Capitolo 50. La nostra prima volta

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Guai a chi avrà amato solo corpi,

forme, apparenze. La morte gli

toglierà tutto. Cercate le anime vere.

Le ritroverete.

Victor Hugo

MADISON

"Lasciala subito, nolo lo ripeterò. Sparo direttamente".

Jacob è immobile ed impassibile di fonte al coraggiosissimo gesto di puntare un fucile in un luogo pubblico.

Le guardie del corpo di Stella vengono allo scoperto, ci hanno seguite insieme ai ragazzi, ma rifiutano di muoversi, sicuramente perché conoscono il ragazzo che impugna l'arma.

Dopotutto, non esiste qualcuno in città o nel paese intero che non conosca la famiglia Torres.

Le braccia che mi stringono si allentano, poi lentamente si allontanano. Sono sconvolta ma vedo che il coltello sotto al mio collo si allontana ad una lentezza allucinante. Riprendo a respirare a poco a poco e Jacob mi guarda intensamente. Una volta libera corro dietro di lui, che continua a puntargli l'arma con occhi di fuoco, ma perché non l'abbassa adesso che sono qui?

"Jack, basta. Ha capito. Andiamo via". Dice Liam.

Ha ragione, voglio solo andarmene ma qualcosa mi dice che Jacob non è stabile. La mano gli trema come anche la schiena è tesa e le vene delle mani e corpo sono evidenti. Come quella sera al locale quando Stanford mi toccò.

"L'hai toccata di nuovo". Sta sussurrando in maniera atroce quelle parole, la pistola deve essere tolta dalla sua mano. Non l'ho mai visto così. "Ti avevo detto di stare lontano da lei." Marca le parole e il suo tono è come mai l'avevo sentito: oscuro e sadico.

"Simon, ti prego fermalo" bisbiglia Stella. Ci guardiamo e sappiamo che potrebbe succedere qualcosa.

"L'ho lasciata andare la tua ragazza. Abbassa quel cazzo di fucile". Derek è agitato e i suoi amici ancora di più. Hanno affrontato la persona sbagliata, forse per l'ultima volta.

"Perché dovrei abbassarla? Sto venerando la faccia di voi, fecce della società, terrorizzati da me".

Non lo riconosco più. Ho paura che possa fare qualcosa di grave e non sarebbe una novità.

"Voglio farvi fare la fine dei vostri amici. Diglielo, Alex, digli perché sono tornato a casa con la pistola vuota e sono diminuiti numericamente. Vero, Stanford? Non sono tornati tutti a casa la sera stessa che l'hai toccata".

"Jacob, abbiamo detto basta. Non diamoci a vedere, specialmente Madison". Alex lo chiama per nome, si avvicina e gli posa una mano dietro la schiena e cerca di allungare la mano verso il fucile.

Sono troppo scossa per toccarlo ma devo intervenire.

"Jacob, per favore, andiamo a casa". Gli poso la mano sul bicipite ma freme ed io e Alex ci allontaniamo.

"Devi stare dietro di me e non fiatare". Mi ordina girandosi verso di me, con voce rigida e fredda. Ma che vuole fare?

"Se non la smetti subito chiamiamo tuo padre". Simon interviene a bassa voce.

"Oh, magari lo faceste venire. Lo aggiungerei subito al gregge qui davanti e lo spedirei al macello insieme al resto del bestiame".

Mi viene da piangere, sono scioccata da come parla e neanche i suoi amici riescono a fare qualcosa e sembrano in difficoltà anche loro. Non è il ragazzo premuroso solo con me, preoccupato che mi fosse successo qualcosa e desideroso di... forse un noi. Improvvisamente mi sento preoccupata per lui, ho questa necessità di averlo e di proteggerlo. Di saperlo con me, via di qui, al sicuro. I miei sentimenti aumentano di giorno in giorno nei suoi confronti. Forse ne sono spaventata.

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