Capitolo 65. Io e te sulle stelle

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L'amor che muove il sole e l'altre stelle.

Dante Alighieri

JACK

Durante tutto il tragitto diedi ordini su ordini.

Disattivo le telecamere per impedire di registrare la presenza di Madison, sensori, controlli, le guardie setacciarono nuovamente ogni ettaro che comprende la mia proprietà, ogni strada che abbiamo percorso per arrivare. Ogni singola cosa per accertarmi che lei fosse al sicuro.

Della mia vita possono fare ciò che vogliono. Possono torturarmi fino allo svenimento, sventrarmi vivo e farmi impazzire in qualche camera di simulazioni, ma lei deve rimanere illesa.

Per la prima volta ho avuto paura e nessuno mi aveva addestrato per questo. Nessuno mi aveva addestrato ad un cuore in agonia preoccupato per niente se non per la salvezza della donna che si è dimostrata l'unica ragione per andare avanti oltre ai miei fratelli.

Uno spiraglio di pace, speranza, tutto ciò che non mi è stato insegnato.

Sto andando contro la mia famiglia, ho voglia di riscatto e libertà. Una forza di volontà si sprigiona dentro di me, sono pronto a far fuori chiunque non mi lasci stare al suo fianco.

Voglio vedere il mondo morire ai miei piedi a costo di vederla sorridere e farmi provare questa sensazione nel petto che mi dà prova dell'effettiva esistenza della mia anima.

Lei è vicino a me e nonostante il mondo è nel caos io riesco a ridere e dire che non è così male a vedersi. Lei è riuscita a vedere del buono in un soggetto irrecuperabile come me e per la prima volta il mondo sembra essere tornato a colori.

Nonostante probabilmente stia per iniziare una guerra fra noi e le nostre famiglie.

Arriviamo davanti allo scuro cancello della mia reggia.

Guardie mi riconoscono e seguono gli ordini senza contestare. Lascio la mia macchina all'addetto apposito e porto Madison in casa. Lei è sbalordita dall'imponenza di tutta la struttura e si guarda intorno mentre la trascino mano per mano.

Le pareti di legno scuro come l'ufficio della 'Torres House' tappezzano l'aria. Un lampadario di cristallo la paralizza alla sua vista. Percorre con lo sguardo persino le mattonelle in marmo argento del pavimento.

È un'area immensa e ricca di ogni tipo di arredamento, ma solo che con lei qui in casa mia sembra effettivamente accogliente e piena.

Attraversiamo la scalinata principale in fretta e furia. Arriviamo nella mia parte di reggia personale.

Incarico la guardia di vietare l'entrata a chiunque e di riattivare qualsiasi sistema di sicurezza così da non far destare troppi sospetti. Al resto mi occuperò io, ma adesso lei è la priorità assoluta.

"Fino a quando non potrai tornare a casa, resterai qui tutto il tempo che vorrai. Se desidererai che io ti riporti dagli altri, dimmelo e non esiterò a farlo prendendo conto delle misure di-"

Mi bacia e speravo lo facesse. Ne avevo un bisogno viscerale.

Mi aggrappo ai suoi fianchi come lei fa con il mio collo. Mi stringe a sé e ho bisogno solo di lei, di noi.

Entro nella mia stanza prendendola in braccio e con un calcio chiudo la porta alle mie spalle.

La sdraio sul letto e la divoro come mai prima d'ora.

Devo scaricare la tensione estrema di questi attimi, devo sapere che stanotte dormirà al sicuro e sognerà come ha sempre fatto. Starà qui perché mio padre è l'ultimo posto dove la cercherebbe, potrà farsi il bagno nella vasca, leggere qualsiasi libro voglia e mi accerterò che stia bene. Avrà pasti caldi e ogni suo desiderio sarà ordine per me.

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