Capitolo 64

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Lascio squillare il telefono per qualche secondo e poi sento rispondere dall'altra parte.
"nun c'avrei mai giurato"
"su cosa?" scoppio a ridere e inizio a camminare distrattamente avanti e indietro.
"sul fatto che m'avresti veramente chiamata"
"ma se ti chiamo sempre"
"ma che bugiarda, nun me chiami e nun me rispondi mai"
"ma io rispondo!" ridacchia leggermente "forse non rispondo un microsecondo dopo che mi hai scritto, ma come tutti penso"
"si si vabbè, c'avrai di meglio da fare sicuramente"
Scoppio a ridere e scuoto la testa.
"senti ma tu mi chiami solo per cazziarmi?"
"se ce sta sempre un motivo" ridacchia attraverso il telefono ed io sbuffo sorridendo.
"dai, hai fatto spese?"
"assolutamente si"
"belle?"
"bellissime, io compro solo cose belle"
"modesta anche"
"te pensa per te"
Sorrido e mi sposto ridendo leggermente.
"e non posso proprio vedere?"
"NOOO, Marí nun me devi rompe er cazzo!"
Scoppio a ridere e dò un'occhiata dietro di me per vedere se sto dando fastidio alle due ragazze che chiacchierano sul muretto.
"dai..."
"ma chi ce sta? Perché parli così piano?"
"ma no... Ci sono... Due ragazze"
"AH DUE RAGAZZE"
"no amore-no." la blocco subito ridendo e scuoto la testa "io volevo dire, se mi fai finire di parlare, che ci sono due ragazze che stanno... Diciamo amoreggiando"
"ah"
"eh..." sorrido mordendomi il pollice e mi poggio con la schiena al muro.
"nun m'aspettavo questo twist"
Ridacchio sentendola parlare inglese e mi passo una mano fra i capelli.
"almeno così pare... Poi ti racconto bene quando so di più"
"ah beh me pare di capire che te nun lavori, fai gossip, poi te lamenti de me che so i cazzi de tutti"
"no io so poco e niente, solo quello che mi ha raccontato Cec-cioé... Che mi ha raccontato una ragazza"
"ah ha... Una ragazza... Anche di questo parleremo venerdì nun te preoccupà, vedrai quante ne prendi"
"ma dai..."
"no no, poi vediamo tranquilla"
"guarda che poi diventa violenza domestica" ridacchio e mi sposto per vendere di nuovo verso l'ufficio dopo aver guardato l'ora "vedrai"
"seh vabbè.... senti, hai mangiato?"
"Non ancora"
"e come mai?"
"perché..." ho un secondo di pausa "non... Non ho il pranzo"
"tu non -" la sento sbuffare esasperata "fattelo comprá"
"ma non ho fame"
"ma scusa senti eh! No Marí, nun me devi rompe er cazzo, devi magná sennò te mollo"
"addirittura" scoppio a ridere spostandomi per i corridoi
"quanto c'hai de pausa ancora? Metti pure che te sei il capo la, quindi potresti pure fa na pausa come na cristiana normale de un paio d'ore... Ma conoscendoti..."
"ancora mezz'ora dai"
"fra dieci minuti sto là"
"ma-" no ho il tempo di replicare che lei subito mi sovrasta con la voce.
"te porto 'na pizza, te stai zitta e magni"

Un quarto d'ora dopo Sabrina se ne sta seduta sul divanetto nel mio ufficio e mangiucchia una pizza romana direttamente dal cartone, nonostante io le abbia chiesto ripetute volte se avesse preferito mangiare più comodamente.
Io sono alla scrivania e la osservo addentando di tanto in tanto un pezzetto della mia pizza, nonostante io non abbia granché fame.
"quindi chi è sta ragazza?"
"chi?"
"quella che te racconta i cazzi degli altri"
"ah Cecilia"
"ah c'ha pure un nome"
"beh è un essere umano... Quindi ha un nome"
"ma pensa te"
"Sabrina... " la richiamo all'attenzione come a farle intendere che non deve partire con le sue assurde fantasie da pazza gelosa.
"no no chiedevo solo io" fa spallucce, ma ormai la conosco talmente bene che so esattamente cosa pensa.
"io sto benone con te, guarda anche volendo non avrei le forze di trovami un'altra"
"e come mai? " mi sorride soddisfatta chiudendo il cartone della pizza vuoto e buttandosi in bocca una caramellina alla menta rubata dal mio astuccio.
"perché tu mi sfinisci"
"ah te sfinisco ? Beh te lo meriti"
Sorrido divertita e la osservo muoversi distrattamente dal divano fino alla mia scrivania.
"me lo merito?"
"si" mi sorride e avvicinandosi ancora un po'.
"e che ho fatto di male?"
Sorrido spostando il cartone della mia pizza lontano dalla scrivania sperando non mi dica nulla per non averla finita.
"eh... Te fai sempre qualcosa de male, anche se io non lo so, sicuramente l'hai fatto"
Ripenso al bar di otto anni fa e al bacio con Cecilia.
In fondo non è un tradimento, non stavamo mica assieme.
Eppure se lei sapesse andrebbe su tutte le furie me lo sento.
"ma che dici" sorriso un po' titubante, ma lei non sembra notarlo, dato che si sta già piegando verso di me per mordermi il lobo dell'orecchio.
"che dice signora De Filippi..." sorride divertita "ha un po' di tempo avanzato per me in questa pausa pranzo?"
Sorrido e la guardo attentamente, mi sposto dalla scrivania e mi avvicino a lei spostando la sedia.
"forse potrei perdere quei dieci minuti in più rispetto al programma... Se necessario"
"allora... Forse hai il tempo di vedere che cosa ho comprato oggi" mi sorride "diciamo solo un piccolo accenno... Dato che ho comprato svariate cose"
"se la signora Ferilli ne ha voglia, più che volentieri"
Mi sorride mordendosi il labbro e mi si avvicina posando le mani sullo schienale morbido della mia sedia.
Mi spinge leggermente indietro e sento il debole rumore delle rotelline della sedia sfregare sul pavimento.
"stai pure li" mi sorride e si sposta a chiudere a chiave la porta, poi controlla le finestre, abbassando leggermente la tapparelle e accendendo la lampada accanto alla scrivania.
"Sabrina ma-"
"shhh...." mi guarda ridendo "stai li buona"
Mi ammutolisce appena la vedo sfilarsi la cintura del jeans e le scarpe.
Si sfila il maioncino e la mio nocca si apre leggermente vedendo il piccolo corpetto che porta sotto.
Il suo seno sta strizzato in delle coppe tutte ricamate a fiorellini gialli e rossi, mentre le coste del corpetto le arrivano poco sopra l'ombelico, tutte tenute assieme da un tessuto nero semitrasparente.
Si sbottona il pantalone e mentre lentamente se lo sfila le mie mani si aggrappano ai braccioli della sedia istintivamente.
Lascia scivolare il jeans sulle sue gambe, lasciandomi la poema visuale di uno striminzito tanga nero tutto decorato di pizzi e fiorellini che richiamano il corpetto.
Resto bloccata a guardarla un tempo indefinito, finché non sento la sua risatina delicata avvicinarsi al mio viso.
"che c'è Mary" mi sorride "sei rimasta senza parole?"
La guardo a bocca aperta e annuisco soltanto, senza riuscire a dire nulla.
"brava, così dovresti stare sempre" ridacchia sedendosi a cavalcioni su di me "in silenzio, parlare solo quando lo dico io"

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