Capitolo 54 - Sasithorn e la 'Crociera' sul Columbus Dragon

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Poco prima del lockdown di Wuhan e Shanghai

Su un super yacht Columbus Dragon al largo dell'Oceano Indiano

Lauren era ai limiti della sua resistenza, non le restava molto tempo e stava prendendo in seria considerazione l'ipotesi di uscire dalla vasca, quando vide giungere alcuni uomini con delle ragazze.

"Vieni fuori", sentì urlare da qualcuno.

Forse le sue pene erano giunte al termine. Lauren non se lo fece ripetere e uscì da quella maledetta ghiacciaia.

Il suo organismo cominciò a irrorare sangue in tutto il corpo che con incessanti tremolii dava i suoi segnali di vita. Aveva sensazioni contrastanti: intense vampate di caldo e freddo gelido sotto le unghie.

Una delle ragazze le mise addosso un asciugamano, lei lo strinse a sé.

Faceva fatica a muoversi.

La portarono al ponte tre. L'area sembrava quella di un albergo di lusso. Un ampio corridoio dava l'accesso alle cabine; in alcune, sbirciando, se ne poteva notare l'opulenza. Sulle porte facevano bella mostra degli ideogrammi. La colpì il fatto che su una di queste era rappresentato il simbolo della Luna:

"Da oggi abiterai qua, sei diventata una concubina di Jack."

Mise piede dentro e la porta si richiuse alle sue spalle.

Era incredula, lui aveva fatto affiggere l'ideogramma che rappresentava il suo nome. Se non avesse saputo quale bastardo fosse, avrebbe potuto pensare a lui come a un romanticone.

"È chiaro che ho superato la prova", pensò, "Sono viva, forse sono stata convincente."

Tuttavia, non si fece trasportare né dal romanticismo, né dalla riconoscenza verso Jack per la sua ascesa sociale. Sapeva bene a quali compiti dovessero sottostare le concubine di un simile personaggio.

Si guardò attorno. Si trovava in una cabina spaziosa, ma abbastanza sobria, ben altra cosa rispetto alle suite adocchiate prima. Il bagno aveva una doccia, si buttò dentro. Regolò poco per volta il miscelatore, desiderava sentire il caldo dell'acqua, voleva cancellare il freddo di quel cazzo di frigidarium o come diavolo si chiamava, ma soprattutto togliersi di dosso il volto di Jack, almeno per un po'.

Quando uscì dal box era di certo più rilassata. Si mise un accappatoio e si accorse di aver fame, Non si mangerà da queste parti?

Vide un mobiletto stile frigobar. Fra le varie bevande trovò un pacchetto di arachidi. Lo aprì e se ne mangiò una bella dose, Era quello che ci voleva: robaccia ipercalorica.

Stava pensando di buttarsi sul letto, non avrebbe voluto fare altro, ma la porta si aprì all'improvviso.

La prima cosa a cui pensò fu che indossava solo l'accappatoio.

Fissò l'uomo davanti a lei: Jack, il suo incubo era tornato e non era solo.

Entrò, ma l'uomo che lo aveva accompagnato rimase fuori.

Si richiuse la porta alle spalle. L'aver fatto indugiare una guardia sulla soglia era un chiaro monito rivolto a lei.

Lauren guardò Jack con un'aria di sfida, ma subito capì che non doveva essere quello l'atteggiamento corretto.

Cosa cazzo vorrà? Se vuole scopare gli dico che ho un cerchio alla testa e se non si convince gli rifilo un calcio nelle palle.

Sapeva che nessuna delle due sarebbe stata una buona soluzione.

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora