51. Non esitare

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Non restare uno spettatore.
Non continuare a pensare se farlo o non farlo… puoi andare avanti vacillando per tutta la vita e più esiterai, più continuerai ad esitare.

- Osho -

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Pov Tae

-Forza alzati! – sentii urlare dopo che venni spinto in malo modo a terra

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-Forza alzati! – sentii urlare dopo che venni spinto in malo modo a terra.

Oddio! Mi ero davvero addormentato ancor prima di entrare nel Labirinto?

-Scusa… non so che mi ha preso! – cercai di giustificare la mia pessima figura, anche se non esistevano motivi sufficientemente validi per svenirgli praticamente ai piedi.

In realtà fu poi lui a darle, anche se con velato fastidio.
-Deve essere dura essere posseduti e controllati da una Bestia potente e violenta, avendo un semplice fisico da umano.- disse provocandomi.

-Dovresti saperlo meglio di me. – risposi istintivamente senza pensarci.

Nonostante l'esperienza maturata negli anni di persone che non perdevano mai l’occasione di infastidirmi, non riuscivo ancora a mandar giù la provocazione senza rispondere, non era mai stato il mio forte.

-Che vuoi dire? – domandò lui.

Lo fissai  leggermente imbarazzato, anche se ancora visibilmente risentito dal tono che aveva usato.

Mi alzai da terra, e continuai per la mia strada evitando di guardarlo negli occhi.
-Probabile che la sacerdotessa ti abbia cancellato dalla memoria anche questo. - risposi – La Bestia che mi possiede ora, era un tuo fardello, prima di me. – spiegai superandolo e dirigendomi dritto verso il Labirinto.

-E come è successo che… - cercò di domandarmi, mentre io, di punto in bianco avevo preso velocità, quasi correndo, malgrado la stanchezza, per evitare di rispondergli.

Mi raggiuse subito e mi agguantò per un braccio, tirandomi per farmi prendere un altro corridoio.

-Beh, vedo comunque che anche il Labirinto è per te un problema.- rise  strattonandomi per la terza volta consecutiva in modo che cambiassi direzione.
-Non credi che sia meglio che vada avanti io? – chiese divertito.

Quel suo sorriso spense tutto il nervoso che avevo accumulato, mi ero offeso per niente, a dire il vero.
Lo lasciai passare avanti e lo seguii in silenzio.

Jeon mi precedette senza porgermi ulteriori domande, anche se continuavo a sentire le sue risatine di sottofondo, che in realtà non mi dispiacevano affatto.

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