Fermati

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Non riuscivo a non pensare a Draco.
Al marchio nero.
Ai suoi occhi.

Non riuscivo più a dormire: ogni volta che chiudevo gli occhi avevo davanti a me quella scena.
Mi perseguitava di giorno e di notte.

Non avevo la forza di alzarmi dal letto. Non volevo soprattutto.
Era un dolore troppo grande da sopportare.
Perché l'aveva fatto?
Perché?
Perché non me l'aveva detto prima?
Perché non mi ha permesso di aiutarlo?

Perché ogni volta che c'è qualcosa di bello nella mia vita, un attimo dopo scompare? Perché tutte le cose belle vanno via? Perché con me non rimane nessuno?
Sapevo che sarebbe successo. Io mi avvicino alle persone e loro spariscono sempre.
Mio padre se n'è andato, i miei amici sono andati via, Draco...Draco non c'è più!
Succede sempre così.
Perché ogni volta a me?
Forse io non mi merito le cose belle, quelle spettano agli altri. L'amicizia, la gentilezza, la comprensione, l'amore non sono destinate a me!
Io non me le merito...

Prima di Draco avevo avuto sempre molta difficoltà ad esprimere i miei sentimenti. Avevo sempre avuto paura di rimanere ferita, di soffrire o semplicemente di non essere in grado di amare o di essere amata.
E ora capivo perché mi ero sempre tirata indietro nel provare qualcosa per qualcuno.
Alla fine ti fai solo male!

Mi ritrovai da sola a portare il peso di sapere realmente chi fosse Draco.
Non potevo dirlo a nessuno, non volevo, avevo paura...avevo paura ancora una volta non per me ma per lui.

Rimasi giorni in stanza. Mandai Pansy da Astoria. Volevo stare sola. Non volevo l'aiuto di nessuno.
Nessuno mi poteva aiutare.

Gli attacchi di panico diventano sempre più frequenti, gli incubi mi perseguitavano e io non riuscivo più salvarmi!

Spesso mi mancava il respiro. Spesso il battito del mio cuore accelerava senza un reale motivo.
Spesso la mia mente si offuscava di brutti pensieri. Spesso mi capitava di vedere tutto nero.
Davanti a me c'era solo il buio e il nulla.

Solo di notte, quando non c'era nessuno, quando nessuno poteva sentire il mio pianto e i miei passi, uscivo un po' dalla stanza.
Vagavo per il castello senza una meta.
Giravo nella speranza che qualcuno si accorgesse di me, del mio dolore, del peso di non aver fatto abbastanza.
Ma non trovavo mai nessuno.

Il vento era l'unico sollievo che avevo.
L'aria sulla mia faccia mi faceva sentire ancora viva.
Era l'unica cosa che riusciva a darmi la sensazione di non essere morta con Draco.

Io mi sentivo così: morta.
Il mio corpo era stato schiacciato da quella brutale verità. La mia anima ora era imprigionata in un tunnel dal quale non riuscivo o non volevo uscire.
Non provavo più emozioni, non sentivo più nulla. Il mio corpo era freddo, era ghiacciato come il mio cuore.

Quella sera il tempo era cambiato.
Qualcosa di brutto stava per accadere.
Io non avevo neanche più paura.
Orami non provavo più niente.
Non mi sarebbe potuto succedere nulla di peggio di quello che avevo già vissuto.
Nessun dolore fisico poteva essere paragonato al dolore che Draco mi aveva procurato.

La verità è che non è la pugnalata alla schiena che ti uccide ma quando ti giri e vedi chi sta tenendo il coltello.

Inizia a salire le scale della torre di astronomia.
Quel posto era l'unico luogo in cui mi sentivo meglio.
Volevo arrivare fin su, chiudere gli occhi e farmi cullare dal vento che accarezzava i miei capelli.

Fui bloccata.
Qualcuno alle mie spalle mi aveva preso e con una mano mi teneva a se e con l'altra tappava la mia bocca.
Non riuscivo a muovermi.
Non riuscivo a capire chi ci fosse dietro di me.
In quel momento non mi sentivo terrorizzata, ero solo impotente per quella presa così stretta.

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