XXXIX.

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Taehyung rimase sconvolto dalla forza d'animo di Jungkook, il quale pareva che a tratti sarebbe scoppiato in lacrime.

Anche il più piccolo sentiva il profondo bisogno di gridare al mondo che amava suo fratello, aveva bisogno di ribellarsi a tutti i pregiudizi che il vivere in una società di quel genere comportasse.

E Taehyung era orgoglioso di lui, di come era cresciuto, di come - grazie al loro amore - erano cambiati insieme e maturati, nonostante la lontananza e tutte le difficoltà che avevano posto un intralcio dietro l'altro a quell'amore per cui ogni giorno combattevano.

"Siete degli ingrati, figli miei." Rosalind riusciva a mantenere un tono fermo, ma era furiosa. "Vi ho cresciuto con la migliore educazione, dandovi tutto l'amore del mondo, e voi... voi, mi ripagate così. Me ne vergogno."

"No, Maman. Non vi siamo ingrati. Ho amato Jungkook sin dall'inizio. In principio - lo ammetto - avevo paura, pensando che fosse una cosa così..." Taehyung sospirò "...immorale. Ma da lì in poi non ho saputo più resistergli, mi sono innamorato perdutamente. È stato la parte migliore di me e lo sarà anche negli anni a venire. Senza di lui non sono niente."

Questa volta fu Jungkook a stringergli la mano, in segno di ringraziamento.

"Non posso accettare questa vostra relazione." disse Rosalind.

Entrambi i fratelli Jeon sapevano già che, se un giorno la madre fosse venuta a conoscenza di tutto ciò, non avrebbe accettato quello che c'era fra di loro.

Nessuno lo avrebbe accettato. Solo Liz, a suo tempo, li aveva sostenuti senza giudicarli.

"E voi, Maman? Quando pensavate di dirmi che sono stato adottato?" Taehyung strinse nuovamente la mano del fratello.

La tensione, a quelle parole così fredde e dirette, divenne alta.

Lo sguardo del principe s'indurì, si fece più cupo, immobile dagli occhi della madre, che schiuse le labbra per la sorpresa.

"Come lo hai saputo?" chiese Rosalind.

"Liz è venuta a spere della nostra relazione prima di chiunque altro-"

"Mio dio, da quant'è che questo abominio sta andando avanti?" Rosalind lo interruppe col suo lamento, riacquistando l'originaria posizione di disperazione.

"Maman, fatemi finire." Taehyung la interpellò cauto. "Quando lo ha scoperto, ci ha informato sulle conseguenze che potevamo subire - conseguenze che già entrambi conoscevamo. È stato lì che mi ha rivelato tutto quanto. Jungkook era già stato informato e grazie al suo sostegno ho conosciuto Alanis."

"Da quanto va avanti questa storia con esattezza?"

"Esattamente dal giorno in cui sono tornato a Londra per la prima volta." Jungkook sospirò prima di vuotare il sacco.

Trascorsero una manciata di minuti seduti, a fissare il vuoto, riflettendo sulle loro vite, a cosa poteva succedere da lì in avanti.

Taehyung carezzava il dorso della man di Jungkook mentre questo stava con gli occhi chiusi e la nuca poggiata allo schienale della poltrona morbida, adagiato comodo su di essa.

Il fratello, perplesso, si toccava le labbra costantemente.

Era nervoso per cosa avrebbe architettato Rosalind al fine di far passare quel pettegolezzo per una diceria fallace.

"Ho bisogno di un po' di liquore." Rosalind ruppe quel silenzio e si alzò verso il tavolino su cui le domestiche si prendevano sempre la premura di mettere degli alcolici per gli ospiti.

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