"Accomodatevi, amici miei, è un piacere rivedervi."
I coniugi Liú Akiko e Junhui Hiroki chinarono il capo verso Irene Marchisella, responsabile della Biblioteca comunale Laudense di Lodi. Lei ricambiò il gesto.
Irene non si stupì dell'antica forma di saluto dell'inchino, ormai caduta in disuso, e nemmeno si stupì nel vedere i suoi ospiti indossare mascherine chirurgiche. In molte aree della Cina e del Giappone era consuetudine usarle. In origine fu il modo più immediato per proteggersi dall'aria inquinata, poi entrò nelle abitudini quotidiane.
Fuori dai propri confini, tuttavia, tali abitudini venivano spesso dimenticate e Irene si chiese quando sarebbe successo anche a loro.
Rapporti di interscambio culturali erano abbastanza frequenti per gente come lei che gestiva un patrimonio letterario importante, quello dell'antica biblioteca comunale, con le sue centoventimila opere, aperta dal lontano 1792.
I coniugi cinesi, entrambi docenti di letteratura italiana presso la città di Wuhan, amavano unire l'utile al dilettevole. Per loro non c'era vacanza migliore che passare alcune settimane in Italia, e Lodi sarebbe stata solo la loro prima destinazione.
Irene Marchisella era stata più volte ospite alla Wuhan University e lei aveva adottato lo stesso sistema, arricchendosi culturalmente e visitando nuovi luoghi.
"Avete fatto un buon viaggio?"
"Ottimo, se non pensiamo alle ore impiegate."
Irene sorrise, "È per questo che vi ho prenotato il miglior B&B della città. Vi verranno a prendere fra pochi minuti, nel frattempo entrate nel mio regno, vi offrirò qualcosa."
Con i trolley risalirono i sette gradini della porta principale del palazzo settecentesco che dava l'accesso sia alla biblioteca che al museo civico.
Irene aiutò la donna a trasportare il bagaglio, mentre il suo imbarazzo, per quelle mascherine ostinatamente indossate, cominciò a crescere.
Akiko se ne accorse, "Ti stai chiedendo perché non abbiamo ancora tolto le mascherine?"
"Amica mia... in realtà mi sto chiedendo perché le abbiate messe. Non state bene?"
I due si guardarono, "Andiamo nel tuo studio, così parliamo", la voce di Akiko sembrava avere un tono grave.
"Certo..." Irene diventò ancora più perplessa.
Fiancheggiarono la zona dove, in ampi saloni, diversi ragazzi erano immersi sui libri; la biblioteca era anche quello, non solo un luogo dove consultare opere, ma anche dove studiare. Passarono di fronte ai grandi armadi in noce della sala a volta, che svettavano per otto metri di altezza. Akiko e Hiroki non poterono fare a meno di ammirarli incantati. Infine, giunsero a destinazione: l'ufficio di Irene era sobrio, se confrontato col resto della struttura, ma aveva anche un comodo divano, dove lei fece accomodare i suoi ospiti.
"Ora vi preparo un tè."
I due annuirono senza dire nulla.
Poco dopo, un infuso caldo veniva versato nelle tazze.
"Spero di rispettare il protocollo del cerimoniale."
Akiko era una donna che sorrideva con disinvoltura e, anche questa volta, non poté non farlo, sebbene indossasse la mascherina. Irene lo capì e si sentì meglio.
"Il gong fu cha , sarà per la prossima volta", disse la padrona di casa guardando i suoi ospiti, "Ora però, dovrete toglierle... immagino."
I due si guardarono, poi, con una gestualità quasi liturgica, si levarono le mascherine.
"Che bello rivedervi", sorrise Irene.
"Vale anche per noi."
"Ora ditemi, cosa sono tutte queste precauzioni? Non sarà per quel virus?"
Akiko fissò il suo compagno, per poi voltarsi verso l'amica, "È per quello."
Irene, che stava sorseggiando il tè, posò la tazzina sul tavolino.
"Le notizie dicono che è tutto sotto controllo, che ci sono pochi casi e che... è poco più di un'influenza, non è così?"
I due ospiti si guardarono come per trovare un consenso ciascuno dall'altro, fu poi Hiroki a rompere gli indugi.
"Non c'è nulla di vero. La situazione è molto più grave di quello che sembra."
Irene corrugò la fronte.
"Ci sono pochi casi perché da noi non vanno tanto per il sottile", l'uomo tossicchiò, più per schiarirsi la voce che altro.
"Ascoltami, amica mia: pochi giorni fa ero in un vagone della metropolitana, davanti a me una giovane ragazza aveva appena ricevuto un messaggio sullo smartphone. Ricordo ancora il segnale della notifica e lei che immediatamente guarda il cellulare. Appena l'ha letto si è messa a piangere. La fermata successiva è scesa e ad attenderla vi erano due uomini con tuta e casco anticontaminazione . L'hanno prelevata e portata via, seguita da tre militari."
Irene era senza parole, ma cercò qualcosa da dire, "Magari era un caso particolare."
"Ve ne sono stati a centinaia di casi di quel genere", Akiko deglutì come se facesse fatica a tirar fuori le parole, "Hanno chiuso interi condomini, nessuno può né entrare né uscire... tranne i morti."
Irene portò le mani al viso.
"Presto succederà all'intera città di Wuhan e non solo a quella."
"Cosa... succederà?" chiese lei sapendo già la risposta.
"Quello che è già successo a quei condomini: nessuno potrà né uscire né entrare: milioni di persone verranno rinchiuse all'interno della città."
"Mio Dio... è per questo che avete voluto anticipare la visita da me."
Akiko abbassò gli occhi, "Sì, è per questo, ma forse abbiamo sbagliato, saremmo dovuti restare... come noi, sono già fuggite molte altre persone."
Irene capì cosa intendesse dire: una fuga non controllata avrebbe portato inevitabilmente il virus fuori dai confini della Cina.
"Ma... voi state bene?"
"Sì, stiamo bene... per ora."
Un breve silenzio sembrò raggelare la stanza.
Hiroki si schiarì la voce, "Dovete fare qualcosa, dovete prepararvi."
La responsabile della biblioteca fu colpita dalla fermezza di quelle parole e percepì un brivido, prima ancora di sentire cos'altro avrebbe detto.
"Arriverà anche da voi... è solo questione di tempo."
>>>continua...>>>
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L'OMBRA DEL PIPISTRELLO
AventuraCiò che la natura non osa fare, sarà l'uomo a farlo. In una grotta sperduta un gruppo di ricercatori fa una scoperta inquietante. I fatti che seguiranno saranno solo l'inizio di qualcosa che nessuno avrebbe mai immaginato. Il carico misterioso trasp...