Capitolo 36. Il cuore non si comanda

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A me basterebbe essere certo che tu esisti solo perché mi ami.

Simon Parker

SIMON

"Che nottata da dimenticare!"

Rientriamo io, Alex e Jack nel nostro appartamento sfatti dalla serata dopo aver riaccompagnato Liam nella sua villa. Ho mandato un messaggio a Stella ma non ancora risponde e mi sento preoccupato, spero che Madison non abbia deciso di fare le valigie o per lei sarebbe un vero duro colpo. Decido di non disturbarla ulteriormente per adesso e vado in camera mia a cambiarmi per la notte. Fanno così anche gli altri tramite le camere con le porte spalancate parliamo da stanza a stanza.

"Ragazzi" chiedo. "Credete che Madison decida di andarsene? Sono preoccupato per Stella".

"Non lo so fratello" Alex ora parla dal bagno mentre si lava i denti. "Ma una cosa è certa, quella ragazza ha i coglioni per andare in giro a chiedere informazioni su di noi con tanta facilità".

Sento degli sputi di Alex mentre si sciacqua i denti e faccio una smorfia mentre mi sistemo la maglietta.

"Io spero solo che non l'abbiamo traumatizzata troppo e che ci ascolti". Mi dirigo anche io in bagno ma mentre sono in corridoio noto Jack seduto sul bordo del letto in camera sua ed entro bussando allo stipite. "Jack, tutto bene?"

Non risponde, ha i gomiti sulle ginocchia e il viso chinato verso il basso. I suoi respiri sono lenti e regolari e sembra sia perso nei suoi pensieri, lo fa spesso.

"Abbiamo parlato fuori dal portone dell'edificio" dice. "Non vorrei che qualcuno ci abbia visti".

Tiene lo sguardo puntato verso il basso. Capisco cosa vuole dire, qualsiasi persona con cui potremmo parlare automaticamente viene presa di mira. Se dovessimo conversare con qualcuno che non sia un membro del gruppo, allora sarebbe la preda perfetta per essere un ostaggio. Ma non possiamo vivere così per sempre.

Mi siedo vicino a lui sul letto. "Jack, stiamo ancora imparando a convivere con tutto questo ma non possiamo uscire fuori di testa, neanche preoccuparci così nei confronti di una sola persona con cui abbiamo scambiato qualche parola".

"Il problema è questo, Simon. Con lei avremo rapporti per un anno, credi che nessuno lo noterà? È in pericolo con noi. Questo voi non riuscite a capirlo. So che la ragazza rimarrà". Si alza in piedi e le sue mani sono fra i suoi capelli, è preoccupato ed è strano che non riesca a nascondere l'emozioni. È serio.

"Jack, permettimi di chiederti una cosa" mi alzo in piedi anche io. "Provi qualcosa per quella ragazza? Quando sei con lei, non sei tu. E abbiamo capito che stai passando alcuni momenti insieme a Madison, non siamo idioti. Non sarò uno psicologo, ma sei diverso. Lasci che lei ti risponda in quel modo e ogni volta che qualcuno l'ha fatto non gli hai lasciato scampo, anche se ragazza. Da quando sei così preoccupato per una che non sia Stella? Se c'è qualcosa di diverso in te, che non hai mai sentito prima nei confronti di Madison e ne sei spaventato, parliamone".

I suoi muscoli sono tesi senza la maglietta, guarda fuori dalla finestra e non risponde per un bel po'. Il suo corpo è rigido, probabilmente perché ho toccato un nervo scoperto che però lui si ostina a nasconderci.

"Va all'inferno, Simon" sussurra. "Io non provo sentimenti, sono per i deboli. Anche tu stesso hai sbagliato a provare delle emozioni per Stella. Se succede qualcosa a qualcuno di noi non abbiamo tempo per soffrire, dobbiamo essere apatici. Farsi comandare dai sentimenti è pericoloso per noi, non siamo normali".

"Il cuore non si comanda, neanche uno così freddo come te può. Lo sai, Jack? È impossibile. I sentimenti stanno raggiungendo anche te".

"Ecco perché deve andarsene. Subito. Sto facendo ricerche su di lei, deve essere una spia manipolatrice o qualcosa del genere. Io sento... cose ambigue dentro di me. Non... riesco a controllarmi quando c'è lei. Odio esserne dipendente. Ma so che questo non dipende dal mio volere perché è lei che mi sta facendo qualcosa. Stiamo ammettendo nella squadra la nostra stessa rovina". La sua voce è cupa, fredda, roca.

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