Spine

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Charlotte

Il Natale si stava avvicinando.
Amavo il Natale, un po' come mia madre, questo però lo detestavo.
Non avevo accanto le persone che amavo.
Gli ultimi due erano stati un turbinio di emozioni: quello alla tana era stato speciale. Inconsapevolmente avevo passato il mio primo Natale con mio padre, Sirius.
Il secondo, a casa mia con Draco, mi aveva fatto provare sensazioni indescrivibili: gioia, passione, dolore. Avevo provato in quei giorni emozioni forti, indelebili. Mi era scoppiato il cuore quando le mani di Draco finalmente erano sul mio corpo, desideroso di lui. Ma avevo anche tanto pianto.
Avevo pianto per il ragazzo che era stato il mio tutto, che amavo con tutta me stessa e che piano piano stava svanendo da me.

Questo Natale invece non aveva luci da appendere fuori la porta di casa; non c'era spazio per addobbi o grandi regali.
Molti miei compagni avevano deciso di trascorrere quelle feste a scuola. Tornare a casa sarebbe stato pericoloso.
E io feci l'esatto opposto degli altri studenti.
Tornai a casa.
Tornai da mia madre.

Non parlavo con lei dal giorno del matrimonio di Bill e Fleur.
Ma ora avevo bisogno di lei. Lei doveva darmi delle spiegazioni, lei doveva dirmi la verità, lei doveva raccontarmi di Sirius perché io volevo sapere tutto di mio padre.
Così varcai la porta di casa.
Lei non lo sapeva, non se lo aspettava.

"Mamma.." dissi a voce bassa.

Lei era seduta sul divano del salotto. Aveva in mano un libro e lèggeva.
I suoi capelli erano raccolti all'indietro in un perfetto chignon. Il viso sembrava rilassato, ma io che la conoscevo sapevo che stava soffrendo.
Lèggeva per estraniarsi dalla realtà. Era un vizio di famiglia.
Appena senti la mia voce, alzò la testa dal libro e mi guardò. Subito un sorriso si impadronì del suo volto.
Voleva alzarsi e corrermi incontro, ma non lo fece. Aveva paura di essere respinta. Le avevo detto cose brutte e mi ero allontanata da lei.
Ma ora io avevo bisogno di lei più che mai.
Così mi precipitai e senza dire una parola mi fiondai su di lei.
La abbracciai così tanto forte da farle quasi perdere il fiato.
Lei ricambiò il mio abbraccio, mi guardò serena e disse solo: "Mi dispiace.."

Quelle parole mi strinsero il cuore. Un nodo alla gola non riusciva a farmi emettere alcun suono dalla bocca.
La guardavo in silenzio.
Le dispiaceva avermi fatto soffrire, avermi mentito ma io sapevo che lei era la vera vittima di questa situazione.
Lei aveva perso per due volte l'uomo della sua vita. L'aveva ritrovato solo per un attimo, prima che il destino crudele gle lo portasse via per sempre.
E lei tutti questi anni aveva dovuto fingere di stare bene, di non avere rimpianti e di non aver mai provato qualcosa di così tanto forte quanto struggente.
E io mi sentivo una merda per averle sputato veleno addosso quel maledetto giorno.

Mi sedetti accanto a lei.
Mi accovacciai sempre più vicina. Appoggiai la mia testa sulle sue gambe e mentre lei mi accarezzava i lunghi capelli biondi le chiesi: "Parlami di lui, ti prego"

Sentii il respiro profondo di mia madre e la sua rigidità a quelle mie parole. Poi d'improvviso il silenzio venne interrotto dalle sue parole. Quelle parole che le facevano male al cuore ma che sentiva il bisogno di dirmi.

"Gli somigli sai?"

La guardai perplessa.

"Hai il suo stesso caratteraccio. Sei cocciuta, testarda e soprattutto ribelle"

Io la ascoltavo in silenzio.

"Sei impulsiva proprio come lui. Ti fai trasportare dalle emozioni e non ti interessa delle conseguenze."

Ad un tratto mia madre mi fece alzare la testa dalle sue gambe e mi portò dritta.
Mi sollevò il mento con un dito e mi guardò negli occhi.
Aveva gli occhi gonfi di lacrime.

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