Capitolo 51. Lasciati andare

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E chi avesse voluto conoscere Amore, fare lo

potea mirando lo tremare de li occhi miei.

Dante Alighieri

JACK

Simon e Stella si chiudono in camera e speravo lo facessero. Voglio solo lei davanti a me.

Non ha mosso un dito da quando siamo usciti da quel posto e da quando ero molto giovato dall'idea di conficcare più di una pallottola nella testa di Stanford, ancora mi chiedo cosa sia stato a fermarmi. Non tendo ad uccidere in pubblico, ma quella sembrava un'ottima prima volta.

La guardo, deve essere lei a parlarmi per prima. Continua ad avere lo sguardo verso il basso e sembra persa. So cosa sta provando, si sente in colpa e voglio sentirglielo dire.

Passano alcuni minuti. Si siede dul divano togliendosi il cappotto e io sono vicino alla finestra davanti a lei. Le uniche luci che illuminano la stanza sono quelle dei grattacieli di notte.

Dopo attimi interminabili, finalmente parla.

"È tutta colpa mia, sono stata io a portarla lì". Si alza, ha gli occhi lucidi. Finalmente mi guarda.

"Sono stata io ad accettare di andarci, non sapevo che posto fosse ma avrei dovuto immaginare che voleva andare da qualche parte che l'avrebbe fatta distrarre ma non pensavo fosse.... era instabile e io-".

Nel frattempo che parla, mi sono avvicinato a lei, poso le mie dita calde sul suo viso freddo, poi sul labbro inferiore. Non vogli sentire nient'altro.

Ha abbassato la sua corazza, per la prima volta la vedo fragile e a suo agio a mostrarsi così davanti a uno come me, che non mostra nient'altro se non freddezza. Lei è diversa da me, calda come i suoi occhi in confronto al mio gelido animo e cuore. A contatto con i suoi occhi non posso non sciogliere la mia corazza, solo con lei mi comporto in tale maniera. In un modo quasi premuroso. Un calore bruciante mi invade nel vederla triste, scariche elettriche diventano le mie vene e vogliono scoppiare. Non posso tollerare che Stanford abbia provato a metterle le mani addosso e voglio che abbia deciso che sia solo io a poterlo fare, solo io posso stringerla e proteggerla mentre attorno a noi c'è il caos.

Stasera è scattato qualcosa in me: ho sentito la paura di perderla, ho sentito l'ansia.

Qualsiasi cosa mi stia accadendo da quando la vidi per la prima volta sta venendo fuori improvvisamente. Urla per uscire dal mio petto, si dimena e non riesco più a controllare niente. Qualcosa si è rotto e lo sento.

Mi sto lasciando andare. Non credevo di essere io quello che sarebbe caduto per primo.

Mi sto ribellando a tutte le privazioni imposte, a mio padre, al suo matrimonio con una ragazza che non voglio. E solo ora mi rendo conto di quanto invece questa giovane donna davanti a me mi ispiri fuoco e fiamme.

Potrei pentirmene di ciò che sto facendo ma ho perso le redini. Mi ha reso così vulnerabile al suo cospetto. Con questo viso non posso rimproverarle nulla, solo prenderla a baci e morsi.

Sento di non essere più lo stesso e non so se le parole che usciranno dalla mia bocca saranno frutto di mente o qualcos'altro che non so definire. Qualcosa che mi sta insegnando solo lei per la prima volta in vita mia.

Io non sono normale, non sono come gli altri, non ho un cuore ma solo testa.

E allora da dove viene tutto questo? Dov'è finita tutta la mancanza di emozioni e sentimenti dei quali sono stato privato fin dall'infanzia? Dove finirà Jacob Torres?

Immagino che finirà dove deciderà lei.

"So quello che hai pensato e non fartene una colpa".

La guardo, le sta per cadere una lacrima e la raccolgo con il pollice. Mi guarda con quegli occhi innocenti, così caldi.

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