Capitolo 83 - Myanmar

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Il piccolo idrovolante lasciò la punta estrema meridionale del Myanmar o Birmania, come era chiamata prima del 1989, e puntò il mare aperto in direzione dell'isola di Zadetkyi.

Dopo meno di un'ora l'aereo planò sull'acqua, vicino al villaggio di Hmong; rallentò fino a fermarsi, a poche centinaia di metri dalla costa, come fosse un natante. Dalle barche vicine alcuni pescatori guardarono esterrefatti quell'evento alquanto insolito.

"Se ben ricordo, dovrebbe esserci il rifornimento mobile."

"Ricordi bene, Noah... un servizio per pochi", Batchelor sorrise compiaciuto.

"Non ci resta che chiamarli."

"Non serve, in questo sputo di posto un aereo, per quanto piccolo, non passa inosservato, soprattutto se atterra sull'acqua. Arriveranno a breve, erano già stati avvertiti."

I due uomini si tolsero le cuffie. Batchelor si slacciò le cinture di sicurezza per primo e aprì il portellone. L'aria che entrò nell'abitacolo era calda, ma gradevole. L'inglese si accomodò i capelli con la sua solita gestualità vanitosa.

"Non ci vorrà molto."

Una barca attraccata poco distante iniziò a muoversi verso di loro.

"Ecco i primi curiosi", Noah sembrava spazientito.

"Tranquillo, forse non sono dei curiosi."

Quella che si fermò a una decina di metri da loro sembrava più una chiatta che una barca. Di decente non aveva molto.

Si distinguevano due uomini vestiti di stracci. Uno gesticolava come volesse salutare, l'altro era ai comandi del fuoribordo, lo mise al minimo poi fermò il motore.

I due presero poi dei lunghi remi e li usarono per avvicinarsi il più possibile all'aereo.

Erano a pochi metri.

"Che cazzo vogliono questi?" La pazienza di Noah era esaurita.

"Farci il pieno... suppongo." Batchelor agitò la mano, "Rajesh."

"Ai tuoi ordini, capo."

"Hai quello che ho chiesto?"

"Carburante di eccellente qualità per il tuo mostro alato."

"Deve solo avere i giusti ottani per questo Lycoming O-360-A4M."

Il più anziano sulla barca, l'unico che aveva parlato, emise una risatina stridula, mentre abbassava una specie di piccola passerella verso l'aereo.

"Il motore della tua bestiola non si lamenterà."

I due si abbracciarono, davanti a un Noah perplesso.

"Che piacere, Rajesh."

"Mai come il mio... bogyoke."

Batchelor sorrise, "Non sono più il tuo comandante."

"Lo sarai sempre, bogyoke."

"Chi è lui?"

Il ragazzo che stava svolgendo un grosso tubo di gomma si fermò un istante e sentendosi osservato alzò una mano come cenno di saluto.

"È mio figlio Yaw."

"Mmh... È cresciuto di almeno due spanne, dall'ultima volta."

Il ragazzo afferrò il capo del tubo che rivelò una pistola automatica per erogare carburante, come quella di una pompa di servizio. Poi si diresse lungo la passerella, trascinando il tubo.

"Yaw, guarda quest'uomo, senza di lui io non sarei qua."

Il figlio fece un mezzo inchino che Batchelor smorzò subito, "I figli dei miei amici non devono inchinarsi davanti a nessuno, fai pure il tuo lavoro, ragazzo, e fallo con fierezza. E ricorda: non è importante quello che fai, ma come lo fai."

L'altro sorridendo infilò la pistola nel bocchettone di rifornimento dell'aereo e cominciò a immettere carburante con una pompa alimentata da un piccolo compressore.

Sentendosi addosso il suo sguardo, Rajesh squadrò Noah.

"È un amico, fedele quanto lo sei stato tu", disse Batchelor.

Il volto di Rajesh si distese e ridacchiò con la sua voce stridula, "Mentre mio figlio fa il suo lavoro, vi porto delle birre gelate che tengo in una cassetta, sono per voi, anche per il viaggio."

"Sei fantastico, amico mio, non osavo chiedertelo. Ora però beviamo assieme."

L'uomo tornò e stappò con i denti tre bottiglie.

"Danne una anche a tuo figlio."

La quarta bottiglietta la lanciò al ragazzo che la prese al volo e la stappò con lo stesso sistema del padre.

"Non hanno problemi col dentista", buttò lì Noah.

"Rajesh non li ha mai avuti, nemmeno dopo che riuscì, con i denti, a divellere le maglie della catena che ci legava."

"Da non credere, un ometto così minuto."

"Potrebbe reciderti la carotide con un morso prima che tu te ne accorga."

"Sempre più impressionante."

L'ometto sorrise come se non avesse sentito. "A noi."

"A noi."

Brindarono e si scolarono le birre.

Pochi minuti dopo il ragazzo rimise il tappo al Piper e fece per tornare sulla barca, trascinando il tubo di gomma.

Appena passò davanti a Batchelor, questi gli mise in mano qualcosa. "Sono tuoi, fanne buon uso."

Per il ragazzo era più di quanto avrebbe guadagnato in due mesi come benzinaio. Non trovò nemmeno le parole per ringraziare.

"E per te, amico mio," disse rivolgendosi al padre, "il tuo compenso è già stato trasferito, nel solito modo, ma tieni... alcuni spiccioli per le birre."

L'altro annuì verso Batchelor, avrebbe voluto rispondere che non ce n'era bisogno, ma sarebbe stata una menzogna.

"Addio, amico."

"Arrivederci, Rajesh."

Poco dopo il Piper correva sull'acqua, ma solo per staccarsene dolcemente e puntare verso il cielo.

L'OMBRA DEL PIPISTRELLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora