Capitolo 2. Coinquilina

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Nessuno entra invano nella tua vita:

o è una prova oppure è un dono.

Ferzan Ozpetek

MADISON

Andare in ascensore in uno di questi palazzi di altitudine chilometrica è come affrontare una rincorsa verso il cielo. L'ascensore è rigorosamente vetrato e metà della parete è formata da pulsanti con i vari piani. Il quarantesimo è il mio. Mi godo la vista della città mentre salgo e sento che sto volando, leggera e felice. Le preoccupazioni non ci sono più, perché qualsiasi cosa accada, qualsiasi persona troverò dietro quella porta non è un problema. Qui con New York davanti a me ho già affrontato un patto d'amore e niente potrà spezzarlo. Non mi accorgo neanche che la porta dell'ascensore dietro di me è aperta e uscendo mi sento già persa in questo vasto piano ricco di portoni dorati e vasi, fino a quando imbocco un appartamento con il numero 333. Segno del destino? Lo spero. Perché rileggendo le indicazioni del breve messaggio di Stella è proprio questo il posto giusto.

Suono il campanello, attendo. Deve esserci per forza qualcuno in casa essendo che ho suonato il campanello del portone e qualcuno mi ha aperto; quindi, gioco con il mio ciondolo della collana con una piccola farfalla argento e attendo in maniera abbastanza nervosa.

La porta si apre all'improvviso e se la ragazza che ho davanti non è una modella di Victoria's Secret allora io sono Queen Elizabeth II. Stella è una bellissima ragazza, con una chioma mossa e bionda lucente, un fisico con forme invidiabili ed è praticamente alta come me. Gli occhi sono di un miele talmente chiaro e dorato da sembrare quello dei capelli e mi sta sorridendo con i suoi denti perfetti e labbra con una tonalità di rosso chiaro.

Beh, almeno non è il sessant'enne che credevo di incontrare. Adesso devo cercare di avere un inglese pronunciabile e non rendermi ridicola.

"Hey, tu devi essere Madison". Mi porge la mano, sicura di sé e amichevole.

"Sono io, tanto piacere. Tu devi essere Stella".

Mi fa l'occhiolino. "In carne ed ossa. Benvenuta! Accomodati pure. Ti aiuto a portare dentro i bagagli". Sono molto sollevata, sembra gentile e in gamba. Sento che potremo diventare buone amiche. Deve essere una brava ragazza. O meglio, per ora sembra essere così.

Entro in casa e mi viene da piangere per l'emozione. C'è una cucina molto ampia che ha spazio per un vasto tavolo di marmo bianco con degli sgabelli e penso subito che lì farò colazione e i miei compiti. Il bianco è il colore dominante: il tavolo e i mobili sono lucidi ed è tutto perfettamente in ordine. Un divano del medesimo colore si trova al lato opposto della stanza con una bella televisione e un tavolino con sopra un vaso di fiori. Ci sono alcuni quadri e la cosa più suggestiva è sicuramente la luminosità perenne.

"Allora, cosa ne pensi?" Dice Stella che rimane vicino alla porta di ingresso con le braccia conserte e sorridente. "Se non capisci qualcosa mentre parlo o hai difficoltà con la lingua fammelo sapere. Spero sia andato bene il viaggio, deve essere stato davvero lungo. A me ha sempre incuriosito l'Italia".

Io cammino con la bocca spalancata in questo soggiorno da favola e solo ora mi rendo conto che la stanza è così luminosa per le vetrate enormi che danno una visuale dei grattacieli incredibile. C'è una terrazza con dei tavolini e piccole sedie e la vista è assolutamente da pitturare.

"È tutto perfetto" dico con un soffio. "Davvero" mi giro verso di lei. "Comunque riesco a capirti e il viaggio non è stato male, grazie per aver chiesto".

Lei si avvicina a me e sento il suo buon odore dolce. "Mi fa molto piacere. Abito qui da quando frequento l'Università. La casa è grande ed accogliente con tutto ciò di cui hai bisogno. Io vivo bene qui e sono sicura che starai bene anche tu. Vieni, ti faccio vedere le stanze".

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