Capitolo 8 - La Pagoda della Gru Gialla

43 10 13
                                    

Zhao Huang mangiucchiava con gusto qualcosa che sembrava pesce fritto, intingeva con avidità le mani nel cartoccio che conteneva il cibo e di tanto in tanto si leccava le dita.

L'uomo occidentale che lo accompagnava era molto più composto, forse troppo. Gli occhiali scuri stonavano con la giornata nebbiosa, una normalità per quel luogo, dove trovare il cielo azzurro era come vincere la lotteria.

"Sicuro di non volere un assaggio?" la voce di Zhao era squillante e quasi infantile e ben si abbinava al suo corpo rotondetto.

L'uomo con gli occhiali non rispose, contibuò a guardare davanti a sé.

"Voi occidentali non apprezzate mischiare gli affari con il diletto, immagino", biascicò il cinese con la bocca piena, "Queste lingue di anatra sono assolutamente deliziose e sono un ottimo spuntino."

"Non sono le porcherie che tu mangi ad interessarmi", sibilò l'altro arrestando il passo.

I due si guardarono.

La voce di Zhao si fece seria, "Sa quando è stata costruita questa meraviglia?" disse volgendo lo sguardo all'alta torre della pagoda che si stagliava contro il cielo, "Non lo sa, come immaginavo. Beh, la pagoda della gru gialla è un simbolo. Domina questa città di undici milioni di persone da questa collina. Sembra essere lì da sempre. Eppure, è stata costruita solo alla fine degli anni Ottanta."

L'uomo occidentale si tolse gli occhiali, gli occhi grigi, quasi fessure, fissarono freddamente l'altro, "E quindi? Cosa sta cercando di dirmi?"

Zhao ebbe un brivido, ma poi si riprese, "Lì, millesettecento anni fa, era stato eretto un monumento per ricordare un immortale che salì la collina cavalcando una gru gialla, quell'edificio non esiste più da tantissimo tempo, tante cose sono mutate da allora, ma il ricordo persiste, la tradizione rimane, nonostante i cambiamenti. Quindi quello che voglio dirle, caro amico mio, è semplicemente che qua in Cina le cose cambiano molto velocemente, ma lei deve comunque rispettare quello che rappresentiamo."

"Non sono qua per apprezzare le vostre tradizioni, ma per affari."

"Beh, certo, ma volevo anche rassicurarla sul luogo dell'incontro, è molto più naturale incrociarsi qua, che in periferia o in un ufficio, magari controllato. Come può vedere ci sono anche molti suoi connazionali."

"Si sente più tranquillo quindi?"

Zhao aveva apparentemente terminato le sue lingue di anatra, porse allora il sacchettino all'uomo di fronte, "Lo prenda, ne assaggi almeno una, coraggio."

Zhao insistette, "Coraggio, può finirle."

L'occidentale guardò il contenuto del cartoccio, non vi era più traccia di lingue di anatra, ma un piccolo oggetto di metallo luccicava sul fondo, vicino ad un pezzettino di carta sul quale si notavano alcuni numeri.

L'uomo annui apparentemente soddisfatto. Si allontanò di alcuni passi e prese lo smartphone; eseguì alcune operazioni, poi tornò vicino al cinese, "Quello che voleva è stato depositato in criptovaluta sull'account che ci ha indicato, ma si sbloccherà solo nelle prossime 24 ore, può controllare. Ha la garanzia che è stato pagato, ma potrà vedere i soldi solo a tempo debito."

Zhao non se lo fece ripetere, con un'ansia evidente passò freneticamente le dita sul display. Stava sudando, ma subito emise un gridolino e la faccia rotonda si illuminò con un sorriso, "Molto bene, molto bene."

"Chiaramente, mi aspetto di trovare quello che penso", l'uomo dagli occhi taglienti aveva pronunciato quelle parole come fossero una minaccia.

"Certo, è così. Lì troverà quello che cerca." Ma ho preso delle precauzioni, stronzo.

Gli occhi sottili dell'occidentale per quanto sembrasse impossibile diventarono ancora più sottili, ma davano continuamente l'impressione di lanciare saette mortali.

"È tutto lì dentro?"

"C'è dentro quello che serve per avere le quattro provette."

Se avessero provato a fregarlo, lui aveva pronta una quinta fialetta. Se erano disposti a spendere cifre folli per quattro fialette, poterne disporre anche di una sola gli dava un certo senso di potere, anche se al momento non aveva idea di come l'avrebbe usato... questo potere.

La voce roca dell'uomo di fronte a lui lo fece tornare alla realtà, "Quando avremo verificato la qualità del materiale sbloccheremo l'account."

"Io ho fatto la mia parte", rispose Zhao, ancora in preda ad una certa ansia.

"Non ne dubito", aggiunse l'altro scandendo lentamente le parole.

Il biologo, visibilmente agitato, si voltò e frettolosamente si confuse tra la gente. Mentre si allontanava continuava a guardarsi le spalle.

"Quell'uomo sa troppo, ma il suo destino è già segnato", l'occidentale si guardò in giro come se cercasse un contenitore dei rifiuti che evidentemente non trovò, mise il sacchetto in tasca, col suo misterioso contenuto. Si rimise gli occhiali e sembrò fare un cenno ad un uomo non molto distante, poi si avviò.

Mentre camminava infilò la mano nella tasca e dal sacchetto estrasse l'oggetto metallico e il fogliettino. Sul pezzetto di carta erano scritti questi numeri: 30.541034, 114.350889. Si trattava di coordinate GPS e lo scatolino metallico conteneva una chiave su cui era impresso un numero.

L'uomo dagli occhi taglienti trovò presto il luogo indicato dalle coordinate GPS, era a poche centinaia di metri dall'Istituto di virologia.

Si guardò attorno e vide il numero civico indicato sulla chiave, il 4.

***

Era una cosa curiosa. Anni fa in Cina era vietato l'uso di diversi numeri, poi anche la tradizione cedette il passo all'innovazione e si ricordò cosa gli avesse detto Zhao, sul fatto di rispettare le tradizioni.

Il numero 4 è sempre stato ritenuto un numero portatore di sventura, perché si pronuncia quasi allo stesso modo della parola 'morte'.

Entrò dal portone semi socchiuso, solo perché privo della serratura.

Su un corridoio sporco e malconcio si affacciavano alcune stanze senza porte. Guardando dentro vide che erano vuote. Sul fondo del corridoio intravide l'unica porta che era chiusa. Provò la chiave, la porta si aprì. L'avrebbe aperta tranquillamente anche senza chiave.

Cercò un interruttore, lo trovò e lo premette. La luce illuminò un ampio locale. All'interno vi era solo un frigo alimentato a corrente.

Lo aprì. Dal freezer estrasse un contenitore. All'interno quattro micro-fiale brillavano alla luce tenue di un vecchio neon.

Ripose la scatoletta in un contenitore isotermico di polipropilene espanso, avrebbe mantenuto la bassa temperatura per il tempo necessario. Lo mise all'interno di uno zaino. Nel furgone poco lontano aveva un contenitore professionale refrigerato a batteria. Mentre usciva telefonò.

"Ho il materiale. Non perderlo di vista, mentre verifichiamo la qualità della merce."

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora