16. Bruttissime sensazioni

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Morire è naturale tanto quanto nascere, almeno per un mortale.

Morire è naturale tanto quanto nascere, almeno per un mortale

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-Come sarebbe a dire che vuoi andartene? - chiese Jimin sorpreso e allarmato insieme.

Tae era appena tornato a casa con Park che lo aveva riempito di rimproveri e raccomandazioni tutto il tempo. Sul comportamento sprovveduto, sui rischi che aveva sottovalutato, sulle precauzioni che avrebbe dovuto prendere, in sintesi un unico avvertimento: non si frequenta un vampiro.

-Immagino che tu sia proprio convinto che non voglia farti del male, pensi che ti lascerà libero di decidere? Io non posso obbligarti a credere alle mie parole e non alle sue, ma ti assicuro...-

-È proprio lì che sbagli, Park, lui stesso si autodefinisce troppo pericoloso per me; quindi, state dicendo le stesse cose. - rispose Tae sbuffando mentre continuava a fare le valigie.

-Beh, almeno è sincero. - rispose Jimin, ormai senza più alcuna voglia di insistere, doveva assolutamente trovare un altro modo per convincerlo a rimanere.

-Sarai tu a decidere dopotutto è la tua vita - tentò di persuaderlo con la logica, in modo più razionale e meno emotivo - Spero solo che tu non voglia diventare un vampiro, insomma, già la vita è faticosa così, figuriamoci senza vederne la fine. - disse ironizzando come se fosse tornato del suo solito buonumore.

Il rapporto di amicizia tra loro si basava soprattutto sulla complicità e Park sapeva che l'unica cosa che poteva indurre il suo amico a fidarsi di nuovo sarebbe stato proprio quella di assecondarlo spingendolo però a ragionare e non a mettersi sulla difensiva.

-Oh, ti assicuro che non è certo mia intenzione... - rispose Kim prontamente, sfoggiando il suo speciale sorriso quadrato con una certa amarezza. - Quando si sa che la vita è breve, la si vive pienamene, cogliendone ogni aspetto positivo cercando di sfuggire da quelli negativi, perché il tempo è tiranno. - spiegò con serietà e poi cambiando tono continuò:

-Invece, quando hai a disposizione un tempo infinito penso che tutto sembri ripetitivo, noioso e futile - si bloccò pensieroso.

-Ti riferisci all'Immortale, vero? - Park intuendo che la mente del suo amico stesse viaggiando su binari che lui faticava a seguire.

Aveva sempre ammirato la capacità di Kim di estraniarsi in qualsiasi momento per mettersi nei panni di qualcun altro, e ne comprendeva incredibilmente le situazioni e gli aspetti di ogni individuo con una semplicità da far invidia a chiunque.
Questa volta, però, avrebbe proprio voluto leggergli nella mente, perché non riusciva proprio a capire dove volesse arrivare tutto questo ragionamento contorto.

Tae interruppe quello che stava facendo, guardò il biondo amico con occhi liquidi, pieni di un pianto a fatica trattenuto.

-Io per lui sono solo di passaggio, provvisorio e inutile, non importa quanto mi potrò impegnare, per lui rimarrò solo un peso da dover tollerare per un breve periodo, per di più un peso delicato e debole... - affermò convinto.

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