Capitolo 60 - VSV

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"Sei sicuro che ti abbia detto tutto?" Il tono di John mi colpì, era raro che fosse così serio.

La mia risposta fu schietta, "Quanto puoi essere sicuro di chi lavora nei servizi segreti?"

John conosceva la risposta.

"Credo, comunque, che mi abbia detto quanto era giusto che sapessimo."

"Quindi la questione ora è in mano loro?"

"Direi di sì, ma cercheremo di aiutarli."

"Ma?" John capiva quando qualcosa non mi quadrava.

"Per ora teniamo fuori il team dai vari sviluppi che ci sono stati, lasciamo che lavorino tranquilli. Dirò qualcosa anche a Elisabetta Farnese, è giusto che sappia."

***

Percorrevo la strada che portava a Viterbo senza rendermi conto di quello che stavo facendo, come se alla guida ci fosse un'altra persona.

Rivedevo nella mia mente tutto quanto era successo e non riuscivo a non pensare che qualcosa di molto grave era ormai prossimo a succedere, anzi, stava già accadendo.

I miei pensieri andavano anche a lei, a Elisabetta e, inutile dirlo, nella mia testa si aggiungeva altro casino.

Lasciai l'auto a pochi passi dalla sua abitazione. Capii subito che qualcuno continuava a tenerla d'occhio e dagli sguardi che incrociai, era evidente che loro sapessero benissimo chi io fossi.

Salendo le scale pensai di non essere così sicuro che ci fosse. Nel caso l'avrei aspettata. Volevo evitare di usare il telefono.

Suonai.

Dal rumore di passi, che percepivo appena, capii che era in casa. Si era avvicinata alla porta e credo mi stesse osservando dallo spioncino. Mi aprì.

"Ciao... non ti aspettavo."

Lei era vestita con dei jeans aderenti e una T-shirt bianca.

"Posso entrare?"

"Certo", lo disse sorridendo come se avessi fatto una domanda idiota.

-

Poco dopo, seduti su un divano, l'avevo informata sui fatti essenziali, tralasciando elementi che era inutile e rischioso fornirle, come il nome di Giussani, per esempio.

Mi sembrò smarrita ed esitò prima di parlare, "E ora?"

"È la domanda che di recente ho sentito più spesso." Mi alzai, "Continueremo a indagare... e aspetteremo che ci dicano qualcosa."

"E io cosa faccio?"

"Beh, hai abbastanza materiale per scrivere un buon pezzo."

"Che però non potrò pubblicare."

"Non subito, ma verrà il momento."

"Sai che non mi interessa scrivere alcun pezzo, voglio solo che ritroviamo Jane, sana e salva."

La guardai e con le mani le cinsi le spalle, "La troveremo, su questo ne sono sicuro."

"E su cosa non lo sei?"

"Su tutto il resto."

***

Dal mio ufficio alzai la cornetta, era corretto aggiornare anche il grande capo. Tralasciando, ovviamente, i particolari più scabrosi.

Non rispose nessuno, ma dopo alcuni squilli sentii la voce suadente della sua fedele collaboratrice, Elga Ansaldi.

"Quale piacere, immagino che tu stia cercando lui."

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora