Capitolo 4 - Dubbi

51 10 13
                                    

Autunno 2018 - Istituto Pasteur


A Philippe non bastarono alcuni mesi per adattarsi al nuovo luogo di lavoro. In realtà odiava quella collocazione. Alla sua età avrebbe pensato di svernare tranquillamente nella sua Parigi e ora si trovava nella Cina orientale, su un progetto che non sembrava nemmeno particolarmente attrattivo.

Mi sono fatto coinvolgere solo perché mi hanno promesso di coprirmi di soldi, non era questo il vero motivo, ma questo pensiero gli procurò un dolore allo stomaco. Per lui, che aveva sempre lavorato perché amava quello che faceva, sarebbe stata una cosa indegna aver accettato simili compromessi.

I primi mesi della nuova occupazione trascorsero senza nulla di particolare, solo dati da analizzare e documenti da catalogare. Gli sembrava di essere tornato ai tempi del dottorato di ricerca. Ma un giorno qualcosa cambiò.

Philippe stava osservando il monitor, "Cosa sono questi?"

Uno dei suoi giovani assistenti si girò verso di lui, "Si riferisce all'ultimo rapporto?"

"Sì, quello."

"Sono i risultati dell'ultimo test."

"Questo l'avevo capito", Philippe continuò a scrutare il monitor, i dati indicavano che un soggetto aveva avuto un rigetto con il nuovo vaccino sperimentale.

Il vaccino su cui stavano lavorando non aveva ancora raggiunto nemmeno la fase uno della sperimentazione clinica, quella basata su pochi volontari sani. Perlomeno lui non ne era al corrente. Lo colpì la parola soggetto e rigetto. Solitamente veniva usata la parola cavia, mentre il rigetto era generalmente indicato con un codice che andava da uno a quattro.

"Cosa intendono per rigetto?" sussurrò tra sé.

I documenti erano tutti in inglese, pensò ad un problema di traduzione, al progetto lavoravano diversi team, in gran parte cinesi.

Philippe e il suo gruppo seguivano lo sviluppo di un vaccino per un tipo di coronavirus del quale conosceva molte informazioni, ma che non aveva mai avuto la possibilità di analizzare. Non sapeva da dove era arrivato, come era nato, dove era conservato. Lui e il suo gruppo avevano solo accesso ai dati, senza aver mai manipolato alcun campione.

La documentazione conteneva i risultati degli esperimenti realizzati in laboratori a lui sconosciuti, presumibilmente con classificazione di livello 4. Il virus aveva caratteristiche di alta infettività e alta contagiosità e doveva essere conservato nella massima sicurezza, ben oltre i normali livelli di guardia.

Philippe si era più volte chiesto quanto quel virus fosse reale. Talvolta riusciva a convincersi che i dati si basassero solo su esperimenti virtuali e che gli studi fossero a scopo sperimentale, per creare simulazioni di casi non reali. Ma se non fosse stato così, se quel virus fosse esistito veramente, si sarebbe augurato che rimanesse rinchiuso nel profondo di un BSL-4.

Aveva chiesto più volte ragguagli, a più livelli, ma le risposte erano sempre state lapidarie: nessuna domanda doveva essere fatta su ciò che fosse fuori dal proprio ambito trattato. Più il tempo passava più si chiedeva cosa ci fosse dietro a tutto questo.

I dubbi, che già lo tormentavano da settimane, cominciarono a diventare sospetti. Arrivò il momento in cui iniziò a fare ragionamenti che fino a quel momento non aveva osato fare, o che, semplicemente si rifiutava di fare. Punto uno: tutti i gruppi a cui lavorava erano in Cina, in particolare a Wuhan e Shanghai. Punto due: nessuno sapeva nulla degli altri gruppi, giravano solo dati e non sempre completi. Punto tre: non poteva confrontarsi con nessun altro al di fuori di questi gruppi, questa era una clausola chiara del suo contratto, pena la revoca e l'immediata fine della collaborazione, con una pesante penale economica. Quarto e ultimo punto, il più inquietante: i suoi interlocutori, coloro che l'avevano ingaggiato, non gli piacevano per niente, pur non sapendo nulla di loro.

Questi quattro elementi ormai rimbalzavano nella sua testa come una palla da ping-pong.

"Per oggi basta, ho un altro impegno", disse mentre già stava per uscire dallo studio.

A Philippe avevano assegnato un miniappartamento in una zona adiacente all'istituto. Passava gran parte della giornata al lavoro e il poco che restava a casa.

Aveva una scarsissima attività sociale e usciva solo per fare un po' di spesa, quando era necessario. Ora però stava camminando lungo un vialetto alberato, come fosse un turista.

Dallo smartphone compose un numero che non avrebbe mai pensato di digitare. Sperava fortemente di sbagliarsi. Le conseguenze della violazione del contratto, anche nel caso avesse preso lucciole per lanterne, lo spaventava molto meno della possibilità di averci visto giusto.


>>> Continua... >>>

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora