XXXII - Quanto più m'avicino al giorno extremo

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Ogni giorno che passa mi avvicino sempre di più al momento della morte. È strano come, con il susseguirsi degli anni, la prospettiva di lasciare questa vita faticosa diventi sempre più accogliente. Il tempo sembra scorrere via con una leggerezza e una rapidità sorprendenti, quasi come se fosse desideroso di sfuggirmi. Eppure, non posso fare a meno di sentire che la speranza che ripongo in esso è ingannevole, priva di effetti tangibili.

Mi ritrovo spesso a rivolgermi ai miei pensieri, quasi come se fossero un compagno silenzioso. "Non parleremo ancora a lungo di amore", dico loro, "perché il mio corpo si va dissolvendo come la neve caduta da poco." È strano come questo pensiero mi porti una strana forma di pace interiore. So che con la fine del mio corpo svanirà anche la speranza, che è stata l'origine di così tanti dei miei tormenti sulle mie passioni, dei miei sorrisi e delle mie preoccupazioni.

Guardando indietro, vedo chiaramente quanto spesso mi sia vantato per le cose futili e non durature e quanto abbia tormentato la mia anima per esse. È come se la prospettiva della morte mi abbia portato a riconsiderare tutto ciò che ho considerato importante nella mia vita.

Forse è solo quando ci avviciniamo al limite estremo che possiamo davvero apprezzare la fragile bellezza della nostra esistenza.


(Serena Megna - 3Fling)

Il diario di Francesco PetrarcaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora