Capitolo 32. Mani sulle armi

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Chi ha un perché per vivere

può sopportare quasi ogni come.

Friedrich Nietzsche

STELLA

Io, Madison e i ragazzi sorpassiamo la fila fino ad arrivare ad un'entrata riservata. Glielo avevo detto che non doveva preoccuparsi della fila. Tutti ci guardano con paura, alcuni abbassano lo sguardo, altri bisbigliano tra loro. Siamo seguiti da alcune guardie del corpo e Madison non ci ha neanche fatto caso, spero. Noi procediamo a testa alta verso l'entrata vip, siamo abituati a questi sguardi essendo questo il modo in cui siamo stati guardati tutta la vita: con rispetto, ma un rispetto imposto, perché se non viene dato o qualcuno osa opporsi potrebbe trovare anche la morte.

Bando alle ciance non voglio pensare a questo. Madison deve immergersi sempre di più nella vita newyorkese ed io mi assicurerò che non le manchi nulla, è la mia amica del cuore.

Entriamo nel locale ricco di sfarzo, poltrone nere e di lusso, pareti sul rosso intonate alle luci con riflessi bianchi. Alcune ballerine animano la festa e dei ragazzi sono già qui tra drink e balli sensuali. Beh, niente male!

Dovunque passiamo la gente tende ad allontanarsi e farci passare. La mia preoccupazione è quella che Madi possa notare questi atteggiamenti da parte delle persone e farsi domande su domande essendo una ragazza sveglia. Ma per fortuna sembrerebbe di no, per ora. Non mi ha mai chiesto nulla quindi immagino sia tutto a posto.

"Ragazze, state sempre vicino a noi. D'accordo?" Simon -cucciolone del mio cuore- arriva verso me e Madi. "Volete qualcosa da bere? Madison, prendi alcolici?"

"No, grazie. Un cocktail analcolico può andar bene, anche perché devo guidare. Sperando non sia mescolato alla droga come l'ultima volta che l'ho bevuto. A proposito, perché non ci hanno chiesto documenti e siamo entrati così facilmente?" Ora ci guarda con aria sospetta e curiosa. Come non detto.

"Ehm, perché conosciamo il proprietario. Siamo di casa ormai". Sforzo un sorriso e proietto l'argomento su altro. "Simon, per me uno spritz. Grazie, tesorino". Gli butto un bacio con le labbra. 

"Non scappate". Mi lancia anche lui un bacio con la mano e lo afferro. Che romanticone.

Mi volto verso Madison che ha un'aria schifata.

"Che c'è? Quando avrai un ragazzo lo farai anche tu, schizzinosa".

"Io? Ragazzo? Non credo proprio. E poi non sono affatto romantica". Si mette a braccia conserte e distoglie lo sguardo. Non le ho mai chiesto se avesse mai avuto un ragazzo e vorrei approfondire. Magari se avrà voglia potrà confidarsi con me, sembra molto restia su quest'argomento e vorrei capirne meglio il motivo.

"In ogni caso stasera farai conoscenze nuove. Guarda quanta gente sta entrando. Vedrai che ti si avvicinerà qualcuno". 

Non sembra molto convinta, anzi, volta lo sguardo verso i ragazzi al bancone che parlano tra loro e ci lanciano occhiate di controllo. Ovviamente io non ho bisogno di protezioni, lei certamente. Sono perfettamente capace di difendermi da sola e questo i ragazzi lo sanno. Jack è seduto su uno sgabello vicino ad Alex e Liam. Simon è in piedi a parlare con la cameriera che già odio. Jack guarda Madison e noto che si osservano, lei con aria di sfida, lui il solito apatico che però nasconde negli occhi un certo fastidio e tensione. L'ho notato da quando è sceso dalla macchina il suo nervosismo. Siamo stati addestrati anche per carpire le emozioni dell'avversario, quindi ci conosciamo e ci capiamo al volo. Ma non dirò mai a Madison perché sappiamo fare tutto ciò e perché ne abbiamo bisogno. Per il momento, almeno.

Lei distoglie lo sguardo dopo mi schiarisco la gola e lei timidamente abbassa il viso. Fa finta di nulla ma so che tra questi due c'è qualcosa di strano, vorrei solo che fosse lei a parlarmi e confidarsi. In questo modo la nostra amicizia si rafforzerebbe di più e a me piacerebbe tanto. Ci avviciniamo verso i ragazzi e beviamo i nostri drink. 

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