Capitolo 94. Ti cerco fra le stelle

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Il sogno è l'unica notizia che possiedo di te.

Franz Kafka

JACK

Tre settimane, sei giorni e cinque ore che il mio cuore non batte.

Non sono scaramantico, ma a New York non si vede più il sole da quel tragico giorno che segnò la mia morte. Perché ora sono qui, a fissare il cielo scuro nell'ufficio della mia torre di lavoro, ma sono solo un corpo vivente. Un ammasso di carne e muscoli che non trova pace.

Tre settimane, sei giorni e cinque ore che non riesco a dormire.

Incubi mi assalgono ed è sempre lo stesso: non sogno più farfalle, ora solo tempesta e buio ceco tanto da perdermi e non riuscire più a respirare. Non riesco a leggere la lettera, perché una sera trovai il coraggio di farlo ma ebbi un attacco di panico. Alex sentii che avevo involontariamente rovesciato un vaso e corse a controllare, dandomi alcune medicine che i medici mi prescrissero. Tutte queste reazioni psicofisiche sono totalmente nuove ma non mi spaventano, perché il mio terrore è che non la rivedrò mai più.

O se la rivedrò, come la rivedrò?

Il pensiero che le stiano facendo del male mi si aggrappa in gola, la stringe e qualche volta mi ritrovai in ginocchio sicuro di non star respirando bene ma poi si scoprii essere solo uno scherzo della mente.

Le ricerche da quella notte continuano senza sosta e io non smetto di essere operativo, anche senza dormire. Non so in che condizioni sono, non ho uno specchio qui e non intendo vedermi.

La mia squadra è operativa quanto me e alcune volte che vengono si assicurano che io abbia mangiato e bevuto. Io so di sapere chi c'è dietro questa storia oltre agli Harrison, lo capii dal principio.

Gli Harrison non hanno né mezzi né competenze per fare ciò che hanno fatto o sparire nel nulla senza che nessuno dei miei uomini o dei sistemi di sicurezza li scopra. Sono passati forse mesi da quando mio padre è sparito, il tempo giusto per avere una chiara e curata analisi di tutti i passaggi da seguire per passarla liscia, cosa che in realtà già aveva. Noto che la pioggia sia diventata neve e ripensai al fatto che Natale è praticamente passato. La famiglia di Madison dovrebbe avere lei al loro tavolo, sorridente e dolce come sempre con un maglione caldo e morbido rosso mentre apre i regali.

Invece, dov'è la mia Madison?

Avrei dovuto resistere, avrei dovuto combattere di più per proteggerla e impedirle di immischiarsi nelle nostre vite tenebrose.

Penso alla famiglia di Madison, che abbiamo ingannato. Perché? Ovviamente lei non può rispondere al telefono. Mi aggrappo al vetro, inizio a respirare e poi corro in bagno per gettare quel poco che il mio corpo stava digerendo e ritorno a pensare a quale mostro io sia per non averla protetta a sufficienza. Mi sono preso carico di qualcosa più grande di me e per la prima volta in vita mia vorrei sapere cosa pensa mio padre di quello che ho fatto, se l'addestramento si è rivelato efficace. Perché lui mi ha visto tutto questo tempo. L'ho scoperto, so tutto. Mi ha spiato da quando se n'è andato.

Ho trovato nel suo ufficio documenti sospetti che analizzerò anche sulla morte di mia nonna, ma al momento li ho messi da parte perché non posso permettere che ci siano giornali sulla morte di Madison. Abbiamo fatto in modo con intelligenza artificiale ed esperti in materia che una finta Madison parlasse con la sua voce alla famiglia. La notte, per dormire almeno un'ora, ascolto la voce di Madison. Nonostante sia finta e non sarà mai come quella vera, è l'unica forma di sollievo che mi permette di chiudere gli occhi e sognarla e celare in parte i miei incubi ricorrenti. La sogno accanto a me mentre la stringo e sento il suo calore.

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