Capitolo 86. Lettera nera

1.6K 78 24
                                    

E ridi deliziosamente, e questo mi ha sconvolto il cuore in petto:

come ti guardo, infatti, subito non riesco a dire più niente.

Saffo

MADISON

Penso che mi verrà il torcicollo a forza di cercare di intravedere la punta della struttura gigante che sto osservando. Saranno forse cento piani di struttura totalmente in vetro e sopra ad una grande porta scorrevole c'è scritto 'Torres House'. Una scritta elegante, in argento, istiga potenza. Probabilmente questo palazzo supera di altezza anche la Trump Tower.

Quando mi ha sussurrato 'andiamo nel mio ufficio credevo si riferisse al piano di sopra della sua casa; invece, mi ha fatta vestire e mi ha portata proprio sul suo posto di lavoro. Lui è in giacca e cravatta, io indosso un cappotto con dei jeans, a saperlo mi sarei vestita in maniera più formale ma sostiene che va bene così.

"Non sapevo che questo fosse il tuo ufficio, non ci sono mai stata". Gli dico.

"Ti correggo, non è semplicemente un ufficio" dice guardando il palazzo con i suoi occhiali da sole neri. "È una multinazionale".

"L'avevo capito. Sai, studio le stesse cose che studi tu".

Abbassa lo sguardo verso di me. "Io le cose che stai studiando tu ora le ho studiate a quindici anni". Mi da un bacio sulla guancia. "Farai molta pratica con me. Non solo sarò il tuo comandante sul campo di battaglia, ma anche sul posto di lavoro" sorride in maniera furbesca. "Ti piace l'idea?"

Scuoto la testa. "Hai detto che avremmo governato insieme, o sbaglio?"

Alza le sopracciglia. "Quindi hai accettato?"

"Non ho ben capito cosa intendi, onestamente. È tutto così... enorme, ogni cosa. Ma noi siamo uomini d'affari, giusto? Mi faccia vedere un contratto".

"Si accomodi, signorina Bianchi".

Mi porge la mano e attraversiamo insieme la strada fino ad entrare nella sede principale della sua multinazionale. Ovviamente l'ufficio che alterna mobili super lussuosi e moderni sulle tonalità di nero e marrone scuro, come la sua casa.

I televisori sono giganti, come i divani in pelle. Il personale lo saluta dovunque con cortesia e rispetto e hanno tutti una sorta di uniforme elegante, mi offrono addirittura da bere del vino e da mangiare.

Prendiamo l'ascensore e saliamo circa cinquanta piani in pochi secondi, poi le porte si aprono e arriviamo presso una stanza in particolare con una porta scura. Entriamo e immagino sia il suo ufficio.

Però noto un particolare.

C'è una mia foto incorniciata al muro.

È in bianco e nero. Ricordo dove l'ho fatta: è uno shooting facilmente reperibile online dell'anno scorso. È una foto normale, sto sorridendo e sono su uno sfondo bianco seduta con un vestitino nero. Ma come diavolo...

"L'ho amata appena l'ho vista. Ma sappi che in questo ufficio non ricevo visite, nessun altro deve guardare questa foto. Solo io. Effettivamente ho chiesto di cancellarla online, ammetto di aver avuto un leggero attacco di gelosia".

Mi giro di scatto verso di lui. "Davvero? Allora anche io voglio che siano cancellate le tue foto online".

Ride scuotendo la testa. "Sono la maggior parte foto che riguardano affari politici e-"

"Hai detto bene, la maggior parte".

"Forse non hai notato i paparazzi qui fuori, hanno scattato foto anche te. Come la mettiamo? Rimaniamo chiusi qui per sempre?" Mi accosta davanti al quadro. "A me non dispiacerebbe". Dice mettendosi le mani nella tasca dei jeans.

SidereusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora