Capitolo 47. Allarme (del cuore)

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Vedi cara, certe crisi

son soltanto segno di qualcosa dentro

che sta urlando per uscire.

Francesco Guccini

MADISON

È passata circa una settimana da quando Simon ha tecnicamente tradito Stella.

Dico tecnicamente perché ho fissato quella foto a lungo e più la guardo più sento che qualcosa non mi torna. Stella è a lezione di danza o in ufficio da suo padre, torna tardi a casa perché dice che vuole distrarsi il più possibile. Ammiro di lei che invece di rimanere sofferente a mangiare gelato sul divano reagisce a questo dolore diventando molto più produttiva. Anche se ha molti momenti di sconforto, infatti è da qualche giorno che dormiamo insieme e quando sento che piange posso abbracciarla.

Non lascia che Simon entri in casa, anzi in realtà l'accesso è aperto solo a me. I ragazzi vorrebbero parlare ma non vuole sentire nessuno. Al momento ho finito di seguire le mie lezioni a distanza e le sto preparando una torta, sperando che possa farle tornare il sorriso in parte. È ai frutti di bosco come piace a lei e nonostante non sia una chef impeccabile spero le piaccia. Le mie doti culinarie non sono eccelse eppure seguendo la ricetta dovrebbe uscire qualcosa di commestibile. Apro qualche mobile qui e là prendendo tutti gli oggetti necessari per l'impasto, essendo che si sta facendo già sera cerco l'interruttore per accendere la luce sopra i fornelli.

Trovo un piccolo pulsante rosso quasi nascosto sul mobile della cucina e lo premo ma non succede niente, continuo a toccarlo più volte ma mi rassegno ritenendo che sia rotto e accendo qualche led bianco nella stanza. Mi piace stare leggermente al buio, in questo modo sono le luci del tramonto ad illuminare.

Appena finisco l'impasto lo metto nell'apposita teglia e poi dritto in forno, metto il timer e mi sento realizzata. Una volta bruciai persino il sugo avendo dimenticato di girarlo.

Chissà come sta Stella e cosa sta combinando in ufficio con suo padre. Adesso in parte conosco il loro segreto, ma ritengo che per la mia sicurezza sia giusto non più di quanto abbia già fatto. Anche perché, se queste famiglie o nemici dovessero sapere di me... che mi succederebbe?

Forse non ancora ho realizzato a pieno cosa sta succedendo, magari sono sconvolta a tal punto da non capire nulla. Eppure, è una storia a dir poco bizzarra e, sembra brutto, ma ho iniziato a dire ai miei genitori e alle mie amiche 'ti voglio bene' più spesso quando siamo in chiamata. Non si sa mai.

Inizio a pulire il mobile con tutti gli strumenti e sono anche sporca di farina. Inizio a pensare ad un film che potremmo vedere io e Stella quando tornerà a casa.

Poi un rumore assordante interrompe i miei pensieri.

Sento che la porta di casa si spalanca e intravedo delle schegge di muro volare per la stanza insieme a dei pezzi di intonaco. Ecco, ora mi uccideranno, penso.

"MADISON, Madison!"

Una voce fin troppo familiare invade la stanza chiamando il mio nome, ma questa volta è terrorizzata come non mai e mi metto subito in allarme. La sua figura imponente entra in cucina e ci vado a sbattere contro mentre cerco di andare verso la sua voce, confusa su cosa succede.

"Sono qui con te. Che sta succedendo?"

Sono qui con te, di nuovo.

Jacob ha il respiro ansante, gli occhi sgranati che mi guardano ogni angolo del corpo in cerca di qualcosa e le ciocche sono leggermente scombinate.

"Stai bene? Sei ferita?" Mi chiede agitato. "Dimmelo, dimmi che succede, Madison".

Mi prende il mio viso fra le mani, cercando la risposta nei miei occhi. Sono così morbide e sicure che mi dimentico di rispondere, eppure è venuto qui per vedere come stia. Il suo naso sfiora il mio, il suo respiro mi accarezza le labbra.

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