CAPITOLO 9

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《Io non vedo molto i miei. Lavorano sempre e non hanno tempo per stare con me, sono praticamente cresciuta con la domestica. Le voglio un mondo di bene, per me è come una seconda madre. Un giorno magari ve la farò conoscere, sono sicura vi piacerà e che voi piacerete a lei.》Per fortuna la mia amica prende la parola.

《 Mi dispiace, deve essere brutto non vedere mai i tuoi genitori》 Le dice Dana con una faccia triste per ciò che c'ha appena raccontato la nostra amica.

《Tranquille, ormai non ci faccio più caso》

Io proprio non capisco come possono dei genitori stare lontani dalla loro figlia preferendo il lavoro a quest'ultima. Cos'è, alcune persone le fanno con un pezzo di cuore in meno?!

《Tu invece che ci dici Zoe?》 mi chiede la mia coinquilina. Lo sapevo che prima o poi sarebbe toccato a me parlarne,

《Beh, per quanto riguarda mia madre le voglio un mondo di bene. Lei è la mia migliore amica, mi è sempre stata vicino. Ci diciamo sempre tutto》Decido di parlare solo di mia madre. Magari si accontenteranno di questa risposta e cambieremo argomento.

《Tuo padre invece?》Mi chiede Dana. 

Come non detto.

Fai un bel respiro Zoe. Penso, e lo faccio. Ne ho bisogno, devo mantenere la calma, non posso permettere ai sentimenti di prendere il sopravvento.

《Mio padre non l'ho mai conosciuto, so solo che ha lasciato me e mia madre quando avevo quasi due anni. Non so nulla di lui. Non conosco il suo aspetto, la sua voce, se è cattivo o buono, se ama di più il salato o il dolce. Di lui ho solo un ricordo, una cicatrice》Mi ritrovo a  raccontare questa parte delicata della mia vita che solo mia madre sa. 

《Una cicatrice?》 chiedono in coro le ragazze con fare stranito.

《Sì, una cicatrice. So solo che me la feci il giorno in cui mio padre ci abbandonò. Non so come, non so perchè, so solo che c'è l'ho.》 Dico ripensando alla mia cicatrice che nessuno a parte mia madre ha mai visto. 

《Ma è terribile, come ha potuto andarsene così? Eri solo una bambina. E' un bene che tu non abbia conosciuto un uomo del genere.》Parla Bi appena finisco il racconto.

《Bonnie ha ragione, è un bene tu non l'abbia conosciuto.》Concorda l'altra mia amica

《Lo so che avete ragione ragazze, però sapete quando ero alle elementari e i miei compagni venivano presi in braccio dai loro papà e messi sulla loro schiena, io pensavo che avrei voluto farlo anche io. Avrei voluto avere anche io un papà da cui scappare quando combinavo un disastro e la mamma si arrabbiava o che era geloso se un ragazzo ci provava con me. Però purtroppo queste cose io non l'ho mai vissute e mai le vivrò.》 concludo io con un sorriso triste. 

Le ragazze mi guardano dispiaciute e tristi per me.

Poi all’improvviso Bi si alza ed esclama《Ora basta essere tristi, su col morale. Ora noi ci vediamo un film romantico commentando gli attori strafighi e mangiando schifezze》

E così facemmo e tutta la tristezza di prima sparì 

e lasció posto al divertimento di passare una serata con le amiche. Quelle vere.

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Sento dei raggi colpire il mio viso e capisco che è mattina. 

Sto per decidermi ad alzarmi quando due corpi si lanciano su di me e si mettono a saltare sul letto urlando di alzarmi.

Apro gli occhi e vedo le mie due pazze amiche che ridono mentre scendono dal letto.

《Scusa amica, ma dovevamo svegliarti perché abbiamo deciso di fare colazione fuori. Su alzati e preparati. Ti aspettiamo, fai in fretta ho fame》 dice Bi per poi uscire dalla mia camera con Dana mentre sghignazzano per la mia faccia stile zombie che le guarda male.

Controvoglia mi alzo e, dopo essermi sistemata, esco dalla mia camera e trovo le mie amiche pronte ad andare. 

Usciamo dal dormitorio e ci dirigiamo in un bar molto carino in cui Bi va spesso. 

Le pareti sono bianche, i tavolini e le sedie sono rosa e blu pastello. 

C'è una lunga vetrina piena di dolci vari sul lato sinistro e delle piccole mensole piene di libri su quello destro. 

Dopo aver fatto un'ottima colazione a base di succo d'arancia e dolci buonissimi, paghiamo, usciamo dal Bar e torniamo all'università per poi dividerci per recarci ognuno nella propria aula.

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Tengo gli occhi chiusi con la testa appoggiata al tronco mentre mi godo la musica. 

Sono a Central Park, avevo bisogno di tranquillità dopo aver avuto tutto il giorno lezione e so che in casa mia non l'avrei mai avuta con Bi tra i piedi. Le voglio bene, ma è una vera casinista.

Tolgo le cuffie dato che il sole sta tramontando e quindi è ora di tornare. 

Mi alzo da terra e mi pulisco dai residui di foglie quando una voce mi distrae. 

Sento un ragazzo urlare e potrei giurare che questa voce mi sembra quella di Andrew.

Mi incammino verso la voce finché non riconosco la figura Andrew che urla al telefono.

Mi nascondo dietro un albero e ascolto cosa dice.

《Non me ne fotte un cazzo di cosa lui vuole dirmi. Dirgli che per quanto mi riguarda può andarsene a fare in culo. Non sono più il suo schiavo》

Dopo pochi secondi ricomincia a parlare.

《Ho già sistemato quel lavoro, non ne voglio sapere più nulla》

Altri secondi di silenzio.

《Cosa vuoi che abbia fatto l’ho legato, l’ho messo in macchina e arrivato alla base l’ho》 Decido di non ascoltare più per la piega che sta prendendo la conversazione, ma appena faccio un passo indietro pesto una foglia e il rumore fa girare Andrew nella mia direzione.

Mi nascondo meglio dietro l’albero sperando non mi abbia visto, ma la mia speranza sparisce quando sento una mano afferrarmi il braccio e trascinarmi. Ora sono di fronte ad Andrew che è visibilmente arrabbiato.

《Devo chiudere ci sentiamo dopo》

Chiude la chiamata e si mette il cellulare in tasca.

《Che cazzo pensavi di fare? Non te l’hanno insegnato che non si origliano le conversazioni degli altri?》Il suo viso ora è attaccato al mio.

《Non stavo origliando, sei tu che stavi urlando come un pazzo》

《Questo non ti da il diritto di spiare le mie conversazioni. Dimentica ciò che hai sentito》Detto questo mi lascia andare e si allontana da me. 

Mi guardo il braccio che prima stringeva notando un leggero alone rosso. 

Lascio perdere e torno al dormitorio prima che si faccia del tutto buio.



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