XXIII.

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Che fosse l'amore in grado di unire due persone lontane con il corpo, ma vicine con il cuore, era cosa di cui Jungkook e Taehyung erano consapevoli.

In quei giorni, di fatto, i fratelli Jeon erano rimasti a lungo divisi, ma, nonostante la distanza, il pensiero di entrambi volava là dove ne sentiva maggior necessità.

La discussione accesa che avevano avuto a Camden li aveva portati a stare separati per un bel po' di tempo.

Taehyung era tornato ad Hampton Palace mentre Jungkook si era rintanato in uno dei possedimenti dei Jeon, il più lontano, il più irraggiungibile, per non essere importunato da nessuno.

Si era nascosto nella quiete di Hatfield House per sfuggire alle incombenze da nobile e dall'aristocrazia di Londra, ma soprattutto per non vedere il fratello.

Quest'ultimo aveva ragione quando a Camden gli aveva detto che sarebbe stato in grado di discutere con lui lucidamente solo nel momento in cui si sarebbe calmato - lo conosceva troppo bene.

Quando Jungkook si arrabbiava, spesso diceva o faceva azioni di cui, una volta finito il momento di follia, si pentiva.

In quell'occasione aveva offeso il fratello in modo schietto - e non solo - fu anche così rude e maleducato che Taehyung, il quale celava un animo oltremodo sensibile dietro al suo volto freddo ed austero, rimase ferito, un colpo che il più grande aveva accusato, un dardo che lo aveva raggiunto proprio in mezzo al cuore, ora ridotto in mille pezzi.

Il tempo necessario a riflettere sulle sue azioni, a meditare su ciò che si erano detti durante il litigio, per lui, riteneva fosse ormai giunto a termine.

Jungkook non riusciva a stare, infatti, senza il fratello, e tutte quelle settimane, sebbene fossero state tempo prezioso per rimuginare sulla questione, già pesavano sulla anima del duca così tanto che il vuoto presente nel suo cuore, ogni giorno sempre di più, si allargava a dismisura tramutandosi in voragine.

Fece i bagagli in fretta appena realizzò che doveva assolutamente tornare indietro da Taehyung ad Hampton.

Quello era il loro posto, il loro piccolo nido, dove finalmente avevano trovato insieme a James la pace, e non poteva permettersi di rovinare tutto ciò che insieme avevano costruito con tanta fatica, a causa di una stupida lite, di uno stupido momento di gelosia.

Jungkook meditava sul da dirsi a Taehyung, ma non aveva le parole.

Voleva dirgli che lo amava, ma senza sembrargli troppo devoto, fintanto sottomesso.

Si ripromise che doveva, questa volta, dosare le parole, cercare di non farsi mangiare dalla rabbia, scaturita dalla sua gelosia infondata, a sua volta figlia dell'amore perfetto che nutriva per Taehyung.

Come poteva una cosa così bella, pura, preziosa e genuina partorire un sentimento così infimo, ignobile e folle come la gelosia.

Gli estremi si attraggono, soprattutto si completano, e là dove c'è bene, inevitabilmente si genera anche male, là dove la perfezione tocca l'apice, essa declina poi nel suo contrario; là dove vi è amore, vi è gelosia.

Così come Jungkook completava Taehyung, Taehyung attraeva e completava il fratello.

L'uno senza l'altro, non sarebbe stata cosa possibile.

I bauli vennero colmati del suo vestiario per essere trasportati ad Hampton Palace, a seguito caricati sulla carrozza che lo avrebbe scortato fino a destinazione.

Tae, amore mio.
Mi dispiace, non volevo mancarti di rispetto,
venire meno al nostro amore,
che abbiamo coltivato con tanta dedizione.

the Amorist | VK {sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora