Capitolo 93. Lacrime e sangue

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Ho sceso, dandoti il braccio,

almeno un milione di scale e

ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Eugenio Montale

MADISON

La stanza è buia e sento davvero freddo.

Credo che qualcosa goccioli dalla mia fronte perché sento un leggero solletico e alcuni ticchettii per terra. Cerco di vedere con la poca luce che entra dalla finestra coperta da alcune assi di legno e vedo del rosso per terra. Io non sono né seduta né in piedi, sono appesa.

I miei polsi sono feriti e bruciano a causa delle catene attaccate che le avvolgono piantate al muro, le mie ginocchia sono flesse verso il pavimento sporco e macchiato del mio sangue. Il naso mi pulsa e lo stomaco credo che abbia un ematoma a causa di quel gancio destro che mi è stato inflitto.

Ma la testa è la parte peggiore. Devono avermi fatta svenire, perché dolora in maniera esagerata e sento i capelli sporchi quindi forse sanguino anche in quel punto. Nella stanza poi vedo figure argento ma forse sto avendo qualche allucinazione, perché per un attimo sento la voce della mia mamma e del mio papà che mi chiedono come stesse andando la mia vacanza studio. Poi vedo che gioca sul pavimento il mio cagnolino e il mio fratellino accanto a lei. Si alzano entrambi e vanno vicino ai miei genitori che mi sorridono e mi dicono che gli manco tanto e che da un po' di giorni non rispondo al telefono.

Mamma, non so dov'è il telefono. Non so neanche dove sono io. Però la testa fa male e vorrei che mi accudissi come facevi sempre quando vivevo insieme a te prima dell'Università. Comunque, la mia vacanza studio sta andando bene, ho conosciuto un ragazzo davvero bello e buono. Anche degli amici fantastici, magari se riesco a tornare ti racconterò tutto. Anche a te papà. Spero che stiate bene.

Spero di riuscire a tornare.

È stata una visione bellissima, perché la mia famiglia mi manca davvero tanto.

Qualcos'altro scorre sulla mia pelle, parte dagli occhi ma non è sangue. Mi arriva in bocca ed è salato, inizio a credere che sono lacrime. Poi leggeri singhiozzi escono, credo perché quella che ho visto sia la visione più bella del mondo: la mia amata famiglia.

Piango forse perché non sono sicura del domani, non credo che uscirò viva da qui, non penso che riuscirò a raccontare a mamma e papà della mia permanenza e di come io stia bene insieme a Jack o come io abbia fatto progressi con il mio tirocinio.

Jack

Ecco che vedo anche lui, ha un'espressione triste però, come se lo affliggesse qualcosa. Vorrei sapesse che non è colpa sua, io ho scelto di correre il rischio. Mi ha detto di creare il caos ma credo di averlo creato da quando sono arrivata, perché se Jack si fosse sposato con Clara non saremmo a questo punto quindi forse è ciò che mi merito. Poi spariscono tutti e non vedo più nessuno.

Mi sento sola, fa più freddo e attorno a me è tutto buio. Non riesco a vedere nulla ma le lacrime aumentano. È un pianto silenzioso e mi fa male il petto insieme allo stomaco perché muovendomi sento dolore. Le braccia sento che stanno per staccarsi. Sono davvero stanca, stremata e affamata. Forse dovrei riposare quindi chiudo leggermente gli occhi.

Non riesco neanche a dormire perché mi puntano una luce in faccia, forte e fastidiosa. Alcuni schiamazzano ma io vorrei solo chiudere gli occhi.

"Svegliati, stronzetta".

Una fitta allo stomaco mi invade e un senso di nausea mi avvolge.

Stringo le catene con le mani per evitare di urlare dal dolore, cerco di resistere per non dare soddisfazione a chiunque mi stia facendo questo.

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