Capitolo 70. Rumore

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Mentre lui le insegnava a fare l'amore,

lei gli insegnava ad amare.

Fabrizio De André

MADISON

"Perché non è ancora tornato?"

"Devi stare calma, Madison. Ti stai agitando troppo e devi contare che la sua reggia è lontana dal centro città nonostante sfrecci con la macchina. Conosco mio fratello, sa badare a sé stesso. Dobbiamo avere pazienza".

Ma non riesco a calmarmi, sento ansia tanto da farmi venire la nausea. Corro in bagno e mi svuoto del poco che ho mangiato questo tempo. Stella viene verso di me e mi aiuta a reggere i capelli. Dopo aver finito mi appoggio al muro del bagno e sento la gola che brucia, come anche il petto. Sono terribilmente tesa e Stella si siede accanto a me. La casa è come l'ho trovata il primo giorno che sono venuta qui: solo gli averi di Stella erano presenti. Hanno pulito tutto ciò che possa far immaginare una presenza estranea e sono costretta ad indossare i vestiti di Stella. Ritiene che sia una precauzione nel caso in cui i suoi genitori venissero a sapere che sono la sua coinquilina e inizio a temere che l'abbiano scoperto. Ho paura che lo stiano torturando con i loro 'metodi educativi' e sento la nausea salire di nuovo solo al pensiero.

Stella mi aiuta a ricompormi e mi porta a letto, ma non riesco a sdraiarmi sentendo dolore al petto quindi rimango seduta. Di solito riesco a controllarmi ed essere razionale senza cadere a conclusioni affrettate, ma con lui è tutto diverso.

Lui è diverso da tutto.

E solo con lui la mia ansia si allieva.

Lui è la causa della mia ansia al momento, ecco dunque che mi sento morire.

Non starò meglio fin quando non sarà qui e non ha ancora risposto al mio messaggio. Se gli hanno fatto qualcosa userò le armi che mi ha dato per difendermi e ucciderli.

Sono talmente assorta nei miei pensieri che non ho notato il campanello suonare e Stella che va velocemente a controllare chi sia. Passano vari minuti che fisso il vuoto, ma stavolta non mi sono distratta per guardare le farfalle. Sto pensando a dei piani per vendicarmi se Jack non dovesse tornare.

Poi una mano calda mi prende il viso e le narici sono invase da un odore che mi ha avvolta diverse volte queste ultime notti. Un odore che si trova ancora sulla mia pelle e tra le coperte della mia stanza che non ho ancora cambiato perché riesco a dormire solo con questa fragranza sopra.

Questa cosa non gliel'ho mai detta.

Una camicia sottile davanti al mio viso mi permette di notare degli addominali, alzando il viso vedo il petto che mi ha protetta e riscaldata, alzando ancora vedo degli occhi che mi sussurravano frasi tutte le volte che ci siamo amati. Delle labbra mi sorridono e noto delle leggere fossette che come desiderato baciai decine di volte.

Non so se al momento soffro di allucinazioni, ma istintivamente mi alzo e lui mi prende in braccio avvolgendomi davvero stretta, ma io lo stringo ancora di più per paura che se ne dovesse andare di nuovo. Mi svuoto dalla tensione con un pianto liberatorio mentre ho il viso nell'incavo del suo collo virile che inizio a baciare e lui fa lo stesso con il mio mordendolo.

Mi adagia sul letto della mia stanza e si mette sopra di me.

"Perdonami ma io... ho bisogno di te". Inizia a sbottonarsi velocemente la camicia, con il respiro accelerato come se dovesse scaricare anche lui un miscuglio di emozioni varie e cerca me per farlo.

Gli accarezzo il petto mentre getta via la camicia. "Dimmi se ti hanno ferito, li uccido".

Mi bacia in maniera disperata, mi prende le guance tra le sue mani e poi mi toglie la maglietta e i pantaloni in pochi secondi. Le mie mani tremano e ho difficolta a togliergli i jeans ma lui mi precede e in pochi secondi siamo entrambi spogli di qualsiasi inceppo uno sull'altro.

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