Capitolo 12. Come fa a non piacerti?

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Le cose si ottengono quando non si desiderano più.

Cesare Pavese

MADISON

Le selezioni per la squadra di pallavolo sono state anticipate quest'anno.

Non si svolgeranno nel campus ma in una palestra dove la squadra si allenava essendo che le lezioni inizieranno a fine mese. Dunque, con il mio borsone, ginocchiere, pantaloncini e maglietta mi sto dirigendo in questo luogo in cui sfoggerò tutte le mie abilità sportive.

Spero di essere presa nel team, a me piace questo sport e poi sono abbastanza alta da poter compiere ottime schiacciate. Ma sono particolarmente nervosa perché non vedrò le mie compagne di squadra italiane e spero di non dimenticarmi come si tiene in mano una palla.

È un palazzo non troppo alto e bianco con alcune finestre. All'interno c'è un bel pavimento beige e lucido con la rete in mezzo. Gli spalti sono gialli e arancioni con vari festoni attaccati al muro. Il colore della divisa della squadra è viola e bianco ma la avrò ovviamente solo se mi ammettono nella loro squadra. Alcune ragazze si stanno riscaldando facendo esercizi con la palla e senza. Nello spogliatoio mi cambio le scarpe, prendo la borraccia e corro subito dalle altre. Ci sono tre ragazze dietro ad un tavolo con dei fogli davanti, ovviamente tutte bionde e mi sento una pecora nera. Provo a socializzare e capire come si svolgerà il pomeriggio; quindi, mi avvicino a due ragazze alte come me bionde, occhi azzurri e con i pantaloncini della divisa messi come se fossero dei perizomi.

"Ciao, piacere sono Madison. Sapete come si svolgeranno le audizioni?"

"Oh, ciao. Io sono Maria e lei è Emma, tra poco inizieremo a giocare e da quel momento le ragazze che vedi dietro quel bancone prenderanno la loro decisione. Semplice. Sei nuova? Non ti ho mai vista al campus".

"Sono un Exchange student, mi piacerebbe tanto entrare nella squadra per quest'anno. Ho sempre visto tutto questo nei film e per me è davvero un sogno".

"Wow!" Esclama la ragazza di sinistra. "Da dove vieni?"

"Dall'Italia". Rispondo sorridendo.

"Davvero? Avete le macchine?" Chiede la ragazza di destra.

Sono stranita da questa domanda insolita. Crede che siamo anni luce indietro rispetto a loro?

"Uhm, certo che abbiamo le macchine. Non solo". Rispondo e loro sembrano ancora più sorprese.

"Accidenti! Vivi nella zona di Parigi?" Chiede di nuovo quella di sinistra.

Forse non mi sto esprimendo bene. "No, sono italiana non francese".

"Ma Parigi è la capitale d'Italia!" Dicono insieme.

Non credo di sentirmi molto bene. "Non è proprio così".

Sto per farle un bel ripasso di geografia quando alcune ragazze iniziano ad urlare ed emettere acuti assordanti. Io e queste due ignoranti ci giriamo per vedere cosa succede e dall'altra parte della palestra entrano dei ragazzi, anche loro in divisa. Sono decisamente alti ma ovviamente non conosco nessuno, tutte queste bionde isteriche invece immagino siano le più popolari della scuola che guardano dei bei baldi giovani che fanno sport. Tipico.

"Oddio. Tania, guarda chi c'è".

"Si! È proprio lui".

"E' da un po' che non si allena qui".

"Beh, lui è il signor Torres. Ha tanto lavoro da fare!"

Iniziano a sghignazzare. Chi dovrebbe essere ora questo signor Torres? Il preside? Non mi sembra che giochi a pallavolo.

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