"Monsieur, une lettre pour vous!" il padre di Madeleine correva verso il duca con una lettera inaspettata."Merci, monsieur." Jungkook sperava che Taehyung gli avesse fatto una sorpresa, scrivendogli un ulteriore lettera in più.
Portava il sigillo dei Jeon, come tutte le altre che aveva ricevuto negli ultimi mesi.
Sperava gli concedesse la possibilità di far ritorno da lui, di lasciare la Francia dopo quei mesi di agonia e lontananza.
Corse in contro al padre di Madelaine perché anziano.
Non voleva aggiungergli una fatica nel farsi consegnare la lettera fin là dove era lui.
Erano ormai passati più di due mesi, dieci settimane per l'esattezza, e tutta quell'attesa distruggeva il cuore e la mente di Jungkook che desiderava far ritorno a Londra al più presto.
Ogni lettera di Taehyung gli dava sempre più speranza, ogni lettera lo avvicinava al giorno in cui sarebbe tornato.
Scartò la busta della missiva rischiando di strappare il foglio su cui erano scritte le parole per la foga di sapere.
Appena l'aprì si rese contro che non era la calligrafia del marito, ma quella di Rosalind.
Il cuore di Jungkook si spezzò in mille pezzi in quell'istante.
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Caro Jungkook,
Ho aspettato molto tempo prima di mandarti questa lettera.
Non volevo farti stare in pensiero, lasciandoti vivere i giorni dell'esilio nel modo più tranquillo.
Le circostanze del caso mi hanno spinto, invece, a scriverti per anticipare la tua partenza.
Con estremo dolore, richiedo la tua presenza a Londra per un motivo ben preciso.
Le condizioni di salute di tuo fratello si sono aggravate improvvisamente.
Chiama il tuo nome in preda al delirio ogni giorno.
Il suo male lo sta lentamente logorando dall'interno e temo che questa volta non riuscirà a superarlo.
Ti prego Jungkook, torna il prima possibile a casa.
Torna da tuo fratello.Tua madre, Rosalind.
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Jungkook si accasciò lento contro la parete della terrazza affacciata sul mare, lasciando che la brezza salmastra scorresse fra i suoi capelli corvini.
Una mano sul cuore. Jungkook poggiò una mano alla sinistra del suo petto per assicurarsi che il suo cuore stesse ancora battendo.
Era certo che quello non era un sogno, era un incubo, col sapore della realtà.
La notizia sconvolse il ciel sereno di Jungkook, un fulmine che squarciò il suo cuore, colpendolo inaspettatamente.
Temeva che la loro notte di nozze fosse stata l'ultima trascorsa insieme.
Temeva di tornare a Londra e di non vedere più il fratello.
Accasciato a terra, le lacrime iniziarono a scorrere veloci sulle sue guance.
Non aveva forza per lasciarsi andare ad un pianto folle, non aveva più fiato per gridare quanto fosse ferito in quel luogo sperduto dove nessuno lo avrebbe ascoltato.
Pianse in silenzio ed in solitudine.
Nessuno era lì a consolarlo.
Una serie improvvisa di pensieri negativi s'impossessarono della sua mente, ma doveva rimanere lucido per capire cosa fare.
Si alzò da terra esausto.
Raccolse la carta e la strinse fra le mani, camminando fino agli interni della dimora, per giungere alla sala da cucina, che sapeva essere deserta a quell'ora nel bel mezzo del pomeriggio.
Si accomodò al tavolo e girò, ancora una volta, quella lettera fra le mani.
"Jungkook." Madelaine lo chiamò alle sue spalle. "Va tutto bene?"
La ragazza si rese conto degli occhi cerchiati in rosso, segno della grande quantità di lacrime che aveva versato in quelle ore.
"Madelaine, prepara i miei bagagli. Devo tornare a Londra."
Ella annuì, capendo che il duca, in quel momento, aveva bisogno di restare da solo.
Madelaine non aveva notizia di ciò che Rosalind aveva scritto nella lettera per il figlio.
Fra quei fogli c'era indubbiamente qualcosa che lo aveva turbato.
Le rimaneva solo da scoprire cosa, e solo lui poteva confessarglielo.
Prese coraggio. "Duca, state bene?"
Gli fece quella richiesta, poggiando una mano sulla sua schiena ricurva verso i fogli accartocciati.
Jungkook rimase freddo ed impassibile.
Madelaine, pertanto, si arrese.
Non voleva danneggiare il suo cuore più di quanto già lo fosse.
Lentamente si allontanò, ma Jungkook la prese per un braccio con i suoi modi gentili e delicati.
"No, Madelaine! Non andartene."
"Siete sicuro? Devo andare a dire a mio padre di preparare i bagagli per la vostra imminente partenza."
"No, per favore. Rimani qui con me, sono solo."
Madelaine si accomodò su una sedia in legno della cucina. "Potete raccontarmi tutto. Al contrario, se non vorrete rivelarmi il motivo per cui state così, troverete qualcuno con cui piangere."
Jungkook pianse.
Si lasciò andare a quel pianto rumoroso ed incessante che aveva trattenuto fin lì.
Abbracciò Madelaine che assorbì parte del suo dolore, schiudendo il suo cuore per il duca.
Gli faceva una grande ed immensa pena. Solo e ferito, senza nessuno con cui piangere - tranne che per lei.
Il suo abbraccio compassionevole lo scaldò.
"Mad, Taehyung sta molto male. Devo tornare a Londra il prima possibile..."
Le sfuggì un sospiro.
Non poteva lasciarsi andare proprio davanti a Jungkook che le si mostrava a pezzi.
"Se piangere può alleviare il vostro dolore, fatelo. Non abbiate timore o vergogna di sembrare debole o ferito. Non tenetevi dentro le emozioni negative, perché danneggeranno il vostro splendido animo."
"Grazie, Mad. Se non ci fossi tu..."
"Niente ma e niente se, dobbiamo preparare i bagagli per la vostra partenza."
Il cuore della ragazza si fece tanto piccolo fino a scomparire.
Separarsi da Jungkook significava perdere l'unico amico degno dei suoi pensieri, riflessioni e sentimenti, l'unico con cui condividerli tutti insieme. L'unico per cui valesse la pena.
Quel pomeriggio, fino a notte fonda, Jungkook colmò ogni baule per il viaggio.
Finché non ebbe finito del tutto, non fu soddisfatto del suo operato.
Sfinito, cadde in un sonno profondo, ancora coperto dalla casacca e dai pantaloni da giorno.
Quella notte non dormì, il solo pensiero di Taehyung in pericolo lo preoccupava.
ʕ•ᴥ•ʔ
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the Amorist | VK {sequel}
Fanfiction👑 Londra, 1809. Un racconto ambientato nei primi dell'800 durante gli anni della reggenza della regina Carlotta, dove Taehyung e Jungkook sono fratelli, ma quest'ultimo inizia a nutrire un sentimento d'attrazione nei confronti dell'altro, nel momen...