto senza pausa.

Di fatto, quando arrivò nelle scuderie, non si prese nemmeno premura di dire buongiorno allo stalliere.

Era fin troppo tormentato dai pensieri riguardo la salute del fratello.

Fortuna che quella mattina era disponibile uno dei suoi cavalli migliori, su cui montò in fretta per accorciare la distanza che lo separava dalla meta.

Non aveva mai galoppato così veloce.

Attraversò tutto il Richmond in pochissimo tempo. Il vento impattava sul suo volto, rendendogli gli occhi lucidi e piedi di lacrime.

La punta del suo naso si fece sempre più rossa per via dell'aria fredda, e le sue orecchie erano completamente gelate.

Passò per Wembley, attraverso l'Edgware, tangendo il corso stretto ed irregolare del Tamigi più e più volte, fino a che non si trovò a Welham Green.

In poco fu davanti al cancello della loro villa di campagna, da qualche giorno - purtroppo - dimora fissa di Jungkook.

Ne trovò i cancelli spalancati, come al solito.

La mattina, spesso, Jungkook accoglieva gli ospiti da lui in visita.

Entrò dentro e continuò a cavallo fino alle scuderie di Hatfield dove concesse un po' di quiete all'animale.

"Buongiorno, Principe." lo stalliere gli si rivolse con riverenza. "Avete bisogno di essere annunciato al duca?"

"Con piacere. Jungkook non mi aspetta."

the Amorist | VK {sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora