XLIX.

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Il duca Jeon respirava la brezza marina che arrivava dal porto di Calais.

Quell'aria fresca e così leggera lo faceva sentire a suo agio.

Nonostante il peso sul cuore che da settimane portava, il centro di mare poco abitato e quieto lo rendeva tranquillo.

Coquelles era il luogo della sua prigione dorata.

Aveva scelto di trascorrere i giorni dell'esilio nelle proprietà francesi dei Jeon vicino a Calais.

La costa normanna era il punto più prossimo alla sua terra, in qualsiasi momento avrebbe potuto far ritorno se la sua famiglia - e Taehyung - lo avessero chiamato per impellenti urgenze.

Si stringeva nel suo abito pesante per resistere al vento freddo che arrivava da nord e teneva gli occhi chiusi per ricordare l'ultima notte in compagnia di suo fratello, ormai suo marito.

"Promettimi che penserai a me ogni giorno. Promettimi che non ti stancherai di farlo." gli aveva detto, avvolti fra le coperte del letto, mentre gli appoggiava una mano a sinistra sul cuore.

"Te lo prometto. Non smetterò mai di pensare a noi due." Taehyung lo avrebbe aspettato all'infinito e questa volta con la sicurezza che sarebbe tornato. "Ogni volta che guarderò la nostra fede, penserò a stasera, alla prima volta che ti ho visto scendere dalla scalinata a Kensington, al giardino del glicine, a quando ho avuto notizia del tuo ritorno. Penserò a noi."

"Ti amo, fratello."

"Sarai il mio pensiero fisso finché non tornerai." il maggiore lo baciò lasciando che Jungkook accomodasse la sua testa sul petto morbido dell'altro.

"Il tuo cuore batte forte, Tae. Stai bene?"

"Sì, Kookie. Sto benissimo. Sta battendo forte per te."

Jungkook sorrise quella sera, per tutto il tempo, finché non si addormentò.

Sorrise così come stava facendo adesso ricordando l'ultima volta in cui aveva visto Taehyung.

L'immagine bellissima ed incantevole di lui era rimasta incastonata nella mente e nel cuore di Jungkook.

Quei ricci scuri, così morbidi e folti. Poteva ancora sentirli fra le sue mani.

La loro consistenza ed il loro profumo erano qualcosa di unico, che apparteneva solo a Taehyung, inconfondibilmente.

Era cullato dal vento che scorreva fra i suoi capelli, ormai lunghissimi, ed accarezzava il suo corpo.

Spiegò gli arti superiori per farsi accogliere da quelle ali d'aria fredde, immaginandosi che dietro di lui ci fosse Taehyung a sorreggerlo.

Sognò che lo accarezzasse, che lo toccasse lungo la schiena ed i fianchi, e che lo baciasse sul collo sussurrandogli parole dolci all'orecchio. Sorrise, ancora una volta.

Stava rivolto verso il mare sulla terrazza della piccola costruzione di proprietà dei Jeon.

Era una dimora modesta, ma abbastanza ricca.

Poco sfarzosa ed appariscente, bensì disposta di tutte le comodità di cui un duca aveva bisogno.

La terrazza era il suo luogo preferito.

Si affacciava sulla Manica - il mare che separava Francia ed Inghilterra - così da sentirsi in qualche modo più vicino a casa e a Taehyung.

Era il suo unico pensiero dalla mattina della partenza.

Aveva lasciato Hampton sul suo cavallo e, una volta a Dover, si era imbarcato con solo lo stretto indispensabile.

La vita senza Taehyung sarebbe stata difficile, in solitudine, ma sperava che, dopo i mesi dell'esilio in cui tutti si sarebbero dimenticati degli spiacevoli eventi circa i Jeon, sarebbe potuto tornare da suo marito.

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