XXXVII.

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Sei un uomo morto Taehyung.

Quelle parole rimbombavano nella sua testa come un'aspra sentenza senza la possibilità di sfuggirvi.

Se c'era una cosa che Taehyung temeva più di perdere la reputazione, in un mondo dove la sola apparenza era protagonista indiscussa, questa era il giudizio della madre che - sapeva - avrebbe trovato il modo di salvargli la faccia nella maniera più brusca possibile.

Per Rosalind, in tal caso, il fine giustificava i mezzi.

Non importava se i suoi figli soffrissero, avrebbe fatto di tutto per mettere a tacere i pettegolezzi su quell'incesto, reale che fosse o anche solo inventato da Charlie.

"Ho perso la reputazione. Non voglio perdere anche un figlio!" tuonò con fragore la duchessa.

Quella frase era dettata dal fatto che Rosalind era perfettamente cosciente di ciò che era successo nei giorni precedenti al duello.

Grazie a quella chiacchierata con la principessa di Prussia, sua amica e confidente, era stata informata degli avvenimenti di cui i tre ragazzi, ma soprattutto i figli, erano stati protagonisti.

Scarlett le aveva riferito con estrema delicatezza la possibilità dell'incesto fra i due fratelli.

La principessa - per paura della reazione di Rosalind - aveva fatto leva sulla probabilità che tale pettegolezzo potesse anche essere stato inventato dall'insana mente di Charlie o da qualcun altro per motivi di invidia; ma la donna, pur anziana, non era cieca.

Si era pienamente resa conto di come l'uno guardasse l'altro.

Quel senso di ammirazione e di stima unito con un necessario bisogno di protezione ed attenzione non era proprio di una semplice relazione tra fratelli.

Scarlet era convinta che ci fosse qualcosa di più.

Per non abbattere Rosalind, legata alle vecchie tradizioni conservatrici, aveva affermato che quel pettegolezzo fosse falso ed infondato, così come la miriade di voci che giravano fra l'aristocrazia.

Lady Jeon dal canto suo aveva ingoiato quel boccone tanto amaro. Poco importava se la voce fosse vera o no.

Bastava anche solo un minimo sussurro per rovinare una persona in quel mondo di sfarzo e lustrini, dove l'apparenza e la superficialità erano le uniche a contare.

Non c'era spazio in un mondo come quello per i sentimenti, non c'era spazio per una storia d'amore così pura, vera ed innocente come quella di Jungkook e Taehyung.

Sentì un vuoto al petto, quasi le sembrò di perdere un battito a quella rivelazione.

Le mancava l'aria, ma doveva celare, starsene lì ferma davanti alla principessa, di cui pur si fidava, per non dar alcun segno di cedimento.

Rosalind era una donna tradizionalista, a tratti i figli le facevano capire con gentilezza che le sue idee erano demodé, ma lei rimaneva ferma sulle sue posizioni e convinzioni, senza piegarsi o cambiare opinione.

Aveva un carattere ostinato, come quello di Liz.

Talvolta anche lei stessa s'impressionava per quanto decisa e caparbia poteva essere.

La morte del marito l'aveva cambiata, l'aveva indurita col tempo.

Lentamente il suo cuore era diventato di pietra, lasciando un piccolo spazio in cui riporre solo l'amore per i figli.

Doveva proteggerli, farsi uomo lei stessa in quella società severa dove per le donne non c'era spazio se non come mogli e madri premurose.

Poteva sembrare un mastino a tratti, ma la premura di proteggere i suoi figli a qualsiasi costo era più forte di ogni cosa.

Ed anche in quel caso doveva proteggere Taehyung e Jungkook, sebbene le conseguenze delle sue azioni non fossero andate bene loro.

Non sapeva con esattezza come mai Taehyung avesse sfidato a duello Charlie, ma poco importava.

Si era diretta lì senza pensare troppo alle motivazioni per cui suo figlio avesse preso quella decisione.

Corse a cavallo, seminando quasi tutta l'aria dei suoi polmoni nell'umida foschia mattutina, e fermò il duello presentandosi fra i due che - davanti a lei - stavano ancora spalle a spalle prima di sparare.

Ringraziò il cielo per essere arrivata in anticipo, precedendo il primo e fatale sparo.

"Jeon Taehyung!" gridò appena scesa da cavallo. "Torna immediatamente a Kensington. Tu ed io dobbiamo parlare."

Taehyung non aveva staccato lo sguardo su di lei nemmeno per un secondo, rimanendo in piedi con la pistola in mano ed il grilletto premuto.

"Ho detto che devi montare a cavallo e andartene diretto a Kensington. C'è tuo fratello che ti aspetta." Rosalind tuonò, questa volta a bassa voce. Quel tono intimorì il principe che camminò verso il suo destriero per partire verso Kensington.

Poi si rivolse a Charlie, con gli occhi esterrefatti per la tanto grande potenza di una donna.

"Tu!" lo guardò dritto negli occhi. "Tu traditore infame. Hai rovinato la reputazione a me ed a tutta la mia famiglia. Non osare mai più farti rivedere in una delle proprietà dei Jeon o anche solo a qualche ballo dove siamo presenti, o giuro che ti distruggo con le mie stesse mani. Hai capito?" Scarlett aveva avuto la premura di dirle che la fonte primaria di tutti quei pettegolezzi fosse proprio il marchese, ma senza rivelare l'atto turpe da lui compiuto.

Charlie deglutì tremando. Annuì e fuggì sul suo cavallo così come pochi istanti prima aveva fatto Taehyung, lasciando quella piana dove pensava darebbe morto solo.

"E tu che hai da guardare?" si rivolse a Namjoon, l'ultimo rimasto. "Torna a casa da tua moglie, che ti aspetta."

ʕ•ᴥ•ʔ

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