Capitolo 6 - BSL-4

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Autunno 2019

Istituto di Virologia – Wuhan

Da alcuni anni Zhao Huang lavorava presso l'Istituto di virologia di Wuhan ed era uno dei pochi ad avere accesso ad un laboratorio di biosicurezza BSL-4 (Bio Safety Laboratory Level 4), la massima sicurezza possibile. La sigla H identificava il settore, che aveva una particolarità: ufficialmente non esisteva.

Era il 23 febbraio 2017 quando venne inaugurato a Wuhan il primo laboratorio di massima sicurezza biologica. Costato 44 milioni di dollari, era innovativo sotto tutti i punti di vista, compreso il fatto di poter resistere ad un terremoto di magnitudo sette.

Zhao era felice per il suo trasferimento in quella struttura. Brillante biologo, prima aveva lavorato in un centro a Bayannur, nella Mongolia interna. Il passaggio dalla piccola cittadina di Fengjia Gedan alla grossa città, sebbene distasse solo un'ora di auto, lo aveva esaltato. Ma l'euforia durò poco, era troppo ambizioso e si rese conto che cercava altro. Vedeva l'arida steppa che circondava tutta la regione come l'emblema della mancanza di futuro. Non era solo la vita nella steppa a tormentarlo, era l'immobilismo istituzionale, contrapposto ai grossi cambiamenti indotti dalla globalizzazione e lui odiava l'immobilismo.

Da studente aveva frequentato diverse università e da ricercatore vi aveva lavorato. Città europee, americane. Fu così che, dopo aver visto il mondo, cominciò a temere di dover rimanere per sempre in quel luogo avulso da tutto.

Quando seppe del progetto del laboratorio di Wuhan gli si riaccese una speranza e chiese di potervi essere trasferito. La cosa non fu semplice, dovette superare diversi concorsi, ma ci riuscì. Ora lavorava lì da quasi tre anni.

Ma poi le sue velleità scemarono nuovamente. La paga da ricercatore non era granché e scoprì che le soddisfazioni lavorative erano inferiori alla passione che aveva per certi vizi, tutti piuttosto cari.

L'appartamentino nel distretto di Dongxihu gli era costato quanto una villa con piscina al paese dove viveva prima, se ce ne fosse stata una. Era situato nella zona nordoccidentale di Wuhan, quindici chilometri al di là del fiume Yangtze.

Quella sera aspettava visite ed era molto impaziente. Quando suonò il videocitofono si precipitò a rispondere. Da quello che poteva vedere la ragazza non sembrava male. Minigonna, capelli lunghi, bel viso.

"Sali", le disse con un rantolo di voce impastata.

Era eccitato, si prese dell'acqua di colonia e se la mise sui capelli, che dopo il trattamento risultarono più unti di prima.

Suonarono alla porta, "Eccomi", la voce era sempre impastata, forse colpa del moutai da quattro soldi.

Aprì la porta e poté vedere bene la ragazza, la quale entrò senza tanti convenevoli.

Presto però, la soddisfazione di Zhao si tramutò in nervosismo, "Avevo detto senza collant", ringhiò.

"Capelli lunghi, poco trucco e una figa calda... questo è stato chiesto all'agenzia", disse la ragazza masticando del chewing gum.

"No, no e no! Avevo detto capelli lunghi, nessun trucco, senza collant e... lasciamo perdere", l'uomo stava sudando, "Ok, non fa nulla, va bene così."

"Su piccolino, ora ci sono io a rilassarti", la ragazza gli si avvicinò e gli mise la gomma da masticare in bocca, poi si tolse le scarpe e infine i collant che lanciò via, "Sei contento ora? Niente più collant... ma ci sono altre cose che potrei togliere", disse facendo la smorfiosa.

L'uomo si stava eccitando.

Lei lentamente si chinò in avanti, lo guardò per un attimo, poi si mise carponi sul tappeto sollevando la gonna. Non indossava slip.

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora