Capitolo 7 - Fort de Noisy

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Romainville, Francia

Romainville era un piccolo comune a mezzora di auto da Parigi, senza particolari prerogative, se non ospitare Fort de Noisy, la sede del Service Action, l'unità militare segreta francese della DGSE.

L'antico forte, risalente al XIX secolo, aveva tutte le caratteristiche di un bunker, protetto sia dall'alta tecnologia, sia da antichi sistemi di difesa, come il filo spinato sulle alte mura.

Su Google Maps l'intero sito è oscurato, come i suoi ingressi su Street View, nemmeno la CIA a Langley adotta simili misure di sicurezza.

Come suo solito, il capitano Mathys aveva i capelli scompigliati che gli ricadevano in parte sul viso. Se ne stava alla scrivania, in attesa di una riunione che sarebbe iniziata a momenti.

Il suo cellulare cominciò a vibrare. Quando lo prese si sistemò istintivamente le ciocche ribelli, come per darsi un tono.

Prima di rispondere vide sul display il nome di Philippe Martin. Non sentiva da anni il vecchio studioso; con lui aveva sempre avuto un ottimo rapporto.

Pur sapendo chi stesse chiamando rispose con un, "Sì? Pronto?"

"Buongiorno, cercavo Giuseppe."

"Come?"

"Ho detto che dovrei parlare con Giuseppe, l'amico di Paulette. Paulette si è ammalata ed è contagiosa, estremamente contagiosa."

Mathys Gauthier scattò subito in piedi.

"Mi scusi devo aver sbagliato numero", disse il suo interlocutore.

Mathys cercò di balbettare qualcosa, ma poi udì il suono della comunicazione interrotta.

Appoggiò il cellulare sulla scrivania quasi scottasse.

Abbiamo una grossa grana, pensò, e si diresse ai piani alti.

Il capitano aspettava di fronte alla porta del Generale con il maggiore Thierry Chevalier, suo diretto superiore.

"Sei sicuro di quello che stiamo facendo?" il tono di Thierry era quasi di rimprovero.

"Non sono per niente sicuro, ma le cose stanno così."

"Riassumi tutto prima che il vecchio rompicazzi ci faccia entrare, forse abbiamo ancora la possibilità di tornare alle nostre riunioni."

Rompicazzi lo sussurrò per non farsi udire dal militare che piantonava l'ufficio.

Mathys sembrò spazientirsi, "Allontaniamoci un attimo."

Misero alcuni metri tra loro e il soldato di guardia.

"Allora, te lo ripeto: conosco da anni il dottor Philippe Martin, non lo vedo da tempo, è vero, ma di lui ci si può fidare. In passato ho chiesto la sua collaborazione per alcuni casi che stavo seguendo. Casi di pericolo pandemico terroristico, per intenderci. Di questo, ovviamente, non c'è alcuna traccia, è tutto secretato."

"Ok, questo potevi saltarlo, vieni al dunque."

"Non c'è molto da aggiungere: Philippe mi ha chiamato, sapeva che ero io, ma ha fatto finta di non riconoscermi. Ha però voluto mettere un certificato di garanzia a quello che stava per dire e mi ha mandato un messaggio."

"Certificato di garanzia? E chi cazzo è questo Giuseppe amico di Paulette?"

In quel momento la guardia, che aveva appena ricevuto una comunicazione sugli auricolari, aprì la porta dell'ufficio, "Il Generale vi attende."

"È un personaggio di fumetti erotici... siamo entrambi suoi fan", bisbigliò il capitano, mentre entravano dal Generale.

***

"State scherzando?"

Il Generale quasi saltò sulla sedia, riempendo di sputacchi prima i suoi baffetti e poi la scrivania.

"Non ci permetteremmo mai signore", il Maggiore assunse tuttavia un'aria mortificata, "Noi crediamo che..."

"Non me ne fotte un cazzo di quello che credete, voglio fatti e certezze... e qua non ce ne sono, ci sono solo... fumetti porno e congetture, Cristo di un Dio."

Il Generale li squadrò come per aspettarsi una qualche risposta difensiva. Ma vide soltanto gli occhi del Maggiore posarsi sul Capitano.

Per Mathys Gauthier due sguardi inquisitori erano troppi, "Sentite, monsieur Philippe Martin è una persona seria, se ha fatto una cosa del genere significa solo due cose: non può comunicare direttamente e si trova in un grosso merdaio, lo stesso merdaio in cui potremmo trovarci noi se non gli dovessimo dare retta."

Gli altri non dissero una parola.

Mathys proseguì, "Il certificato di garanzia era quella frase che solo noi potevamo capire, mi stava dicendo che era lui e non era costretto da qualcuno a parlarmi, almeno io l'ho capita così."

Il Maggiore si intromise, "Quella dei due personaggi a fumetti? Ma non stava scherzando? Non hai valutato questo aspetto? Siete amici, magari..."

"L'ho pensato, ma gli scherzi durano poco e lui ha continuato, inoltre sentivo che era chiaramente agitato e alla fine ha interrotto la comunicazione. Non poteva essere uno scherzo! Ma non è tutto. Dopo l'ultimo lavoro fatto assieme tempo fa, gli chiesi: Come posso sdebitarmi con te Philippe? Lui mi rispose: Se un giorno mi trovassi nei guai vieni in mio soccorso. Io ridendo gli chiesi? E come farò a sapere che sei nei guai? Sapete cosa mi rispose?"

"No, non lo sappiamo", risposte il Maggiore ormai insofferente.

"Mi rispose: Ti chiederò di Giuseppe, l'amico di Paulette."

"È chiaro?" concluse Mathys, "E mi ha anche lasciato un messaggio: che Paulette è malata ed è contagiosa!"

Il Maggiore esternò un sorriso ironico, "Ma allora è tutto chiaro."

Mathys si sistemò nervosamente alcune ciocche di capelli, "O mi date l'ok per fare degli approfondimenti o ce ne freghiamo e torniamo alle nostre scartoffie."

Il Maggiore Thierry Chevalier si girò immediatamente verso il Generale, "Perdoni i modi del..."

"Non me ne fotte nulla dei modi", lo zittì subito il superiore.

"Il suo subalterno ha detto quello che doveva dire, non abbiamo molte scelte. Lo metta in grado di operare e... contattate i nostri colleghi di Langley, e quegli imbecilli dell'MI6, mi piace chiamarli ancora così, magari sanno già qualcosa. Andate."

"Subito, signore. Grazie, signore."

I due girarono i tacchi e si avviarono verso la porta.

"Maggiore Chevalier..."

"Sì, Generale?"

"Dica al suo Capitano di andare da un parrucchiere, chi crede di essere Boris Johnson?"

"Sarà fatto, Generale."

Appena solo nel suo ufficio Mathys prese il telefono.

Sapeva che non era il caso di contattare il numero dal quale aveva ricevuto la telefonata; tuttavia, aveva dato indicazioni perché cercassero di localizzarla. Cercò un numero e fece una chiamata.

"Istituto Pasteur?"

"Sì, grazie, potrebbe passarmi il dottor Philippe Martin?"

"Attendo."

Passarono alcuni minuti, con diversi passaggi di operatori.

"Sì, sono ancora in linea, mi dica."

Mi dispiace, il dottor Martin è stato trasferito nella sede di Shanghai.

"La ringrazio, buona giornata."

Mathys era perplesso e si sistemò i ciuffi ribelli, "Così siamo andati in Cina..."

Poco più tardi, Mathys ebbe la conferma che quella telefonata era partita da Shanghai.

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora