XXIV - Se l'onorata fronde che prescrive

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Oggi è stata una giornata di intense emozioni.

Mentre ero immerso nella lettura di alcuni sonetti, il cielo si è improvvisamente oscurato e si è sentito risuonare nell'aria il boato di un tuono. Mi è quasi sembrato di poter sentire la presenza di Giove, è stato come se avesse manifestato la sua grandiosa potenza.

In quel momento, ho riflettuto sul mio cammino come poeta. Mi è tornato in mente tutto d'un tratto il sonetto di Andrea Stramazza che ho letto stamattina, e mi sono chiesto quanto sarebbe stato diverso se solo avessi ottenuto quella corona di alloro riservata solo ai poeti. Avrei potuto essere amico delle muse, le stesse che la nostra epoca sembra aver dimenticato così vilmente. Ma l'ingiustizia di non averla mi ha portato a sentirmi distante dalla presenza divina di Minerva, la dea dell'arte e della sapienza.

Il mio cuore ribolle di sdegno e rabbia per questa ingiustizia, più caldo della sabbia dell'Etiopia sotto il sole cocente. Mi sento come se avessi perso qualcosa di inestimabile, qualcosa che mi apparteneva di diritto e qualcosa che mi avrebbe reso eterno.

Forse è giunto il tempo di cercare una sorgente più tranquilla, perché ormai la mia mente è come una fonte prosciugata, incapace di versare altro che lacrime.


(Anisa Bici - 3FLing)

Il diario di Francesco PetrarcaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora