Capitolo 36

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Quando mi sveglio lei sta sonnecchiando con la testa sulla mia spalla, mi guardo attorno e noto che ha il telefono in mano.
Glielo sfilo delicatamente e lo poggio sul comodino accanto a me.
Resto qualche minuto in silenzio, facendole leggere carezze sul corpo, poi la sento svegliarsi lentamente e stiracchiarsi addosso a me, solleva il viso e con gli occhi ancora mezzi chiusi mi osserva un momento.
"buongiorno" le sorrido dolcemente e la guardo un momento.
Lei mugugna e si ributta con la testa sul mio petto, facendo finire i suoi capelli in faccia a me.
Me li sposto dal viso ridendo leggermente e mi rendo conto che è completamente diversa da ieri sera.
La piega non esiste più, i suoi capelli si sono arricciati e i boccoli sono scomparsi quasi completamente.
La leggera matita che aveva sugli occhi si è sciolta e ne è rimasto solo un leggerissimo alone marroncino, le sue labbra sono rosa, dello stesso colore delle punte delle sue dita.
Gli anelli che portava sono spariti e l'unica cosa sua che in questo momento ha addosso sono gli orecchini che aveva anche ieri sera.
Se ne sta rannicchiata addosso a me, con la mia maglia azzurra che le copre metà braccio da quanto è grande.
La osservo ancora un po'.
Le poso una carezza sulla spalla e lei solleva di nuovo la testa.
Un ricciolino le finisce davanti all'occhio ed io mi affretto a spostarlo.
"mh.... Buongiorno..."
Le sorrido perché finalmente mi ha risposto.
Mi si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia, così io istintivamente l'abbraccio tirandola addosso ancora di più.
La lascio andare dopo poco e lei si mette con la testa sulla mia spalla, mentre mi prende la mano ed inizia a giocherellare con le mia dita.
"sei comoda"
Sorrido al suo commento, ma lei continua.
"non l'avrei mai detto sai, sei tutta ossa, non dovresti essere così comoda"
"quanto sei scema" ridacchio e le poso un bacio sulla fronte.
Resto un momento in silenzio e lascio che lei si diverta con la mia mano.
"perché dormivi col telefono in mano?"
La cosa mi ha incuriosita appena sveglia, non ha senso, scusa, a parte che eravamo girate dall'altra parte quando ci siamo addormentate, ma poi il telefono era addirittura in carica sul comodino... Non l'aveva lei.
"ma come dormivo col telefono in mano?!"
"non so, due minuti fa te l'ho levato e l'ho messo sul comodino"
"io avevo il telefono in mano....?" ci pensa un momento e poi di colpo la vedo spalancare gli occhi "cazzo ma io al telefono ho risposto"
"ma..."
"si si, mo me sto a ricordá....che sarà stata un'ora fa..? M'ha chiamata mio marito"
Resto immobile, ma in quel momento le mani mi tremano, il petto si comprime ed il respiro mi manca.
Mi fa male lo stomaco di colpo.
"voleva sapere dov'ero... perché non sono tornata a casa stanotte... Per ovvi motivi"
"e che gli hai detto"
"la verità"
La guardo senza capire e spero che non stia dicendo sul serio.
"gli ho detto che avevo dormito qui"
"penso gli avessi detto..."
"ma sei matta??"
"e che ne so, quella è la verità"
"ma no Maria, ma che cazzo je vado a di che so venuta a letto co' te?!"
"ma che ne so io dormivo, tu nel frattempo parlavi con tuo marito"
Mi si solleva di dosso e mi guarda seria.
"io non parlavo con mio marito, mi ha chiamata, mi sono svegliata ed ho risposto"
"va bene."
"OK. "
"si ok. "
Restiamo in silenzio qualche istante.
Non capisco perché sono così arrabbiata ora.
Vabbè non sono arrabbiata, sono solo un po' innervosita, non so nemmeno perché... È solo che odio il fatto che lei fosse addosso a me mentre parlava al telefono col marito.
"che devo fa, me ne devo anná?! Devo torná da lui secondo te? È meglio, stai più tranquilla magari"
Resto in silenzio con lo sguardo basso.
Come sempre il mio essere abituata a trattenere pensieri e sentimenti non gioca a mio favore con Sabrina.
"me parli?!"
Stringo la mascella.
"se po' sapé che pensi?"
Vorrei dirle tutto quello che penso, ho una serie di pensieri che mi volano in testa come aerei impazziti, ma non esce nessun suono dalla mia gola.
Neanche la mia forza di volontà funziona ora.
Mi fissa ancora un momento e fa per alzarsi, a quel punto le afferro il braccio e la tiro di nuovo a sdraiarsi con me mentre lei urla che le sto facendo male.
Non l'ho quasi nemmeno sfiorata e lei già mi sta urlando addosso che le ho fatto male.
La lascio di colpo, spaventata di averlo fatto davvero e le sussurro soltanto 'aspetta'.
È l'unica parola che sono riuscita a far uscire dalla mia bocca, spero basti a farle capire che non voglio che se ne vada.
La stanza resta nel silenzio più totale, così me ne resto li, con il viso sul suo petto che si alza e si abbassa ad intervalli regolari, lo seguo, respiro con lei, mi sta calmando senza nemmeno saperlo.
"scusa" sussurro "faccio fatica a parlare"
Deve aver intinuito che non sono tranquilla, perché tutti i suoi modi bruschi di colpo svaniscono e mi sento stringere e baciare fra i capelli.
"non voglio che tu vada via"
"lo so"
"non voglio neanche costringerti"
"so anche questo"
Prendo un respiro e mi calmo ancora.
"scusa"
"va bene, nun te preoccupá"
"odio..." mi blocco, perché fondamentalmente vorrei dire che odio condividerla con altri, ma in realtà quella arrivata da 10 minuti sono io, quindi non dovrei nemmeno parlare.
"dimmi"
"no niente"
"dai"
"ma no davvero, niente"
Non dice più nulla, forse non le interessa.
Non avrebbe senso, se conosco un minimo Sabrina, so che in realtà tutto di me le interessa.
"lui che ha detto..?"
"niente, solo che potevo avvisarlo e che oggi non ci sarebbe stato a casa"
"ma scusa non è tornato lunedì?!"
"boh che te devo dí, c'ha impegni pure oggi che è giovedì"
"mh.."
"ma scusa te nun devi registrá niente oggi?"
"di solito Amici, ma è fine Luglio scema, ricominciamo fra un po', ora direi che posso fare anche un po' di vacanza"
"giusto"
Lascio lì la conversazione qualche minuto, in silenzio e poi l'abbraccio stretta.
"facciamo colazione?"
Sorrido a quella domanda e le riempio il viso di baci fermandomi ad un millimetro dalle sue labbra.
"beh? Che aspetti er compleanno tuo?" ridacchia ed io la bacio sorridendo.
"cretina"
"pure il cretina me so pijata, buongiorno eh"
Scoppio a ridere e la bacio ancora e ancora, finché non mi basta e decidiamo di alzarci.

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