Capitolo 64. Incontri pericolosi

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Chissà se l'amo?

è un dubbio che m'accompagnò per tutta la vita

e oggidi' posso pensare che l'amore accompagnato

al dubbio sia vero amore.

Italo Svevo

MADISON

Una voce profonda e con un timbro aspro ci ferma alle nostre spalle. Sento Jack irrigidirsi e lasciare immediatamente la mia mano. Gira lievemente il volto per guardarmi e mi fa cenno di rimanere in silenzio.

"Jacob? Sei tu?"

Adesso è una voce femminile, anche questa seria come la prima.

Ci voltiamo e notiamo quattro figure adulte. La prima coppia ha entrambi i capelli di un marrone intenso, la signora è abbastanza bassa con un tailleur elegante nero, ha alcune rughe e un rossetto rosso. Il signore invece è altro, indossa una camicia celeste e pantaloni scuri, ha capelli con sfumature grigie e occhi di ghiaccio.

Come quelli di Jack.

Capisco subito essere i suoi genitori e un senso di ansia e nausea mi invade.

Sono loro quelli che lo hanno costretto a fare cose orribili? Che lo seviziano e lo costringono ad uccidere?

Mi scrutano e sembrano a dir poco straniti. Io mi mostro il più calma possibile e ringrazio ai domestici di Alex di avermi portato altri vestiti, altrimenti mi avrebbero vista in tuta.

La coppia affianco invece sono i genitori di Alex, lo capisco dagli occhi verdi intensi e i capelli corvini. Scrutano tutti me e vorrei dissolvermi nel vuoto.

"Ero curioso di sapere dove fosse finito mio figlio in questo tempo di attesa e siccome non ti sei fatto sentire ho pensato di venire a controllare di persona". Il signor Torres ha a dir poco un timbro di voce malvagio.

"Sono finiti nelle stanze private di Alex tutto questo tempo, William" parla la signora con i capelli corvini. "Non ho idea di cosa abbiano fatto".

"Abbiamo pensato per precauzione di rimanere qui piuttosto che rischiare delle imboscate fatali" Jack parla con un timbro di voce serio e freddo che stento a riconoscerlo. "Alex ha proposto di ospitarci".

"Chi sei, cara?" La mamma di Jack inclina la testa e mi interpella.

"Madison Bianchi, signora".

"Bianchi? Che cognome singolare" il signor Torres si avvicina a me lentamente. "Potresti non essere della zona o il mio udito mi ha indicato un'accentazione non così corretta?"

"Ha ragione nel dire che non sono della zona, sono italiana". Infrango ciò che mi ha detto Jack sul rimanere in silenzio ma non posso evitare di rispondere.

Il signor Torres emana una risata roca e gutturale. "Ma davvero? Posso sapere che ci fa mio figlio con una fanciulla italiana?"

Ora si posiziona davanti a Jack, sono di altezze simili e carpisco tratti di somiglianza. Come noto anche la tensione. Il signor Torres attende spiegazioni del figlio con lo sguardo, hanno lo stesso modo di comunicare.

"Mi hanno incaricato al college di essere il suo tutor personale".

Ride più rumorosamente. "Oggi sei davvero uno spasso, Jacob! E da quando accetti questo tipo di lavoretto?" Riprende a ridere e capisco troppe cose anche solo a guardarlo. Quest'uomo è pericoloso.

"Oggi è il mio ultimo giorno con lei. Domani se la caverà da sola in tutto". Rimane perfettamente impassibile, sembra una scultura.

"E che ci fa la signorina a casa mia a quest'ora? Non sapevo avessimo ospiti a pranzo" il padre di Alex fa quest'osservazione. "Se è vero che siete qui da ieri sera, lei ha dormito qui? Insieme a voi?"

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