Capitolo 8. Diavolo dalle dolci fossette

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Non volevo nascere (e sono nato), non volevo

vivere (e sto vivendo), ma quando morirò andrò

in paradiso (perché l'Inferno lo sto già vivendo).

MADISON

"MA CHI DIAVOLO SEI TU?!"

Sono spaventata, le gambe mi tremano per la tensione e sono confusa. Non capisco se sto sognando. C'è un ragazzo nel soggiorno della mia nuova casa che mi fissa con un'espressione seria quasi fossi io l'intrusa. Non parla, non muove un muscolo.

Ha i capelli scuri e mossi. Degli occhi così celesti che vedo il loro colore a metri di distanza. Le spalle sono ampie e noto i muscoli delle braccia sotto il tessuto bianco. Il petto è avvenente con spalle larghe.

Continua a fissarmi, poi proferisce parola.

"Sono io a fare le domande, di solito. Sei tu la nuova coinquilina di Stella?" Inizia ad avvicinarsi lentamente. Mi scruta dalla testa ai piedi e sento il suo sguardo ovunque. Mi sento congelata.

Non è acceso il lampadario, solo altri led che avvolgono la sala di una colorazione biancastra ma questo non mi impedisce di vedergli bene il viso.

È alto. Molto alto. Probabilmente quasi un metro e novanta. Forse non gli arrivo neanche alla spalla, il mio metro e settantatré non compete con la sua statura.

Indossa una camicia bianca con sopra una giacca nera e pantaloni del medesimo colore. Il naso è dritto e proporzionato al viso e le sue labbra sono rosee, sembrano morbide, invidiabili e carnose. Ma il dettaglio più particolare che noto è proprio il colore degli occhi: questo ragazzo, chiunque sia, ha il ghiaccio riflesso nelle orbite.

Un colore talmente chiaro da illuminare e non posso fare a meno che contemplarlo. Mi stanno penetrando e non riesco a rifocalizzarmi sul fatto che è in casa mia e pretende in modo arrogante e serio che sia io per prima a rispondere alle sue domande.

Non posso fare a meno di pensare a quanto sia... bello.

Non dovrebbe essere così bello.

Ma, ora che ci penso, ha detto 'Stella'.

Sono talmente tanto sconvolta da essermene accorta solo adesso.

Si ferma a poca distanza da me, continua a scrutarmi e il suo volto rimane serio e impassibile. Attende una risposta, quando in realtà io dovrei avere spiegazioni. Sono confusa più del solito e questa cosa mi destabilizza, dov'è finita tutta la mia razionalità?

"Uhm, posso sapere invece chi sei tu e come fai ad essere qui?" Cerco di prendere un po' di coraggio e spero di non blaterare parole a caso, perché non so se sono i suoi occhi a farmi questo effetto, ma non mi sento molto lucida al momento.

"Ti ho chiesto se sei tu la nuova coinquilina di Stella". Insiste.

"Beh, se sono entrata qui vuol dire che ho le chiavi. Tu, invece, non mi sembravi compreso nel pacchetto quando ho pagato l'affitto della casa". Sarò stata scortese ma la sua arroganza non mi piace. Forse ho voglia di farmi uccidere stasera.

Sembra sia stizzito dalla mia risposta. "Il motivo per cui sono qui non ti riguarda". Inclina il volto, continuando a guardarmi e mi sto innervosendo per il disagio. "Qual è il tuo nome?" Mi chiede.

Come mi chiamo?

Davvero il suo problema in questa situazione allucinante è sapere il mio nome? Ma chi diavolo ho davanti?

La sua espressione rimane inviolabile e la sua voce è... virile. Non so quanti anni abbia, sembra avere la mia età ma con la mentalità di un adulto. Le mie gambe continuano a tremare e lui sembra notarlo perché posa per un istante lo sguardo su di loro. Devo mostrarmi sicura

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