CAPITOLO 12

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Continuo a camminare fino ad arrivare di fronte a lui. 

Non so se disturbare la sua attuale tranquillità o restare a guardarlo. 

Purtroppo non ho la possibilità di scegliere, perché è lui stesso ad aprire gli occhi ed accorgersi della mia presenza.

《Finalmente sei arrivata Rochelle》 

《Sì, ora mi dici perché mi hai chiesto di incontrarci qui?》

Si stacca dalla moto e si avvicina a me.

Di riflesso indietreggio, ma lui mi ferma mettendomi una mano dietro la schiena.

《Sali sulla moto》 Afferma guardandomi dritta negli occhi.

《Perchè?》 Rispondo sfrontata. 

Di sicuro non salirò sulla sua moto senza sapere dove mi vuole portare. 

Per quanto ne so potrebbe anche voler uccidermi. Ci tengo a restare viva

《Non dirmi che hai paura che ti faccia del male》  Ribatte con altrettanta sfrontatezza.

Ok, ai suoi super poteri, oltre alla velocità, aggiungo il saper leggere nel pensiero. 

Potrebbe entrare negli Avengers. Ok, basta battute.

《Sei un criminale, è ovvio che io abbia paura》 Rispondo incrociando le braccia al petto 

Alla mia frase posso chiaramente vedere una leggera nota di tristezza tingere il suo sguardo.

Andrew sospira e toglie la mano dalla mia schiena.

Penso di poter finalmente andare, fino a quando non mi sento prendere per i fianchi e  trascinare, come se fossi una bambina, sopra la moto.

《Ma sei scemo. Non ho intenzione di andare da nessuna parte con te.》

Andrew non risponde e non mi ascolta.

Mi mette un casco in testa, sale sulla moto e parte a tutta velocità. 

Io mi stringo a lui per evitare di cadere all’indietro e urlo il più forte che posso, per farmi sentire.

《DOVE MI STAI PORTANDO?》Ancora non ottengo risposta.

《LO SAI CHE E’ MALEDUCAZIONE NON RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE TI FANNO?》 Ancora nulla.

Perché ho accettato di incontrarlo? Non potevo uscire dal retro ed evitare tutto ciò?

Devo smetterla di immergermi in queste avventure spericolate con il rischio di uscirci secca. Io non sono mai stata una che ama queste cose. Non sono fatta per questo.

Mi arrendo, dato che sto solo sprecando fiato inutile. Cerco di calmarmi regolando il respiro e cercando di rallentare il battito cardiaco, per poi poggiare la testa sulla sua schiena. Al che lo sento sospirare. Strano.

Il viaggio continua così io che mi stringo a lui e lui che ogni tanto sospira. 

Nemmeno una parola, come sempre.

All’improvviso la moto si ferma davanti un gigantesco edificio. 

Questa è la nuova biblioteca che ha aperto da poco, quella di cui mi ha scritto oggi Dana. Deve aver letto il messaggio che gli ho scritto, ma perchè ha voluto portarmici lui qui?

《Perché mi hai portata qui?》Chiedo mentre scendo dalla moto.

《Ho letto che hai scritto alla tua amica i volerci andare》

《Mi hai portata qui solo perché io volevo venirci》 Questa è più un’affermazione che una domanda. 

E come se stessi cercando di autoconvincermi di questa strana rivelazione. 

Non credo nelle favole    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora