Capitolo 105 - Chi non sta al gioco...

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In Francia, come nel resto d'Europa, erano state introdotte diverse restrizioni sugli spostamenti: si poteva uscire solo con permessi o in fasce orarie autorizzate.

Il maggiore Thierry Chevalier era, per ovvi motivi, autorizzato a circolare. Mentre camminava lungo la semideserta Rue Taine, diede una moneta a un mendicante che ringraziò sfoggiando una dentatura gialla e malridotta.

L'agente fece finta di non considerarlo, limitandosi a far sembrare quel gesto un puro segno di pietà.

Quando Chevalier si fu allontanato il mendicante raccolse le poche monete e un paio di stracci e se ne andò col suo passo incerto. Un ragazzo con due grosse cuffie vagava come se al mondo ci fosse solo lui. "Guarda dove vai, vecchio pezzente", sembrò tornare alla realtà soltanto quando urtò il mendicante.

Nessuno si accorse che la cosa che l'uomo stringeva in una mano, ora era in quella del ragazzo. Questi, quando rientrò in casa, tolse il pezzettino di carta fissato alla moneta con un pezzettino di nastro adesivo.

Aprì quella carta piegata in quattro. Una scrittura molto piccola che non fece fatica a leggere indicava un codice.

Il Maggiore comunicava in questo modo da tempo, pur con delle varianti. A volte il biglietto veniva lasciato sul tavolino di un bar, sotto il piattino della tazza del caffè. In tutti i casi una persona, quasi mai la stessa, prendeva il bigliettino e lo passava a un altro. Questi sapeva cosa fare.

Quel giorno l'indicazione era di consegnare un criptofonino al Maggiore che gli venne portato da un garzone in una busta con del pane.

-

Il Maggiore camminava nel parco mordicchiando un pezzetto di baguette preso dal sacchetto. Estrasse anche l'apparecchio telefonico adagiato sul fondo e compose un numero.

A poca distanza, qualcuno non aveva mai smesso di osservarlo, "Sta telefonando." Disse in un auricolare.

L'uomo della sala operativa rimase sorpreso. "Sicuro? Forse non ha ancora preso la linea."

"Eppure ora sta parlando... c'è qualcosa che non va."

Il Maggiore era seguito a distanza dall'uomo con gli auricolari, che presto avrebbe dato il cambio a un collega. In quel momento vi era più gente del solito: genitori che andavano a prendere i figli a scuola o ad acquistare generi di prima necessità. Presto le strade sarebbero state di nuovo deserte.

"Voglio uscire da questa faccenda, ho fatto quanto volevate e voglio il mio denaro."

"Lei ci serve ancora, Maggiore, non può andarsene ora, è prematuro."

"Non mi dire cosa cazzo devo fare, passami lei."

"Ti sto ascoltando, Maggiore."

"Sapevo che c'eri, hai sentito, no?"

"Ho sentito. Fra tre giorni avrai i tuoi soldi. Hai presente la Petite Ceinture, la zona del cavalcavia che si voleva riqualificare?"

"Certo che la conosco."

"Presentati lì, giovedì alle 19.00."

"Va bene, inutile dire che se mi succede qualcosa partono diversi dispacci con tutto quello che so."

"Inutile dirlo."

Chevalier chiuse la linea e mise in tasca il criptofonino.

L'uomo che lo seguiva comunicò di nuovo con la sala operativa, "Trovato nulla?"

"Niente di niente, per noi non ha telefonato, non da un telefono normale perlomeno. Forse è protetto."

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"Dobbiamo preoccuparci?"

La donna sorrise all'uomo di fronte a lei, "Il maggiore Chevalier ha bluffato, e l'ha fatto in modo patetico, non poteva fare altro. Non ha nomi e non ha volti, se non il mio. Ha solo un numero di telefono e tante colpe sulla coscienza."

Fissò l'uomo, "Giovedì, pagatelo."

L'uomo digrignò la bocca in qualcosa di simile a un mezzo sorriso.

-

Da una centrale operativa secondaria della DGSE, il generale Jean Roux non sembrava soddisfatto, "Continuate a pedinarlo, prima o poi farà un errore."

Tre giorni dopo il Maggiore, alle 19.00 della sera, si trovò presso un vecchio cavalcavia dove un tempo passava una ferrovia, ora abbandonata da anni. Era nervoso, sapeva che stava rischiando, ma continuare quel gioco gli avrebbe fatto correre rischi ancora più grossi.

Un uomo comparve in lontananza e si avvicinò a lui, a passi lenti. A tracolla, su una spalla, portava uno zainetto.

Altri due uomini si erano fermati a una cinquantina di metri di distanza.

Arrivato vicino al Maggiore, l'uomo con lo zainetto si fermò.

"Maggiore Chevalier?"

Gli si raggelò il sangue nel sentire il proprio nome.

"Ho qualcosa per lei."

L'uomo si sfilò lo zainetto e vi mise dentro una mano.

Chevalier cercò la fondina sotto la giacca, dove aveva lasciata aperta la patta di chiusura.

L'altro di fronte a lui, lentamente, estrasse dallo zaino una mazzetta di banconote.

"Questa è una, qua ci sono le altre."

Il Maggiore tirò un sospiro di sollievo.

"Le conti", l'uomo gli lanciò lo zainetto.

Quando l'ufficiale lo afferrò capì subito due cose: uno, che ora la sua mano destra non era più sulla fondina, ma teneva lo zaino assieme all'altra; due, l'altro aveva estratto una pistola semi automatica dotata di silenziatore e la stava puntando verso di lui.

"Addio, Maggiore."

Una pallottola lo colpì in pieno volto e altre due in rapida sequenza gli squarciarono il petto.

Il killer si avvicinò con l'arma sempre puntata.

"Devo dire, Maggiore, che hai proprio una brutta faccia."

Si chinò e raccolse lo zainetto.

"Fermo! Butta la pistola!"

Dei due che stavano sopraggiungendo non si era accorto.

L'uomo ignorò i loro avvertimenti e si mise a correre.

I colpi sparati dai suoi inseguitori erano più di un avvertimento, ma finirono fuori bersaglio.

Girandosi, intravide da sopra la spalla uno dei due che si era fermato vicino al corpo del Maggiore, ma l'altro continuava a correre verso di lui.

Si fermò e puntò l'arma: tre colpi, attutiti dal silenziatore, accompagnarono il sibilo dei proiettili. Uno di questi colpì il bersaglio a una gamba.

Il killer pensò che poteva bastare e senza alcuna fretta si allontanò.

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora