XIX.

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"Kookie." Charlie richiamò la sua attenzione mentre passeggiavano nel salone. "Come ti sembra?"

"È davvero bello, Charlie. Complimenti." Jungkook rispose con garbo, felice di partecipare alla festa dell'amico.

"Sai, per me il tuo parere è importante."

"Grazie, Charlie. Davvero."

"Ci tengo molto a te, Kookie. Era fondamentale che tu venissi stasera."

"Charlie, mi conosci. Sai che non avrei mai rifiutato un tuo invito." sperava di essere credibile dato che qualche ora prima aveva proposto a Taehyung di dar forfè.

In fondo Jungkook si sarebbe sentito in colpa se Charlie ci fosse rimasto male per via della sua assenza.

"Grazie, amico." e lo abbracciò. "Mi sei mancato."

"Anche a me."

Jungkook ricambiò l'abbraccio, ignaro che il fratello li stesse osservando, consumato dalla gelosia.

Quella scena stava avvenendo sotto gli occhi di Taehyung, rimasto solo ed in disparte a quella festa.

Conversava di tanto in tanto con qualche esponente dell'alta nobiltà, ma non per interesse personale o simpatia.

Era solo uno strumento per distogliere l'attenzione da Jungkook che parlava allegramente, rideva, scherzava, persino si abbracciava, con Charlie.

Deglutì a fatica. L'ansia lo stava divorando poco a poco. Quel sentimento di rabbia che cresceva dentro il principe trovò l'apice nel momento in cui egli vide Charlie che cinse il fianco di Jungkook e con questo si diresse verso l'esterno sulla terrazza, visibile grazie alle vetrate scoperte dalle tende in velluto rosso.

Non poteva scavalcare l'immensa folla danzante al centro della stanza.

Si sarebbe messo in ridicolo davanti a tutta l'aristocrazia - ciò non sarebbe stato bene ad un nobile del suo rango.

Provò, dunque, a fidarsi di Jungkook. Lo amava più di qualsiasi altra cosa, tanto da vivere cinque anni di continua castità senza nemmeno sfiorare un solo corpo che lo attraesse.

Prese un respiro. Si fidò di lui. Provò a perdere il controllò lì, in quella sala, gremita di persone tutte intente a danzare, divertirsi e conversare sugli ultimi pettegolezzi.

Nessuno avrebbe notato il suo stato di disagio fra quella folla. Respirò profondamente una seconda volta, buttando giù tutto lo champagne del bicchiere che teneva in mano.

Nel frattempo, dall'altro della sala, sulla terrazza che si affacciava verso l'immenso giardino di casa Dashwood, Charlie e Jungkook continuavano a conversare in modo molto allegro.

"Dio Jungkook... la Grecia ti ha reso più bello." Charlie era a suo agio, e lo si poteva notare dal modo in cui era appoggiato alla ringhiera in pietra della terrazza.

I suoi gomiti erano adagiati su di essa ed i muscoli della schiena rilassati contro la superficie fredda. Posava fiero vicino a Jungkook nella sua medesima posizione, con il volto verso la sala da ballo.

"Dai, non dire così." Jungkook arrossì, e Charlie non poté fare a meno di non pensare che fosse adorabile.

Si avvicinò pericolosamente al duca, nel momento in cui questi si voltò, stabilendo con lui un contato visivo sempre più vicino, riducendo la distanza fra le loro labbra.

Gli occhi di Charlie erano su di esse, sottili ma piene, rosse e carnose.

Jungkook era tranquillo, non si mosse. Rimase immobile senza avere sospetti nei confronti di Charlie.

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