Capitolo 36 - Scomparsa

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Lo scalo a Shanghai prevedeva un fermo di due ore. I passeggeri scesero senza fretta, molti di loro avrebbero proseguito per destinazioni diverse, ma una sosta per sgranchirsi o per fare shopping l'avrebbe gradita chiunque.

Shaoran inforcò gli occhiali scuri e rimase seduto fino a quando non vide Jane avviarsi.

Le uscite dell'aereo erano state agganciate ai punti d'ingresso della cosiddetta Satellite Hall, l'immensa struttura di collegamento dell'aeroporto.

Jane si incamminò verso il gate del nuovo imbarco, due ore non erano molte e non aveva alcuna voglia di fare altro. Il pavimento lucido la ritraeva come fosse uno specchio, mentre trainava il piccolo trolley.

Shaoran, a debita distanza, non la perdeva di vista, fino a che lei non si infilò nei bagni.

L'uomo attese pazientemente, non voleva farsi riconoscere, non ancora perlomeno. Solo una volta arrivati a Londra sarebbe stato il momento giusto, ora doveva solo farle da angelo custode.

Mentre cercava di comportarsi come un qualsiasi turista, teneva d'occhio l'ingresso dei bagni; l'andirivieni continuo gli permetteva di non essere notato più del dovuto.

Il tempo però passava e Jane non si vedeva.

Perché non esce?

Decise di muoversi ed entrò nei bagni.

Dopo un atrio abbastanza ampio si aprivano gli ingressi distinti per le donne e per gli uomini.

Pensò in fretta a cosa fare. Prese un tesserino dell'università ed entrò nei bagni femminili.

"È un normale controllo, devo fare alcune verifiche", teneva in alto il tesserino e pregava che non ci fosse in giro un vero addetto alla sicurezza.

Le poche donne che intravide erano davanti agli specchi, e nessuna gli prestò particolare attenzione.

Cominciò ad aprire le porte socchiuse dei bagni, tutte vuote, tranne una: fu investito dall'urlo di una ragazza paffutella seduta sulla tazza del water, evidentemente non aveva bloccato la porta.

Shaoran alzò il tesserino, "Tranquilla sono un ispettore della sicurezza", e richiuse la porta.

Aveva già oltrepassato quasi tutti i bagni; mancavano solo i due in fondo, ed erano chiusi. Ormai si sarebbe dovuto smascherare. Jane non poteva che essere in uno di quelli e non poteva non aver sentito l'urlo della ragazza.

"Jane?"

Una donna dai tratti occidentali uscì da una delle due porte e, appena lo vide, gli fece l'occhiolino.

Lui fece una smorfia, "Jane sono io." Picchiò all'unica porta rimasta chiusa.

Un altro urlo e frasi sconnesse in lingua indiana fecero capire che non poteva essere Jane.

Maledizione, come è possibile che l'abbia persa? Non sprecò tempo per darsi una risposta, nella parete in fondo al corridoio intravide una porta chiusa e un cartello con evidenziato il divieto di accesso.

Si portò subito lì, afferrò il pomello e lo girò. La porta si aprì. Entrò in quello che sembrava un locale di servizio con in terra attrezzi per le pulizie. Per evitare altre scene di panico, preferì richiudersi la porta alle spalle.

Fu avvolto dal buio totale e non trovò nessun tasto per le luci. Prese dalla tasca il cellulare e attivò la torcia.

Vide per pochi secondi la luce biancastra che illuminava il locale, ma subito un colpo tremendo alla nuca lo fece stramazzare a terra e sprofondò di nuovo nel buio.

***

Quando Shaoran si risvegliò si rese conto di essere sdraiato su una panchina con una fasciatura in testa. Si mise seduto e sentì un forte dolore alla base del cranio. Due agenti e un addetto dell'aeroporto erano davanti a lui. L'uomo più anziano aveva in mano i suoi documenti.

"È lei il signor Shaoran Xu?"

"Chi mi ha colpito?"

"Prima risponda alle nostre domande."

"Sì, sono io", lo disse toccandosi la testa, "E ora ditemi chi mi ha colpito."

"L'abbiamo trovata privo di sensi, in terra. Cosa ci faceva in quel bagno?"

"Avevo visto entrare un'amica, la stavo cercando."

"Spaventando diverse donne e infilandosi in uno stanzino di servizio?" L'agente che parlava non sembrava molto propenso a essere indulgente, era il più alto in grado dei due e sembrava volesse spiegare agli altri come comportarsi in questi casi.

"Capisco che può sembrare strano, ma è così", sapeva che era inutile insistere e continuava a chiedersi dove fosse finita Jane.

"Le consiglio di darsi una calmata e di riprendere il suo volo per Londra, che peraltro partirà a breve", l'uomo diede un'occhiata all'altro, molto più giovane, come per dire, ora tocca a te.

Shaoran nel frattempo si era alzato.

Il giovane agente sembrò aver perso la favella. Con una certa fatica si sforzò di parlare e, balbettando, uscì con un "Se la rivediamo nei bagni delle donne..."

"Cosa?" Chiese l'altro, mentre tutta la sua stazza sovrastava il giovane agente.

"Non, non... cerchi di non..."

"Va bene, va bene", disse l'altro, "Credo abbia capito che non lo farà più."

Anche lui, di fronte a quella montagna di muscoli, perse gran parte della sua finta sicurezza.

Shaoran, tuttavia, non voleva chiudere lì la questione. "Devo sapere se ha usato un'uscita secondaria."

"Chi?"

"La donna che stavo cercando."

L'agente che aveva parlato, pur intimorito, stava per perdere la pazienza, "È chiaro che non ha capito."

"Ho capito benissimo, voglio solo che mi facciate vedere se quel locale ha un'uscita." L'esitazione nel rispondere gli fece capire che poteva rischiare di insistere. "Solo un rapido controllo e poi me ne vado."

L'agente anziano sbuffò, "Va bene, andiamo a vedere."

Tutti si mossero vero i bagni.

"Solo io e lui, voi aspettate qua."

Gli altri due sembravano dispiaciuti nel non poter entrare nel bagno delle donne.

La divisa bastava per far capire, a chi era all'interno, che l'intrusione era autorizzata. I due andarono verso il fondo del corridoio ed entrarono nel locale.

Il poliziotto accese la sua torcia che illuminò scope, stracci e detersivi, ma non solo. Un'altra porta permetteva di proseguire.

Shaoran stesso l'aprì e si trovò in un altro corridoio stretto, dove vi erano dislocati diversi ascensori.

"Contento? Se è vero che la tua amica è uscita da qui, non credo la potrai ritrovare facilmente."

Quell'uomo aveva ragione, pensò l'assistente della virologa.

Ora aveva solo una possibilità, andare all'imbarco per vedere se lì l'avrebbe ritrovata.

***

Al gate, di lei non c'era traccia. Cattivi pensieri stavano ormai prendendo forma nella testa di Shaoran e la botta alla nuca gli faceva credere che fossero, purtroppo, fondati. Decise comunque di aspettare fino alla fine. Se non si fosse presentata, nemmeno lui avrebbe preso quell'aereo.

Fu così, di Jane non c'era più alcuna traccia.

Rimase lì anche dopo che venne dato l'ultimo annuncio, fino a quando venne indicato che l'aereo era decollato.

La donna era svanita nel nulla.

"L'hanno rapita", disse con la voce rotta dalla rabbia.

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora